mercoledì 15 gennaio 2014

Minijob, il contratto tedesco che spaventa gli italiani

A dire la verità inizialmente la mia intenzione era di scrivere un articolo riguardante le riforme Hartz introdotte in Germania tra il 2003 ed il 2005 sotto la cancelleria Schröder. Riforme che hanno avuto effetti decisamente positivi sull'occupazione, ma da qualche tempo su organi di stampa, blog e social network si è parlato spesso di una forma di contratto particolare presente in Germania e chiamata minijob le cui caratteristiche, spesso presentate erroneamente, possono creare una qualche preoccupazione. Inoltre vengono anche imputati (a torto) quale causa da parte di economisti 'poco attenti' di aver contribuito ad una riduzione selvaggia dei salari se non addirittura di un presunto dumping salariale da parte della Germania verso gli altri Paesi della UE. Ma è davvero così?
Iniziamo spiegando cosa sono in realtà i minijob.

I minijob assieme ai midijob (versione complementare dei primi) sono contratti atipici studiati per tipologie di lavoro marginali e occasionali, "geringfügige Beschäftigung" in tedesco. In tedesco inoltre la parola di origine inglese "job" assume già il significato di lavoro secondario e non utilizzata allo stesso modo di "Arbeit" o "Beruf". Difficile infatti che un tedesco usi la parola Job per descrivere la sua attività se si tratta di una occupazione tipica (impiegato, operaio), cosa che potrebbe invece fare un cittadino di madrelingua inglese.

I contratti atipici esistono dal 1977 e nel corso degli anni hanno subito diverse modificazioni fino al 2003 quando con il secondo pacchetto delle riforme Hartz (Hartz II) sono stati definiti i minijobs e i midijobs per renderli più efficaci.
In sostanza i minijob prevedono un compenso fino a 450 € mensili (dal 2013) per un lavoro occasionale e atipico e non prevedono un limite prefissato di orario (in precedenza era stabilito un massimo di 15 ore settimanali).
I midijobs invece prevedono un compenso tra 450,01 e 850,00 €.
Vi sono tre tipologie di minijobs e quindi di contribuzioni in base al settore di attività: commercio (Minijobs im gewerblichen Bereich) (1), presso abitazioni private (Minijobs in Privathaushalten) (2), breve termine (kurzfristige Minijobs) (3).

Per l'anno 2014 i contributi sono i seguenti:
                                                  (1)            (2)         (3)
- Assicurazione sanitaria         13%           5%        - -
- Contributo pensionistico       15%           5%        - -
- Tasse                                      2%           2%      25%
- Assicurazione malattia          0,7%        0,7%     0,7%
- Gravidanza/maternità            1,4%        1,4%     1,4%
- Assicurazione infortuni        contr.ind.   1,6%   contr.ind.
- Contributo vs.insolvenza      0,15%        - -       0,15%

- Contributo a carico del
  dipendente (pensionistico)     3,9%      13,9%      - -

Come si può vedere i contributi a carico del datore di lavoro sono bassi ed è per questo che risultano interessanti. Quello che potrebbe spaventare i lavoratori è la mancanza di un limite per legge alle ore lavorative e di un compenso minimo orario, ma dati statistici dimostrano che questo timore è infondato in quanto grazie anche alla buona offerta di lavoro nessuno è disposto ad accettare un compenso 'da fame' e la maggior parte di chi ha un contratto di questo tipo ottiene un compenso vicino all'importo massimo previsto (400÷450 €) a fronte di un numero di ore lavorative tra le 15 e le 20 settimanali. Ci sono stati casi estremi di proprio e vero sfruttamento ma questi oltre a rappresentare una eccezione sono anche stati condannati da tribunali presso i quali è stata presentata denuncia.

Quale tipo di lavori sono oggetto di contratti minijobs?
Vengono utilizzati maggiormente nel settore dei servizi: negli alberghi (addetti alle pulizie), nelle birrerie, bar, ristoranti. Ma anche ad esempio panifici (per rispondere alle ore di punta), nelle case private (per lavori domestici a domicilio). Insomma sono tutti quei lavori secondari per cui un rapporto di lavoro tipico sarebbe eccessivo per il loro costo.

Chi sono i lavoratori che accettano i minijobs?
Il totale dei minijobber è stato a fine 2013 di 7,4 milioni, per 2/3 sono donne e questo perchè è preferibile per loro avere un lavoro part-time con cui si possa conciliare famiglia e lavoro.
Poi ci sono studenti universitari per pagare gli studi e anche pensionati per integrare il reddito, dato che in Germania la pensione è da sempre calcolata in base al metodo contributivo e spesso è di basso livello tanto che viene talvolta integrata con contributi assistenziali. Poi vi sono immigrati senza un titolo di studio adeguato o una specializzazione oltre al fatto di non conoscere a sufficienza la lingua tedesca che in un primo momento trovano lavoro o presso le agenzie di lavoro interinale o appunto un lavoro saltuario. Ma ci sono anche lavoratori che posseggono un contratto tipico e che per integrare il reddito principale anzichè ricorrere eventualmente agli straordinari (oggetto di tassazione maggiore) preferiscono effettuare qualche ora in qualche locale o comunque un lavoro atipico con un minijob. Nel 2013 il totale di questi ultimi è stato di 2,5 milioni mentre il numero di coloro che possedevano nello stesso periodo solo uno o più contratti minijobs era di 4,9 milioni (fonte Bundesagentur für Arbeit).

Tutto positivo?
Certamente no. Ci sono sicuramente casi di utilizzo disprezzabile più o meno accentuato di questo tipo di contratto ma da qui a farne oggetto generalizzato di sfruttamento verso lavoratori sottopagati ce ne passa. Non dimentichiamo che da noi non ci sono contratti di questo tipo ma è diffuso il fenomento del compenso 'in nero' oppure di contratti a cui però non corrisponde l'effettivo rapporto in essere.

L'accusa (infondata) di alcuni economisti
Secondo alcuni economisti 'distratti' con l'introduzione dei minijobs si è avuto un drastico abbassamento del costo del lavoro tant'è che in Germania c'è oggi la più alta percentuale di lavoratori sottopagati.
Ebbene smentiamo questa accusa specifica rivolta ai contratti minijob andando a vedere la loro dinamica dal 2003 al 2012:



Come si può vedere il numero complessivo è salito da 5,5 milioni a 7,5 milioni, però andando nel dettaglio si osserva che la quota che è maggiormante aumentata è quella di chi ha abbinato un minijob ad un contratto tipico, quota che in numero è passata da 1,158 milioni a 2,658 milioni, mentre il numero di coloro che avevano solo minijobs è passato da 4,375 milioni nel 2003 a 4,854 milioni nel 2012. Insomma mentre il numero dei minijobber con solo quel tipo di contratto è aumentato di 500 mila unità, quello di chi ha affiancato un minijob al suo lavoro tipico è aumentato di 1,5 milioni.

Se poi andiamo a vedere la parte degli ultra sessantacinquenni che hanno un minijob per integrare una pensione bassam scopriamo che poco più di 200 mila, sui 500 mila circa del totale dei soli detentori di questa forma di contratto, sono loro e non si può certo affermare che è a causa degli anziani in pensione con minijob che si abbassa il costo del lavoro delle aziende manifatturiere.





Ma possiamo anche fare una controprova analizzando i dati della disoccupazione nel medesimo periodo. Come si può vedere dal grafico seguente nel 2003 erano 4,4 milioni e nel 2012 sono calati a 2,9 milioni, quindi 1,5 milioni in meno. Se i minijob 'puri' sono aumentati in questi 9 anni di 500 mila unità, di cui 200 mila sono pensionati (e quindi non rientranti tra i lavoratori potenziali), ne risulta che non possiamo imputare nel bene o nel male la riduzione del numero dei disoccupati, se non marginalmente, ai minijob.




In conclusione cari lettori, non vi spaventate quando sentite parlare di minijob. E cari economisti, se cercate la causa del successo tedesco smettetela di girare attorno a questa forma di contratto, perderete solo tempo disinformando chi vi legge.

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