martedì 21 gennaio 2014

Debito pubblico e lex monetae



Ieri pomeriggio, mentre ero in stazione a Mestre in attesa di prendere il treno per far ritorno a casa, decido di leggere i commenti o reazioni in merito all'accordo Renzi-Berlusconi e su Twitter scorro le TL di vari esponenti politici tra cui quella dell'on. Alessandra Moretti. Non riscontrando nulla di recente sto per lasciare quando capita di imbattermi in uno scambio di tweet in cui non si parla di temi politici, bensì di aspetti economico-finanziari legati ad una eventuale uscita italiana dall'euro-zona ed alle possibili conseguenze sul debito pubblico.

L'origine sembra essere stato questo tweet che provoca le ilarità e le accuse di 'analfatetismo economico' da parte di alcuni sostenitori del ritorno alla lira:


Alessandra Moretti sostiene che in caso di ritorno alla lira, o comunque ad una moneta nazionale, il nostro debito pubblico aumenterebbe del livello con cui essa si svaluterebbe nei confronti dell'euro (in questo caso del valore stimato del 30%) e questo perchè l'euro diventerebbe a quel punto a tutti gli effetti una valuta estera.
Le repliche più 'garbate' sono state queste:



Ebbene voglio spiegare perchè Alessandra Moretti non ha scritto una eresia.

Ogni Paese sovrano ha il diritto di scegliere quale moneta adottare e questo anche in caso scegliesse di abbandonarne una per sostituirla con un'altra. Questo diritto si trasferisce anche per le obbligazioni emesse nella vecchia valuta ma sotto legislazione nazionale per le quali è ammessa la ridenominazione nella nuova valuta con la quale poi liquidarle alla scadenza. Questo diritto si chiama lex monetae.
Magari non l'ho descritto in maniera giuridicamente esemplare ma in sintesi il concetto è quello, il che, applicato ai titoli del debito pubblico, significa che l'Italia nel caso dovesse prendere la decisione di lasciare l'euro per adottare una nuova valuta ha il diritto di ridenominare il debito in questa, almeno quello emesso sotto diritto italiano.

Se l'Italia dovesse compiere questa scelta il tweet dell'on. Moretti sarebbe impreciso o comunque discutibile in quanto il suo ammontare verrebbe ridenominato in lire e a seguito di una probabile svalutazione rispetto alle altre valute il nostro debito rimarrebbe tale e quale in termini di valore assoluto. Questo è vero forse al principio, ma come ha fatto poi notare la deputata del PD è probabile che a seguito di un incremento del costo del debito (interessi) il suo ammontare crescerebbe di molto in tempi brevi e potrebbe incrementarsi di una percentuale del simile a quella riportata.



Io però ritengo di dover confutare proprio la tesi in base alla quale in caso di uscita dall'euro le nostre autorità decidano di avvalersi della lex monetae ridenominando il debito nella nuova valuta.

Nel caso il governo, con l'approvazione del parlamento, dovesse prendere la decisione di lasciare l'eurozona e con essa la UE trascorrerebbe diverso tempo prima di poter mettere in circolazione la nuova valuta nazionale (lira) e non credo che questo tempo possa essere inferiore ad un anno perchè non si tratta di una operazione semplice come cambiare logo alla valuta del nostro conto corrente.
Durante questo periodo però noi dovremmo comunque collocare titoli del debito pubblico e lo si dovrebbe fare sempre in euro o altra valuta in vigore, non certo in quella che si andrebbe ad adottare. Ora, quale operatore finanziario sano di mente tra quelli che hanno il compito di investire miliardi di euro, dollari, yen, yuan o altro, acquisterebbe un titolo ad un prezzo per poi vederselo rimborsare decisamente 'scontato' senza conoscere esattamente l'entità di questo 'sconto' e soprattutto dulcis in fundo se sarà garantito proprio il rimborso? Affermare che il rimborso è garantito ed un default impossibile perchè poi si potrà 'stampare moneta' a piacimento significa avere le idee piuttosto confuse circa il funzionamento di un sistema monetario.

Se il governo non dovesse annunciare formalmente di non procedere alla ridenominazione del debito nella nuova valuta (neo lira) applicando la lex monetae non riusciremmo a collocare più nemmeno 1 solo euro e non potremmo invocare l'intervento della Banca Centrale Europea ne' tantomeno quello della Banca d'Italia. Le conseguenze credo sia superfluo descriverle se uno sa a cosa servono i circa 300 miliardi di euro che annualmente chiediamo in prestito.

Qualcuno potrà pensare che si stia facendo terrorismo psicologico, io invece dico che si sta facendo solo una valutazione concreta di una prospettiva basata su fatti ed esperienze passate oltre che a portare ragionamenti del tutto logici se si ragiona con la testa di un investitore e non di un fan pro o contro euro.

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