domenica 12 gennaio 2014

I Re Magi


Con l'approssimarsi delle prossime elezioni europee si fanno sempre più numerose le voci di coloro che vorrebbero l'Italia fuori dall'euro ed eventualmente anche dalla UE, affermando che l'ingresso sia stata la causa principale della crisi che ci caratterizza oramai da qualche anno.
Dall'altra parte c'è invece chi, come il sottoscritto, sostiene che il nostro sistema si sia deteriorato già da prima dell'ingresso nella moneta unica ed individua il motivo in altri fattori in gran parte endogeni e che l'ingresso nell'euro non abbia fatto altro che metterli in evidenza in quanto prima, con le svalutazioni della nostra valuta rispetto alle altre, le nostre aziende potevano prendere una boccata di ossigeno e compensare una già presente inadeguadezza del sistema Italia rispetto ai nostri principali competitors.

Tra coloro che maggiormente sostengono in questo periodo la tesi dell'uscita dall'eurozona quale intervento e soluzione principale per permettere al Paese di tornare competitivo sono il prof.Alberto Bagnai, il prof.Claudio Borghi Aquilini ed il prof.Antonio Maria Rinaldi. I tre sono spesso invitati a trasmissioni televisive, dibattiti pubblici e anche istituzionali in quanto sono stati a Bruxelles, ospiti di un incontro organizzato da un gruppo parlamentare europeo, e a Roma ad una audizione parlamentare, oltre ad esporre le loro argomentazioni attraverso propri blog e commentarli via social network.
Con costoro ho provato ad interagire esponendo alcuni commenti in cui obiettavo alcune loro affermazioni, ma tutti e tre nel giro di poco tempo, anzi di pochi tweet, hanno preferito escludermi una volta accertato che non appartenevo alla loro 'linea di pensiero'. Evidentemente pur conoscendo bene la lingua inglese a loro sfugge il significato di "social networking" confondendolo, o preferendogli, quello di "reserved networking". Per quanto mi riguarda me ne sono fatto una ragione ma questo non mi ferma certamente dal commentare le loro tesi, così come quelle di altri, che spesso mi lasciano a dir poco perplesso per l'inconsistenza delle loro argomentazioni in favore di un addio all'eurozona.
E' proprio per la superficialità o meglio per la semplicità con cui espongono tale uscita quale strumento per ritrovare la prosperità perduta ed il fatto che le loro voci si siano innalzate all'approssimarsi dello scorso Natale che mi porta a definirli I tre Re Magi dell'economia italiana portando, a differenza di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, solamente un unico omaggio: la cara e vecchia Lira. E' vero che tutti e tre aggiungono che sia necessario procedere comunque a riforme del sistema per uscire dalla crisi, però sostengono che abbandonare l'euro per tornare ad una valuta nazionale e più precisamente ad una sovranità monetaria sia il passo più importante e che da solo farebbe più di metà del lavoro.
Inutile dire che questa scelta per me è assolutamente errata e che un ritorno al passato non porterebbe alcun beneficio, anzi sarebbe per noi una misura che ci porterebbe a serie conseguenze e che i tre 'Re Magi' sottovalutano. Cercherò naturalmente di argomentare le mie posizioni esponendo il mio parere e invitando chi mi legge a non credermi sulla parola, ma di documentarsi onde verificare di persona se quanto da me scritto corriponderà meglio della controparte alla realtà o se riterrà più convincenti le mie osservazioni.
Invito anche chi legge, oltre naturalmente ai tre professori qui menzionati, a replicare se lo riterranno opportuno, ad una condizione però: oltre agli ovvi inviti ad una esposizione non offensiva, la condizione che pongo è quella di argomentare con intelletto proprio il commento, non accetterò semplici link a questo o a quell'articolo, a dati di questo o a quell'altro ente di statistica, che potranno essere eventualmente citati quale fonte delle informazioni che si desidera illustrare. Insomma il semplice "leggiti questo articolo" o "vatti a vedere i dati del xxx" non li prenderò nemmeno in considerazione. Qui desidero confrontarmi con soggetti pensanti e non con adepti di una setta politico-economica.

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