domenica 25 settembre 2016

La Costituzione Tedesca

In questo periodo si discute quotidianamente della riforma costituzionale approvata dal Parlamento e oggetto di referendum, la cui votazione è prevista a fine anno. Ritengo interessante dedicare attenzione anche solo per curiosità ad altre Costituzioni, così da fare un raffronto con la nostra, definita da qualcuno addirittura la Costituzione più bella del Mondo, affermazione che ritengo un po' esagerata in quanto ogni Costituzione in fondo raccoglie principi e diritti che sono simili tra loro ed alla base delle nostre democrazie, quindi belle per definizione. Insomma ogni Costituzione è quindi l'insieme delle leggi più belle, questa è a mio avviso la definizione più adatta.

La Costituzione tedesca
La Costituzione tedesca in realtà non si chiama formalmente 'Costituzione', ma Legge Fondamentale (ted. Grundgesetz), e questo non perché nella lingua tedesca non c'è il termine specifico (Verfassung), bensì per ragioni storiche legate agli avvenimenti del periodo nazionalsocialista e seguente, con la divisione della Germania in due Stati distinti e controllati come sappiamo dalle potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale.
Il 23 Maggio 1949 fu varata dal Parlamento della Germania Occidentale la Legge Fondamentale (o Grundgesetz) che non venne però ratificata dalla popolazione tramite referendum e nonostante avesse tutte le caratteristiche di una vera e propria Costituzione si preferì considerarla come raccolta di leggi alla base del nuovo Stato ed in forma provvisoria, in attesa di una auspicata (già allora) riunificazione.
La riunificazione avvenne poi formalmente, come sappiamo, il 3 Ottobre 1990 ed alla Legge Fondamentale furono apportate quelle modifiche necessarie per includere i nuovi Länder dell'ex DDR, ma non si sentì più la necessità di indire un referendum presso la popolazione, oramai abituata alla Legge Fondamentale in vigore da oltre 40 anni, decidendo quindi di lasciare tale denominazione, considerata oggi a tutti gli effetti una Costituzione alla pari delle altre.

La Legge Fondamentale (Grundgesetz)
Riporto di seguito gli articoli più significativi, più interessanti se vogliamo, della Legge Fondamentale della Repubblica Federale di Germania, seguendo l'ordine degli articoli tranne l'inizio dedicato alla forma amministrativa dello Stato tedesco, contemplato dall'articolo 20 con il quale inizia il titolo secondo.

II - Il Bund ed i Länder
Articolo 20
  1. La Repubblica Federale Tedesca è uno Stato federale democratico e sociale.
  2. Tutto il potere statale è emanato dal popolo. Esso è esercitato dal popolo nelle elezioni e nei referendum e per mezzo di speciali organi del Potere legislativo, del Potere esecutivo e del Potere giudiziario.
  3. La legislazione è vincolata all'ordinamento costituzionale, il potere esecutivo e la giuristizione sono vincolati alla Legge ed al Diritto.
  4. Tutti i tedeschi hanno diritto alla resistenza contro chiunque intraprenda a rimuovere l'ordinamento vigente, se non sia possibile alcun altro rimedio.
Di questo articolo desidero attirare l'attenzione al primo comma, nel quale oltre a definire la Repubblica tedesca uno Stato federale viene aggiunto anche il carattere sociale. Questo è un punto molto indicativo perché in questo modo il cosiddetto welfare è contemplato dalla stessa Legge Fondamentale e non demandato alle sole leggi ordinarie, come nel nostro caso in cui la parte di assistenza sociale è alquanto parziale ed incompleta. In Germania lo Stato deve impegnarsi per espressa volontà costituzionale all'assistenza delle persone in difficoltà e questo lo si vedrà esplicitamente anche in altri articoli della presente Legge Fondamentale.

I - I Diritti Fondamentali
Articolo 1
  1. La dignità dell'uomo è intangibile. E' dovere di ogni potere statale rispettarla e proteggerla.
  2. Il popolo tedesco riconosce quindi gli inviolabili e inalienabili diritti dell'uomo come fondamento di ogni comunità umana, della pace e della giustizia nel mondo.
  3. I seguenti diritti fondamentali vincolano la legislazione, il potere esecutivo e la giuristizione come diritto immediatamente valido.
Articolo 2
  1. Ognuno ha diritto al libero sviluppo della propria personalità, in quanto non violi i diritti degli altri e non trasgredisca l'ordinamento costituzionale o la legge morale.
  2. Ognuno ha diritto alla vita e all'incolumità fisica. La libertà della persona è inviolabile. Questi diritti possono essere limitati soltanto in base ad una legge.
Articolo 3
  1. Tutti gli uomini sono uguali di fronte alla legge.
  2. Gli uomini e le donne sono equiparati nei loro diritti.
  3. Nessuno può essere danneggiato o favorito per il suo sesso, per la sua nascita, per la sua razza, per la sua nazionalità o provenienza, per la sua fede, per le sue opinioni religiose o politiche.
Articolo 4
  1. La libertà di fede e di coscienza e la libertà di di confessione religiosa e ideologica sono inviolabili.
  2. E' garantito il libero esercizio del culto.
  3. Nessuno può essere costretto al servizio militare con le armi contro la sua coscienza. I particolari sono regolati da una legge federale.
Articolo 5
  1. Ognuno ha diritto di esprimere e diffondere liberamente le sue opinioni con parole, scritti ed immagini, e di informarsi, senza essere impedito, da fonti accessibili a tutti. Sono garantite la libertà di stampa e d'informazione mediante la radio ed il cinematografo. Non si può stabilire alcuna censura.
  2. Questi diritti trovano i loro limiti nelle disposizioni delle leggi generali, nelle norme legislative concernenti la protezione della gioventù e nel diritto della persona al suo onore.
  3. L'arte e la scienza, la ricerca e l'insegnamento sono liberi. La libertà d'insegnamento non esenta dalla fedeltà alla Costituzione.
Articolo 6
  1. Il matrimonio e la famiglia godono della particolare protezione dell'ordinamento statale.
  2. La cura e l'educazione dei figli sono un diritto naturale dei genitori ed un preciso dovere che loro incombe. La comunità statle sorveglia la loro attività.
  3. Contro il volere degli aventi diritto dell'educazione (genitori), i figli possono essere separati dalla famiglia solo in base ad una legge, nel caso che gli aventi diritto dell'educazione vengano meno al loro dovere o nel caso che, per altri motivi, i figli corrano il rischio di venire trascurati.
  4. Ogni madre ha diritto alla protezione ed all'assistenza della comunità.
  5. Il legislatore assicura ai figli naturali le stesse condizioni di sviluppo, fisico e morale, nonché la stessa posizione sociale, sancita per i figli legittimi.
Articolo 7
  1. L'intera organizzazione scolastica è sottoposta alla tutela dello Stato.
  2. Coloro che hanno il diritto dell'educazione (genitori) decidono della partecipazione del fanciullo all'insegnamento religioso.
  3. L'insegnamento religioso è materia ordinaria d'insegnamento nelle scuole pubbliche, ad eccezione delle scuole non confessionali. Restando salvo il diritto di controllo dello Stato, l'insegnamento religioso è impartito in conformità ai principi delle comunità religiose. Nessun insegnante può essere obbligato contro la sua volontà ad impartire l'insegnamento religioso.
  4. E' garantito il diritto d'istituire scuole private. Le scuole private, che sostituiscono le scuole pubbliche, necessitano dell'autorizzazione dello Stato e sono sottoposte alle leggi dei Länder. L'autorizzazione deve essere accordata quando le scuole private non siano inferiori alle scuole pubbliche per quanto riguarda le finalità didattiche ed i sistemi d'organizzazione , nonché la formazione scientifica degli insegnanti, e quando non favoriscano una separazione degli studenti in base alle condizioni economiche dei genitori. Deve essere negata l'autorizzazione quando la posizione giuridica ed economica degli insegnanti non è sufficientemente assicurata.
  5. Una scuola elementare privata deve essere ammessa solo nel caso che le autorità amministrative per l'istruzione vi riconoscano un particolare interesse pedagogico, oppure, su domanda degli aventi il diritto dell'istruzione, nel caso che debba essere istituita come scuola di una comunità, come scuola confessionale o come scuola ideologica, e che non esista nel Comune una scuola elementare pubblica di tale specie.
  6. Restano abolite le scuole propedeutiche.
Articolo 8
  1. Tutti i tedeschi hanno il diritto di riunirsi, liberamente e senza armi, senza preavviso o permesso.
  2. Per le riunioni all'aperto questo diritto può essere limitato con legge od in base ad una legge.
Articolo 9
  1. Tutti i tedeschi hanno diritto di formare riunioni e società.
  2. Le associazioni, i cui scopi o la cui attività contrastino con le eleggi penali, o siano dirette contro l'ordinamento costituzionale o contro il principio della comprensione fra i popoli, sono proibite.
  3. Il diritto di formare associazioni per la salvaguardia ed il miglioramento delle condizioni economiche e del lavoro è garantito ad ognuno e ad ogni professione. Gli accordi, che tentano di limitare od escludere tale diritto, sono nulli, mentre sono illegali i provvedimenti indirizzati a tale scopo. I provvedimenti di cui agli artt.12 a, 35 II e III comma, 84 IV comma e 91, non possono indirizzarsi contro i conflitti di lavoro, che sono condotti dalle associazioni, ai sensi del presente comma, per la salvaguardia ed il miglioramento delle condizioni economiche e del lavoro.
Articolo 10
  1. Il segreto epistolare, così come il segreto postale e delle telecomunicazioni sono inviolabili.
  2. Si possono disporre limitazioni solamente in base ad una legge. Se la limitazione serve alla difesa dell'ordinamento fondamentale liberale e democratico o dell'esistenza o della sicurezza del Bund (Federazione) o di un Land (Stato federato), la legge può stabilire che essa non venga comunicata all'interessato e che al posto della via giudiziaria subentri un controllo tramite organi, anche ausiliari, istituiti dalla rappresentanza parlamentare.
Articolo 11
  1. Tutti i tedeschi godono della libertà di circolazione in tutto il territorio federale.
  2. Tale diritto può essere limitato soltanto con legge od in base ad una legge e solo nei casi nei quali, non sussistendo mezzi sufficienti di sostentamento, sorgerebbero particolari oneri per la collettività, o nei casi nei quali ciò sia necessario per allontanare un incombente pericolo per l'esistenza o per l'ordinamento fondamentale liberale e democratico del Bund o di un Land, per combattere contro i pericoli derivanti da epidemie, da catastrofi naturali o da disastri particolarmente gravi, per proteggere la gioventù dalla mancanza di assistenza o al fine di prevenire azioni penalmente perseguibili.
Articolo 12
  1. Tutti i tedeschi hanno diritto di scegliere liberamente la professione, il luogo di lavoro e le sedi di preparazione e di perfezionamento professionale. L'esercizio della professione può essere regolato mediante leggi.
  2. Nessuno può essere costretto ad un determinato lavoro , eccetto che nell'ambito di un obbligo pubblico tradizionale e generale, uguale per tutti, di prestare un servizio.
  3. Il lavoro forzato è ammissibile solamente nel caso di detenzione disposta giudiziariamente.
L'articolo 12 a prevede che gli uomini che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età possono essere obbligati a prestare il servizio militare nelle Forze Armate, nella polizia confinaria federale od in una formazione per la protezione civile. I commi seguenti prevedono i casi di esclusione.

Articolo 13
  1. Il domicilio è inviolabile.
  2. Le perquisizioni possono essere ordinate soltanto dal giudice e, qualora in caso di ritardo sorga un pericolo, anche da altri organi previsti dalla Legge: questo secondo tipo di perquisizioni può essere eseguito soltanto nelle forme ivi prescritte.
  3. Interventi e restrizioni possono essere intrapresi, negli altri casi, soltanto per evitare un pericolo generale od un pericolo di vita per singoli individui, in base ad una legge tali interventi e restrizioni possono essere intrapresi anche per prevenire pericoli imminenti per la sicurezza e per l'ordine pubblico, in particolare per rimediare a necessità di spazio, per combattere il pericolo di epidemie o per proteggere la gioventù in pericolo.
Articolo 14
  1. La proprietà ed il diritto ereditario sono garantiti. Contenuto e limiti vengono stabiliti per legge.
  2. La proprietà impone degli obblighi. Il suo caso deve al tempo stesso servire al bene della collettività.
  3. Una espropriazione è ammissibile soltanto per il bene della collettività. Essa può avvenire solo per legge od in base ad una legge che regoli il modo e la misura dell'indennizzo. L'indennizzo deve essere stabilito mediante una giusta considerazione fra gli interessi della collettività e gli interessi delle parti. In caso di controversia sull'ammontare dell'indennizzo è aperta la via giudiziaria di fronte a tribunali ordinari.
Articolo 15

La proprietà terriera, le ricchezze naturali ed i mezzi di produzione possono essere trasferiti, ai fini della nazionalizzazione, alla collettività, o essere sottoposti ad altre forme di economia collettiva mediante una legge che determini il modo e la misura dell’indennizzo. Per l’indennizzo vale l’art. 14, comma III, paragrafi 3 e 4.

Articolo 16
  1. La cittadinanza tedesca non può essere tolta. La perdita della cittadinanza può avvenire soltanto in base ad una legge, e, nel caso che l’interessato si opponga, solo se questi non divenga in conseguenza di ciò apolide.
  2. Non è ammessa l’estradizione di un cittadino tedesco. I perseguitati politici godono del diritto di asilo.
Articolo 17

Ognuno ha il diritto di rivolgere per iscritte, da solo o insieme con altri, delle petizioni o dei reclami alle autorità competenti e alla rappresentanza popolare.

Articolo 18

Chi abusa della libertà di espressione del pensiero, in particolare della libertà di stampa (art. 5, comma I), della libertà di insegnamento (art. 5, comma III), della libertà di riunione (art. 8), della libertà di associazione (art. 9), del segreto epistolare, postale e delle telecomunicazioni (art. 10), del diritto di proprietà (art. 14) o del diritto di asilo (art. 16, comma II), per combattere l’ordinamento fondamentale democratico e liberale, perde questi diritti. La perdita e la misura della medesima sono pronunziate dal Tribunale Costituzionale Federale.

Articolo 19
  1. Nella misura in cui un diritto fondamentale possa essere limitato, in nome alla presente Legge fondamentale, con una legge od in base ad una legge, tale legge deve valere in generale e non per il caso singolo. Inoltre la legge deve menzionare il diritto fondamentale con la inclinazione dell’articolo.
  2. In nessun caso un diritto fondamentale può essere leso nel suo contenuto sostanziale.
  3. I diritti fondamentali valgono anche per le persone giuridiche nazionali, nella misura in cui, per la loro natura, siano ad esse applicabili.
  4. Se qualcuno viene leso nei suoi diritti dal potere pubblico, può adire l’autorità giudiziaria. In quanto non vi sia una diversa competenza, è competente l’autorità giudiziaria ordinaria. E’ fatto salvo il disposto dell’art. 10, comma II, ultimo paragrafo.

III - Il Parlamento
Articolo 38
  1. I deputati del Bundestag sono eletti con elezioni generali, dirette, libere, uguali e segrete. Essi sono i rappresentanti di tutto il popolo, non sono vincolati da mandati o da istruzioni e sono soggetti soltanto alla loro coscienza.
  2. Ha diritto di voto chi ha compiuto il 18° anno di età; è eleggibile chi ha raggiunto la maggiore età.
  3. I particolari sono regolati da una legge federale (ted.Bundesgesetz).
Articolo 39
  1. Il Bundestag viene eletto per quattro anni. La legislatura termina con la prima riunione del nuovo Bundestag. La nuova elezione ha luogo al più presto quarantacinque mesi e al più tardi quaantasette mesi dall'inizio della legislatura. Nell'ipotesi di scioglimento del Bundestag, la nuova elezione ha luogo entro sessanta giorni.
  2. Il Bundestag si riunisce, al più tardi, entro il trentesimo giorno dalla sua elezione.
  3. Il Bundestag determina la chiusura e la riapertura delle sue sessioni. Il Presidente del Bundestag lo può convocare anticipatamente. Vi è obbligato, se lo richiedono un terzo dei membri, il Presidente federale ed il Cancelliere federale.
Articolo 40
  1. Il Bundestag elegge il suo Presidente, i Vicepresidenti ed i Segretari. Esso si dà un regolamento interno.
  2. Il Presidente esercita nell'edificio del Bundestag il diritto relativo alle disposizioni amministrativo-disciplinari di carattere interno ed i poteri di pubblica sicurezza. Senza il suo permesso non possono effettuarsi nei locali del Bundestag perquisizioni o sequestri.
Articolo 41
  1. La verifica delle elezioni spetta al Bundestag. Tale organo decide anche se un deputato del Bundestag ha perduto la sua appartenenza ad esso.
  2. Contro la decisione del Bundestag è ammesso il ricorso al Tribunale Costituzionale Federale.
  3. I particolari sono regolati da una legge federale.
Articolo 46
  1. Un deputato non può essere perseguito, in sede giudiziaria o disciplinare, nè essere in genere chiamato a rendere conto fuori del Bundestag per le opinioni espresse ed i voti dati al Bundestag od in una delle sue Commissioni. Questa disposizione non ha valore nei casi di diffamazione e di ingiurie.
  2. A causa di una azione, per la quale è prevista una sanzione, un deputato, solo dopo l'autorizzazione del Bundestag, può essere chiamato a risponderne od essere arrestato, salvo che sia colto nell'atto di commettere il fatto o durante il giorno successivo.
  3. L'autorizzazione del Bundestag è inoltre necessaria per qualsiasi altra limitazione della libertà personale di un deputato o per iniziare un processo contro un deputato ai sensi dell'art.18.
  4. Ogni processo penale e ogni processo ai sensi dell'art.18 contro un deputato, ogni arresto ed ogni ulteriore limitazione della sua libertà personale devono essere sospesi su richiesta del Bundestag.

IV - Il Bundesrat (Consiglio Federale o degli Stati)
Articolo 50

Attraverso il Bundesrat i Länder collaborano alla legislazione e all'amministrazione del Bund.

Articolo 51
  1. Il Bundesrat e composto di membri dei Governi dei Länder, che li nominano e li revocano. Essi possono farsi rappresentare da altri membri dei rispettivi Governi.
  2. Ogni Land ha almeno tre voti; i Länder con più di due milioni di abitanti ne hanno quattro; quelli con più di sei milioni di abitanti ne hanno cinque.
  3. Ogni Land può inviare tanti membri quanti sono i suoi voti. I voti di un Land possono essere dati soltanto unitariamente e soltanto dai membri presenti o dai loro rappresentanti.
Articolo 52
  1. II Bundesrat elegge il suo Presidente per un anno.
  2. Il Presidente convoca il Bundesrat. Deve convocarlo se lo richiedono i rappresentanti di almeno due Länder o il Governo federale.
  3. Il Bundesrat prende sempre le sue decisioni almeno a maggioranza assoluta. Esso si da un proprio regolamento interno. Discute pubblicamente. La pubblicità dei dibattiti può essere esclusa.
  4. Alle Commissioni del Bundesrat possono appartenere altri membri o delegati dei Governi dei Länder.
Articolo 53

I membri del Governo federale hanno il diritto e, se richiesti, l’obbligo di partecipare alle discussioni del Bundesrat e delle sue Commissioni. In qualunque momento essi devono essere ascoltati Il Bundesrat deve essere tenuto al corrente dal Governo federale della condotta degli affari in corso.


V - Il Presidente Federale
Articolo 54
  1. Il Presidente federale viene eletto dall’Assemblea federale (Bundesversammlung) senza dibattito. E’ eleggibile ogni tedesco che possieda il diritto di voto per l’elezione del Bundestag e abbia compiuto quarant'anni di età.
  2. La carica di Presidente federale dura cinque anni. La rielezione immediata è ammessa soltanto una volta.
  3. L’Assemblea federale si compone dei membri del Bundestag e di un numero uguale di membri eletti dalle rappresentanze popolari dei Länder secondo i principi del sistema elettorale proporzionale.
  4. L’Assemblea federale si riunisce al più tardi trenta giorni prima della scadenza del periodo di carica del Presidente federale; in caso di scadenza anticipata, non oltre trenta giorni da tale momento. Essa viene convocata dal Presidente del Bundestag.
  5. Dopo la fine della legislatura il termine del comma IV, paragrafo 1 decorre dalla prima convocazione del Bundestag.
  6. E’ eletto chi riceve i voti della maggioranza dei membri della Assemblea federale. Se tale maggioranza non viene raggiunta dopo due votazioni da nessun candidato, viene eletto chi raccolga il maggior numero di voti in una successiva votazione.
  7. I particolari sono regolati da una legge federale.
Articolo 57

Le attribuzioni del Presidente federale, in caso di suo impedimento o di vacanza anticipata della carica, sono esercitate dal Presidente del Bundesrat.

Articolo 59
  1. Il Presidente federale rappresenta il Bund nei rapporti internazionali. Stipula in nome del Bund i trattati con gli Stati esteri. Accredita e riceve i rappresentati diplomatici.
  2. I trattati, che regolano i rapporti politici del Bund o che si riferiscono a materie della legislazione federale, necessitano dell’assenso o della partecipazione degli organi competenti di volta in volta per la legislazione federale, nella forma di una legge federale. Per le convenzioni di carattere amministrativo valgono le corrispondenti norme sull’amministrazione federale.
Articolo 60
  1. Il Presidente federale nomina e congeda i giudici federali e i funzionari federali, gli ufficiali e i sottufficiali, qualora la legge non disponga diversamente.
  2. Esercita per il Bund il diritto di grazia nei casi individuali.
  3. Può trasferire questi poteri ad altre autorità.
  4. I commi II, III. IV dell’art. 46 trovano applicazione corrispondente per i1 Presidente federale.
Articolo 61
  1. II Bundestag o il Bundesrat possono accusare davanti al Tribunale Costituzionale Federale il Presidente federale per premeditata violazione della Legge fondamentale o di un’altra legge federale. Per sollevare l’accusa la domanda deve essere presentata da almeno un quarto dei membri del Bundestag o un quarto dei voti del Bundesrat. L’accusa viene decisa dai due terzi dei membri del Bundestag o dai due terzi dei voti del Bundesrat. L’accusa viene sostenuta da un delegato dell'assemblea che ha proposto l’incriminazione.
  2. Se il Tribunale costituzionale Federale accerta che il Presidente federale è colpevole di una violazione premeditata della Legge fondamentale o di un’altra legge federale, lo può dichiarare decaduto dalla carica. Mediante ordinanza provvisoria il Tribunale può decidere, dopo che è stata sollevata l’accusa, che il Presidente federale è impedito di esercitare il suo ufficio.
VI - Il Governo Federale
Articolo 62

Il Governo federale è composto dal Cancelliere federale e dai ministri federali.

Articolo 63
  1. Il Cancelliere federale viene eletto senza dibattito dal Bundestag su proposta del Presidente federale. 
  2. è eletto chi riunisce su di sé i voti della maggioranza dei membri del Bundestag. L’eletto deve essere nominato dal Presidente federale.
  3. Se il preposto non viene eletto, il Bundestag può, entro quattordici giorni dalla votazione, eleggere un Cancelliere federale a maggioranza dei suoi membri.
  4. Se non si effettua una votazione entro tale termine, ha luogo immediatamente una nuova elezione, nella quale è eletto colui che ottiene il maggior numero di voti. Se l’eletto riunisce su di sé i voti della maggioranza dei membri del Bundestag, il Presidente federale lo deve nominare entro sette giorni dall'elezione. Se l’eletto non raggiunge tale maggioranza, il Presidente federale, entro sette giorni, deve nominarlo o sciogliere il Bundestag.
Articolo 64
  1. I ministri federali vengono nominati e revocati dal Presidente federale su proposta del Cancelliere federale.
  2. Il Cancelliere federale ed i ministri federali prestano il giuramento previsto dall’art. 56 di fronte al Bundestag, al momento di entrare in carica.
Articolo 65

Il Cancelliere federale determina le direttive politiche e ne assume la responsabilità. Entro tali direttive ogni ministro federale dirige autonomamente e sotto la propria responsabilità gli affari di sua competenza. Sulle divergenze di opinione fra i ministri federali decide il Governo federale. Il Cancelliere federale ne guida l’attività secondo un regolamento stabilito dal Governo federale e approvato dal Presidente federale.

Articolo 65a

Il Ministro federale per la difesa ha il potere di guida e di comando delle Forze armate.

Articolo 67
  1. Il Bundestag può esprimere al Cancelliere federale la sfiducia soltanto quando elegge a maggioranza dei suoi membri un successore e chiede al Presidente federale di revocare il Cancelliere federale. Il Presidente federale deve aderire alla richiesta e nominare l’eletto.
  2. Tra la mozione e l’elezione debbono trascorrere quarantotto ore.
Articolo 69
  1. Il Cancelliere federale nomina un ministro federale come suo sostituto.
  2. La carica di Cancelliere federale o di ministro federale termina in ogni caso quando si riunisce un nuovo Bundestag, la carica di ministro federale termina inoltre tutte le volte che il Cancelliere federale cessa dal suo ufficio.
  3. Su richiesta del Presidente federale, il Cancelliere federale è obbligato a continuare a svolgere le sue funzioni fino alla nomina del suo successore; ugualmente vi è obbligato un ministro federale, su richiesta del Cancelliere federale o del Presidente federale.

La versione completa della Legge Fondamentale è disponibile al sito del Parlamento (Bundestag) della Repubblica Federale di Germania e del Ministero di Giustizia:

lunedì 19 settembre 2016

"Il Giorno dello Sciacallo"

Il titolo è virgolettato perché la frase, tratta da un famoso romanzo del 1971 da cui è stato poi realizzato l'omonimo film, la ritengo appropriata per quanto accade oramai (ed ahimè) frequentemente di fronte ad avvenimenti tragici, che possono essere un attentato, una catastrofe naturale o anche la scomparsa di una personalità pubblica. Non trascorre che qualche ora e già qualcuno ne approfitta per muovere accuse o critiche indirizzate all'opposizione politica in un caso, a presunti responsabili in un altro, oppure come nel caso della recente scomparsa dell'ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ad insultarne la memoria lanciando accuse del tutto infondate circa il suo operato. E questo per cosa? Semplicemente per cercare di raccogliere qualche consenso oppure più verosimilmente per stimolare bassi istinti dei propri simpatizzanti.

Non si ha il minimo rispetto per la famiglia oltre che per la persona, almeno nel giorno della scomparsa. Non si può aspettare che passi qualche giorno per formulare qualche riflessione in cui almeno qualcuno possa controbattere. No, lo si fa subito e senza contraddittorio, così anche le ingiurie più evidenti sembrano possedere elementi di verità.
Lo si è visto in occasione del terremoto ad Amatrice ed alla zona adiacente, in cui si polemizzava e si lanciavano accuse a prescindere, mentre si scavava affannosamente per salvare i sopravvissuti.
Lo si è visto diverse volte quando barconi carichi fino all'inverosimile di immigrati sono affondati portando a fondo anche le vite di poveri disperati.
Qui non si tratta di essere favorevoli o contrari ad una determinata politica sull'immigrazione, ma di mostrare un minimo di sensibilità verso le vite che sono andate perse e semmai cercare il consenso presentando proposte serie e realizzabili anziché insultare o quantomeno accusare il governo per quello che fa o non fa. E da quanto ho letto ed ascoltato da parte di Matteo Salvini di proposte serie, ed ancor più realizzabili, non ne ho mai sentite.

Allo stesso modo non si tratta di essere favorevoli o contrari all'abbandono dell'euro o anche della stessa Unione Europea, si può tranquillamente essere convinti che la moneta unica sia la responsabile della nostra negativa situazione economica, ma questo non giustifica il muovere false accuse ad una persona il giorno in cui è deceduta quando lo si poteva fare prima.


Se si fosse fermato alla seconda frase avrebbe fatto certamente più bella figura. In particolare perché il seguito sono accuse false ed infamanti. False perché Carlo Azeglio Ciampi ebbe un ruolo tecnico quale governatore della Banca d'Italia nel periodo in cui la volontà della politica e della stragrande maggioranza degli italiani era favorevole di far parte sia dell'Unione Europea che della moneta unica ed infamante perché con questa decisione egli non ha contribuito a svendere nulla, tantomeno i confini se Salvini si riferisce alla querelle con la Francia sui confini marittimi nel Mar Tirreno, in cui con un recente accordo (ancora da ratificare da parte italiana!) sono state apportate delle variazioni alle rispettive territorialità.

Naturalmente non poteva mancare il sostegno dello scemo del villaggio, il tal Claudio Borghi che a quanto sembra dovrebbe essere il responsabile economico per la Lega nonché consigliere presso la Regione Toscana:


Dove per 'villaggio' non intendo l'Italia, la Toscana o altra area geografica, intendo in campo economico, il luogo virtuale dove si affrontano i temi economici.
Borghi non risulta essere formalmente un economista, ha scritto articoli su testate nazionali parlando di economia ma non ha mai effettuato studi specifici, non ha mai pubblicato paper di economia, solo tanti tweet e comparse in televisione in cui ha spesso fatto affermazioni imbarazzanti alle orecchie di qualsiasi economista. Per citarne qualcuna possiamo partire da quella che ripete spesso secondo cui si può uscire dall'euro in un weekend. Questa contiene addirittura due scempiaggini allo stesso tempo! La prima perché non si può avanzare una richiesta (peraltro di portata internazionale) se questa non è contemplata ed al momento la semplice uscita dall'euro non lo è. Si può chiedere che lo sia, ma fin quando non vi è un accordo (unanime) non lo è, quindi si può solo fare riferimento alla possibilità attualmente possibile, ovvero l'uscita dall'Unione Europea. La seconda riguarda la necessità di un semplice decreto legge, con quello invece non si fa praticamente nulla! Si da eventualmente il via alla fase, un po' come premere il tasto Enter per avviare un programma informatico, per premerlo ci si impiega una frazione di secondo ma poi occorre ben altro tempo per l'esecuzione completa del programma la cui durata dipende dalla complessità ed in questo caso il programma comprende la ratifica da parte del Parlamento, la trasmissione della richiesta alla Commissione Europea ed al Consiglio Europeo (quindi ai partner), avviare e discutere le procedure di uscita e per quanto riguarda internamente provvedere alla fase di introduzione della nuova moneta che richiede tempi lunghi, certamente superiori ad un anno. Altro che weekend!

Altra perla di Borghi è quella detta durante la fase finale della trasmissione Omnibus, andata in onda sulla rete televisiva privata La7 il giorno 3 Settembre scorso, quando ha affermato che un aumento del deficit di bilancio comporterebbe una crescita del PIL di pari entità. E non è stata una semplice affermazione che poteva essere male interpretata, ha proprio speso un paio di minuti invitando gli ospiti in studio e telespettatori a prendere una calcolatrice e partire dall'assunto che fatto 100 il PIL, il debito è oggi del 130% (è di un paio di punti più alto ma non è determinante) e quindi facendo il rapporto debito/PIL ne esce 1,3. Ha poi aggiunto che se facessimo un extra deficit del 5% avremmo che sia il PIL che il debito crescerebbero allo stesso modo, quindi rispettivamente 105 e 135. Facendo nuovamente la divisione ne esce un quoziente inferiore, a 1,29, quindi ne deduce che facendo deficit il rapporto debito/PIL scenderebbe. Questo tra le perplessità (per usare un eufemismo) degli ospiti in studio, tra cui un dirigente dell'ISTAT, il quale ha commentato quanto detto da Borghi affermando che è vero che aumentando la spesa pubblica ed essendo questa una componente del Prodotto Interno Lordo si avrebbe uno stimolo a breve termine, mentre nel lungo termine è tutto da vedere ed esperienze varie hanno testimoniato il contrario, che non conduce a nessun vantaggio, ma non ha confermato e non poteva certo farlo perché insostenibile, che il PIL crescerebbe dello stesso ammontare del deficit.
Non contento di averne sparata una grossa, Borghi poi ha proseguito sostenendo che non si vuole però fare deficit perché inciderebbe sulla bilancia commerciale: aumentando la spesa pubblica aumenterebbe il PIL e quindi le importazioni, peggiorando così la bilancia commerciale. Borghi dovrebbe però sapere che la spesa pubblica ha una bassa incidenza sulle importazioni a differenza dei consumi privati. Costruire ponti, strade, edifici o altre opere di questo genere non comporta una spesa su prodotti e servizi di importazione, sono semmai le famiglie e le imprese che acquistando beni e servizi spesso si rivolgono a quelli prodotti all'estero.
Per chi volesse verificare, può guardare la puntata registrata e disponibile sul sito del programma Omnibus al minuto 67 circa oppure finché è disponibile dal minuto 19 di questo video su Youtube.

Ma la stupidaggine che Borghi ha detto il giorno della scomparsa dell'ex Presidente Ciampi è relativa alla presunta perdita derivante dal tentativo da parte della Banca d'Italia, di cui Ciampi era all'epoca governatore, di respingere gli attacchi speculativi sulla lira (e sulla sterlina britannica) nel terzo trimestre del 1992, tentativo fallito e che ha portato alla uscita temporanea della nostra moneta dallo SME.
Quel giorno ho scambiato qualche tweet con un interlocutore, anche lui convinto che in quella occasione furono sprecati miliardi di dollari di riserve valutarie, mentre io cercavo di spiegargli che non si può parlare di perdita vera e propria, semmai un uso che non ha portato all'esito desiderato. Ed ecco lui, il saltimbanco dell'economia entrare ribadendo il concetto ed invitando il mio interlocutore ad interrompere ogni dialogo:


Analizziamo ora cosa avvenne in quel periodo del 1992. Come premessa occorre rammentare che nel 1992 Carlo Azeglio Ciampi era Governatore della Banca d'Italia e Presidente del Consiglio era Giuliano Amato, quindi la decisione ed eventuali critiche circa il ritardo nell'uscire dallo SME andrebbero indirizzate a quest'ultimo dato che la competenza era del governo, la Banca d'Italia aveva infatti il compito di eseguire il mandato di mantenere (o tentare di farlo) la stabilità dei cambi.

(fonte Banca d'Italia)
Se guardiamo all'andamento del cambio della lira con il marco tedesco (valuta di riferimento all'interno dello SME) vediamo come fino a metà Settembre questo si mantiene pressoché all'interno della fascia di oscillazione consentita, per poi deprezzarsi esattamente all'indomani del weekend del 12 e 13 Settembre 1992, quando il governo Amato decise di abbandonare temporaneamente lo SME e lunedì 14 Settembre il marco da 765,4 lire (per 1 marco) della chiusura del venerdì precedente passa a 793,32 per poi apprezzarsi ulteriormente fino a toccare il record di 927,00 lire il 6 Ottobre 1992 (+21% rispetto a venerdì 11 Settembre, giorno prima della decisione di uscire dallo SME). In seguito il marco tedesco scese e si portò attorno alle 900 lire fino alla fine dell'anno.

Ora la questione è: se e quanto ci costò tentare di contrastare la speculazione che mirava ad una nostra svalutazione per guadagnare ingenti capitali. Partendo da quante riserve valutarie sono state effettivamente utilizzate nell'operazione riporto i dati contenuti in un intervento che nel 1993, l'allora governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, fece in occasione di un congresso:


All'interno sono riportati i dati di quanto utilizzato:


Sommando i 17 miliardi del periodo Giugno-Agosto ai 26 di Settembre si ottiene una fuoriuscita complessiva netta di riserve valutarie di 43 miliardi di dollari, più o meno la cifra scritta da Borghi. Va però fatta presente l'annotazione nella parte finale in cui si precisa che dei 26 miliardi di Settembre, 19 sono relativi alla posizione netta verso l'estero delle banche e circa un quarto trattasi di restituzione di prestiti in valuta da parte di clienti. Insomma, l'importo effettivamente usato per sostenere la lira risulta quindi inferiore ai 43 che appaiono in un primo momento.
Ma il punto non è tanto questo, quanto se ciò ha comportato davvero una perdita come sostiene Borghi. Vendere valuta estera per acquistare moneta propria al fine di sostenere il tasso di cambio di quest'ultima non significa necessariamente conseguire una perdita. E' un semplice scambio. Se ad esempio ho un miliardo di dollari USA come riserva in valuta estera e lo vendo contro lire al cambio 1:1 (per semplicità supponiamo che il cambio sia inizialmente alla pari) alla fine non avrò più dollari ma un miliardi di lire in più. Se il cambio non varia non cambierà nulla.
Se invece il cambio dovesse variare cosa comporterebbe? Se il dollaro si apprezzasse fino a 1,2 lire contro 1 USD ed in un secondo momento decidessi di ricostituire riserve per 1 miliardo di dollari dovrò sostenere una spesa di 1,2 miliardi di lire. A questo punto si potrà dire che ho conseguito una perdita pari a 200 milioni di lire, ma non è esattamente così! Perché a bilancio avrò 1,2 miliardi di lire in meno e 1 miliardo di dollari USA in più quale riserva valutaria, riserva che in quel momento vale esattamente 1,2 miliardi di lire e dato che il bilancio è tutto espresso in lire con la valuta estera valutata a prezzo di mercato, a livello di attività a bilancio non cambia nulla.
La 'perdita' è solo quella teorica confrontando due scenari: uno reale, conseguente alla svalutazione dopo aver speso parte delle riserve, e l'altra ipotetica nel caso di non aver speso nulla a livello di riserve ed aver lasciato che la mia valuta si deprezzi sin da subito (nel caso del 1992 di uscita immediata dallo SME). Nell'esempio avrei 1 miliardo di dollari che varrebbe 1,2 miliardi di lire, quindi 200 milioni più di prima senza però aver usato lire per l'acquisto, ma semplicemente lasciando che le cose fossero andate per il loro verso.

Insomma la presunta perdita è solo ipotetica, non reale e questo lo si può verificare andando a leggere i bilanci della Banca d'Italia del 1992 e del 1993 per verificare se vi è stata effettivamente una perdita dovuta ad operazioni sui cambi.
Può forse aiutare a comprendere il concetto osservare il bilancio 2015 della Banca d'Italia alla voce riserve:


Se si guarda ad esempio alle riserve in oro, si nota come a chiusura bilancio 2015 il controvalore è diminuito rispetto al 2014 per oltre 1,1 miliardi di euro e questo è dovuto, come si legge nella nota integrativa, per effetto del calo di prezzo di mercato dell'oro:


Invece per effetto dell'apprezzamento delle valute straniere sull'euro, il controvalore in euro delle riserve valutarie è aumentato di quasi 3,4 miliardi di euro, anche se questo è un guadagno al momento nominale in quanto è relativo alla quotazione delle valute al momento della stesura del bilancio e nel caso precedente dell'oro. E' come possedere una azione di una azienda quotata in borsa, se la quotazione aumenta si ha un guadagno nominale ma diverrà effettivo solo nel momento della vendita e viceversa si conseguirà una perdita nel caso di un calo della quotazione.

In definitiva la presunta perdita in occasione dell'uso delle riserve valutarie è quindi solo teorica, se cioè non si fossero usate e si fosse deciso subito di uscire dallo SME, ma in termini reali questo non ha comportato una vera e propria perdita. Certo, se la Banca d'Italia avesse poteri di preveggenza avrebbe conseguito quel mancato guadagno, come avrebbe evitato la riduzione del valore a bilancio delle riserve in oro nel 2015, se sapendolo avesse provveduto a vendere parte dello stesso per riacquistarlo ad un prezzo inferiore in seguito. Forse Claudio Borghi possiede questa dote ed è in grado come il mago Otelma di prevedere il futuro!

Non so poi quali altre numerose (presunte) malefatte Borghi addebita a Carlo Azeglio Ciampi, dato che la decisione di rientrare nello SME fu dell'intero governo Prodi e Ciampi fu allora Ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica. Questo significa che sia Salvini che Borghi potrebbero (e farebbero meglio) a rivolgere le loro sciocche accuse o a Romano Prodi oppure a Giuliano Amato, i due presidenti del Consiglio dell'epoca in questione, i quali sono tuttora vivi e pronti a controbattere, invece che farlo nei confronti di una persona appena deceduta che per questo non è in grado di replicare. Oltre a non tenere conto del dolore di familiari e parenti.

venerdì 16 settembre 2016

Quel fastidioso piagnisteo per la Grecia

Sebbene l'argomento "Grecia" sembra essere stato messo da parte, di tanto in tanto torna alla ribalta come è stato il caso di qualche settimana fa in cui è emerso che la Commissione Europea avrebbe congelato aiuti finanziari quale contributo per il coofinanziamento di investimenti strutturali nel Paese. Qualche media televisivo o di carta stampata di tanto in tanto racconta la difficoltà che attraversa una larga fascia della popolazione a causa dell'austerità imposta. In particolare viene evidenziata la situazione di denutrizione che coinvolge una parte cospicua della popolazione e tra questa molti minorenni, oltre alla sempre più precaria condizione della sanità pubblica caratterizzata da carenza di medicinali e di attrezzature.

Fino qui credo che nessuno possa rimanere indifferente di fronte a questa situazione e non senta la necessità di intervenire o quantomeno chiedere che lo facciano le istituzioni, sia del proprio Paese che europee.
C'è poi chi punta il dito proprio su queste ultime, accusandole di essere i responsabili di tale scempio sociale.
Almeno fino a quando si approfondisce la questione scoprendo così che la realtà delle cose mostra uno scenario diverso da quello che si riteneva.
Si può ad esempio iniziare con quanto ho accennato inizialmente, la notizia secondo cui l'Europa per mano della Commissione Europea ha deciso di sospendere i fondi di coofinanziamento concordati precedentemente, secondo un programma pluriennale 2014-2020 e destinato agli investimenti strutturali di cui il Paese ha bisogno.
Quando la notizia è emersa non si conoscevano con esattezza le ragioni e già c'era chi sosteneva che questo dipendesse dalla mancata attuazione del programma di riforme strutturali che il governo greco non avrebbe rispettato. Vero, il governo Tsipras non ha attuato tutto quello che aveva promesso, ma la sospensione del finanziamento in questione ha altra motivazione. E' conseguenza del fatto che la Commissione Europea ha rilevato una situazione di grave irregolarità riguardante le modalità di esecuzione delle gare di appalto per diverse opere pubbliche, la cui partecipazione sarebbe condizionata dalla formazione di cartelli dei 'soliti noti': grandi aziende elleniche e alcune straniere.
Questa è la copia del documento inviato dalla Commissione Europea per mano del Direttore Generale per le Politiche Regionali Walter Deffaa:



L'Europa chiede quindi chiarimenti onde scoprire se vi sono irregolarità (leggi corruzione) nella procedura riguardante i progetti infrastrutturali e fino a quando questo non è svolto i finanziamenti da Bruxelles sono sospesi. Insomma, la cattiva Europa chiede (solo) che tutto si svolga correttamente.

Proseguendo con la questione Sanità, è vero che il servizio sanitario pubblico ellenico è in crisi, ma occorre puntualizzare un paio di cose (almeno). La prima è lo scompenso inerente l'organico: durante il periodo 2000-2008 il numero complessivo di dottori è aumentato spropositatamente, tanto che ad oggi si stima che vi sia una sovrabbondanza di circa 20 mila medici. Dai dati OCSE la media di dottori rispetto alla popolazione è di gran lunga superiore a quella OCSE: 6,3 dottori ogni 1.000 abitanti contro i 3,3 della media OCSE. Il risultato è che molti dottori o sono disoccupati oppure sotto-occupati. Altri, i più qualificati, hanno lasciato il Paese prestando il servizio all'estero.
Qui, chi lo desidera, può leggere l'articolo:

Cliccare qui
Si dirà: "D'accordo, ma non possiamo lasciare che i cittadini si ammalino, che non abbiano la possibilità di curarsi, che i bambini non abbiano di che nutrirsi a sufficienza!".
Certamente, concordo, e qui veniamo al secondo punto che vorrei puntualizzare: non capisco perché l'aiuto debba provenire da me/noi quando è ancora largamente diffuso il fenomeno di evasione fiscale che in Grecia registra tassi tra i più alti in Europa e quando ancora una quota consistente di spesa pubblica è indirizzata verso voci di cui il Paese potrebbe, non dico farne a meno, ma quantomeno ridurre drasticamente in un periodo difficile come questo per trasferirlo a quello ben più necessario come la Sanità. Mi riferisco principalmente alla Difesa, settore che assorbe una quota tra le più alte in Europa quanto a spesa pubblica. In un documento dell'anno scorso la NATO stimava che per il 2015 la Grecia avrebbe speso per la Difesa il 2,4% del PIL, di cui il 73,3% circa per il solo personale. Con l'assurdità che la spesa è addirittura incrementata dello 0,1% rispetto al 2014.

Dato che la Grecia non ha industrie per la produzione di armamenti, tutto quello che acquista lo deve importare dall'estero, dove metà proviene dagli Stati Uniti, e questo incide su PIL e ricchezza in quanto ogni euro che si spende in importazioni è 1 euro che qualcuno residente deve produrre e versarlo al governo, ma se il sistema economico del Paese è carente non fa altro che appesantire la situazione.


Quindi la Troika è cattiva, va bene, bisogna aiutare gli amici greci, certo, ma mi/ci si chiede di mantenere un numero cospicuo di dottori in esubero e anche di militari, se non addirittura di coofinanziare l'acquisto di aerei, sommergibili o altri armamenti in vista di una possibilità di conflitto che non è attualmente presente?
E non mi si venga fuori con la storiella della corruzione dei cattivi tedeschi della Siemens o di altre aziende, perché l'effetto di tale corruzione è stato semmai quello di assegnare loro la fornitura anziché ad altri, non certo quello di mantenere la spesa a livelli ingiustificabili.

Si dirà: "Va bene, sono corrotti, sono inefficienti, sono evasori, ma rimane il fatto che non sono oggettivamente in grado di ripagare il debito contratto. Non possiamo lasciarli per decenni nella miseria!".
Concordo. Però attenzione, tagliare parte del debito non è una operazione che a loro non riserva conseguenze per il futuro. Chi sarà disposto in futuro a prestare ancora denaro a chi non è stato in grado di ripagarlo? O perlomeno a farlo senza includere un alto prezzo (leggi interessi) a fronte del fattore rischio insolvenza, anche se solo parziale. E comunque qualcosa è stato fatto recentemente per venire incontro alla Grecia. A fine Maggio vi è stato un Eurogruppo (riunione dei ministri delle finanze) che ha sancito un taglio degli interessi che la Grecia dovrà pagare sul montante complessivo del debito dovuto all'ex fondo salvastati EFSF. Ora sarà il neo ESM che dovrà studiare una formula riguardante lo sconto sugli interessi, anche se a partire dal 2018 come ha chiesto il ministro delle finanze tedesco Schäuble. Poi sono stati concessi altri 10,3 miliardi di euro di aiuti in due tranches: la prima subito da 7,8 mld e la seconda dopo l'estate.


A chi vorrebbe che l'Europa riducesse ancora l'onere del debito greco rammento che i soldi prestati provengono dagli investitori internazionali che occorre rimborsare, quindi se non lo fa la Grecia saremo chiamati tutti noi a farlo al posto loro!
In cambio si chiede alla Grecia di riformarsi e diventare un Paese più equilibrato. Che prima di chiedere aiuti finanziari all'estero si preoccupi si chiederlo ai propri cittadini. Che rinunci almeno temporaneamente a qualche caccia, a qualche carro armato o sommergibile per pagare un macchinario o gli stipendi di quel numero effettivamente necessario di dottori.

mercoledì 14 settembre 2016

La riforma Fornero era davvero necessaria?

Nonostante siano passati 5 anni e mezzo dalla riforma Fornero che ha riformato il sistema pensionistico, è ancora viva la discussione tra coloro che la difendono e quelli che la criticano.
La domanda, anzi le due domande, alle quali desidero dare risposta è: "Era davvero necessaria quella riforma ed in quei termini?"
Dal mio punto di vista era sì necessario provvedere a correggere le regole in vigore in quel momento, in considerazione delle proiezioni a medio-lungo termine del tasso di invecchiamento della popolazione e dell'aumento (fortunatamente) della longevità, ma non era però necessario procedere con una riforma dai contenuti urgenti e drastici.

Il contesto storico (2011)
Per comprendere le ragioni che hanno portato a quella riforma così urgentemente, occorre riepilogare brevemente la situazione che c'era nel 2011. Dal mese di Luglio di quell'anno i mercati hanno cominciato a mostrare nervosismo riguardo alla prospettiva di una crisi dell'eurozona, crisi che avrebbe potuto portare anche ad una sua dissoluzione. Sebbene qui talvolta la si vuole ricordare come una fase in cui solo l'Italia sarebbe stata 'sotto attacco', in realtà vi fu un gruppo di Paesi che vide perdere la fiducia sia da parte degli investitori internazionali che di molti loro residenti, i quali, per timore di possibili ripercussioni sui loro capitali finanziari, hanno iniziato a trasferirne in misura sempre crescente verso mercati più sicuri. In pratica si è assistito così ad una fuga, sia di capitali da parte dei residenti come degli investitori, dai cosiddetti Paesi PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) verso quelli 'core', Germania in primis, e questo è stato alla base dell'aumento del differenziale dei rendimenti dei titoli di Stato, differenziale definito dall'oramai noto termine inglese spread. Dal mese di Luglio infatti lo spread tra titoli di Stato dei Paesi PIIGS e quelli tedeschi è andato via via aumentando, non solo sulla scadenza principale (10 anni) ma anche per i titoli con scadenza a breve e medio termine (entro 12 mesi e 3-5 anni). Man mano che ci si avviava verso la fine dell'anno cresceva il timore di una disgregazione dell'eurozona e quindi si assistette all'acuirsi della crisi con la pressione sui titoli di Stato dei Paesi cosiddetti periferici.

Cosa c'entra questo con la riforma delle pensioni?
Per comprendere il legame occorre partire un po' lontani e dalla crisi sui mercati finanziari.
Si deve tenere presente da cosa è composto il rendimento di una obbligazione sovrana emessa da un governo. Per le scadenze a medio e lungo termine, ogni obbligazione prevede una cedola che rappresenta il premio che periodicamente l'emittente riconosce ai creditori a fronte del prestito ricevuto ed è espresso in termini percentuali. Il valore nominale dell'obbligazione è normalmente di 100 euro e rappresenta il prezzo che l'emittente (il governo) pagherà al possessore una volta giunta a scadenza. Dato che le obbligazioni vengono collocate mediante asta, il prezzo di aggiudicazione può essere diverso da quello nominale (€ 100,00) e quindi il rendimento nominale (al lordo delle imposte) sarà diverso da quello rappresentato dalle cedole: maggiore se il prezzo di collocamento è minore di quello nominale (es.98,00 euro) e viceversa minore se collocato ad un prezzo maggiore (es. 101,00 euro).
Lasciamo da parte lo spread per il momento, perché fuorviante, e focalizziamo l'attenzione sul rendimento, il quale in pratica rappresenta il costo complessivo che l'emittente (il governo in questo caso) dovrà pagare al creditore affinché costui sia disposto a prestargli denaro. Se un investitore a fronte di un debitore che gode di alta affidabilità è disposto a concedere credito ad un tasso supponiamo del 2% annuo, nei confronti di un altro meno affidabile vorrà un compenso maggiore che includa appunto il maggior rischio. Questo rendimento comprenderà quindi il valore della cedola e del differenziale di prezzo tra quello di assegnazione e quello nominale. Se ad esempio il governo che gode di minore fiducia emette titoli con cedola 1% e l'investitore è disposto a prestare denaro ad un tasso non inferiore del 4%, allora il prezzo che sarà disposto ad offrire per acquistare l'obbligazione sarà sicuramente inferiore a 100 euro, ovvero il valore nominale. Se invece il governo emettesse lo stesso titolo con cedola al 4%, probabilmente l'investitore offrirà in asta un prezzo vicino a quello nominale.

Tutto questo cosa comporta? E quale legame con le pensioni?
Ancora un po' di pazienza. Ci avviciniamo ora a spiegare cosa accadde verso la fine del 2011 e alle ragioni per cui si rese necessario procedere alla riforma del sistema pensionistico così urgentemente, ragioni che fanno capo all'obiettivo di contenimento della spesa pubblica.
Più ci si avvinava alla fine dell'anno e più gli investitori perdevano fiducia in una tenuta dell'eurozona e abbandonavano sempre più i cosiddetti PIIGS per dirottare gli investimenti verso Paesi più sicuri. In quel contesto, per proseguire a finanziarsi, il nostro governo, come quelli degli altri Paesi sotto pressione, era costretto ad accettare condizioni sempre più onerose. Queste condizioni erano espresse da cedole con tassi di interesse più elevati ed allo stesso tempo, per quanto visto sopra, a collocare i titoli a prezzi sempre inferiori al prezzo nominale. Le differenze di prezzo furono più consistenti per i BOT che non hanno cedola ed il rendimento è quindi rappresentato dalla sola differenza tra prezzo di aggiudicazione e quello nominale.
Come si può notare da questa tabella, tratta dal sito internet del Dipartimento del Tesoro, i rendimenti dei BOT sono cresciuti notevolmente nell'ultimo bimestre del 2011 arrivando a toccare il 6%:


Perché ho voluto illustrare questo fatto? Perché questo rappresenta la crisi finanziaria che ha coinvolto il nostro governo (Berlusconi prima e poi Monti) e le difficoltà di ottenere credito dai mercati che nutrivano sempre meno fiducia nei nostri confronti.
Se il Tesoro necessita ad esempio di 5 miliardi per pagare BOT giunti a scadenza ed eventualmente coprire anche parte del deficit di bilancio, in normali condizioni provvederà ad emettere almeno 50 milioni di BOT  (o qualcosa di più) del prezzo nominale di 100 euro cadauno. Se però il mercato è disposto a prestare denaro a fronte di un rendimento del 6% (quello dell'ultimo bimestre 2011) vi sono due alternative:

- Il Tesoro, sapendolo in anticipo, emette il 6% in più di BOT (53 milioni anziché 50) così da conseguire i 5 miliardi di euro che gli servono;
- Il Tesoro non aumenta il numero e deve accontentarsi di ricevere un importo inferiore del 6% rispetto al previsto, ovvero 4,7 miliardi anziché 5.

In entrambi i casi si hanno problemi di finanza pubblica: nel primo caso si avrà un rapido aumento del debito pubblico, nel secondo si registrerà un 'buco' nel bilancio e difficoltà a coprire tutte le spese previste.
Questo è quello che si trovò ad affrontare il governo Monti quando a Novembre del 2011 sostituì quello Berlusconi, dimissionario. Questo perché i rendimenti salirono improvvisamente su tutte le scadenze, non solo per i BOT.

La Banca Centrale Europea aveva varato già nel 2010 il piano SMP (Securities Markets Programme) con il quale si impegnava ad acquistare sul mercato secondario titoli di Stato dei governi in difficoltà, così da tenere per quanto possibile bassi i rendimenti, in cambio però di azioni da parte dei governi stessi per riformare la spesa e contenere i deficit entro i limiti previsti dai trattati: le famose riforme strutturali!
Questo fu quello che la stessa BCE chiese per mano di Trichet e Draghi con la famosa lettera inviata all'allora governo Berlusconi nell'agosto del 2011. In pratica: "Noi (BCE) siamo pronti ad aiutarvi ma dovete procedere con riformare diversi settori per migliorare la vostra condizione".
Il governo Berlusconi varò una prima manovra con efficacia sul fronte del bilancio però dal 2012 e i mercati non lo considerarono sufficiente. Così in seguito il governo Monti si trovò ad affrontare una elevata sfiducia e per porre rimedio dovette mettere mano con urgenza ai conti pubblici.
Dovendo affrontare una correzione sensibile alla spesa pubblica così, in tempi brevi, non ebbe tempo né modo di farlo su più voci, ma bisognava puntare su quelle più elevate e la più alta è appunto quella previdenziale che costa complessivamente oltre 300 miliardi di euro l'anno.

Posticipando la pensione a centinaia di migliaia di lavoratori cambiando le regole, lo Stato (via INPS) avrebbe conseguito un risparmio. Coloro quindi che erano in procinto di terminare la loro attività lavorativa per ottenere la prevista pensione se la sono vista rinviare di alcuni anni. Introducendo queste norme da subito però hanno comportato un serio problema a quanti, convinti di poter accedere alla pensione nel giro di pochi mesi, avevano rassegnato le dimissioni. Costoro si sono trovati infatti a perdere il lavoro una volta arrivati a scadenza ma senza il diritto alla pensione perché nel frattempo la riforma Fornero aveva cambiato le regole.

Molto si è speso a tale riguardo sul tema dei cosiddetti esodati (senza lavoro e senza pensione) e la stessa ex ministra Elsa Fornero ha ripetutamente affermato che non aveva avuto percezione che il numero di costoro potesse essere così elevato, d'altronde la stima era sconosciuta anche al nostro ente previdenziale, l'INPS.
Non consci della portata di questo fenomeno, il governo Monti ha quindi proseguito e chiesto al Parlamento l'approvazione urgente del testo di legge onde tagliare la spesa previdenziale in tempi brevi e riconquistare fiducia verso i mercati.

Ora nuovamente le domande:
"Era davvero necessario procedere così urgentemente? Non era possibile rivedere i parametri di anzianità ma iniziare con un po' più di calma, ad esempio dopo due o tre anni?"

Dal punto di vista dei conti pubblici ritengo personalmente di sì, che era possibile, la situazione era sì seria ma non drammatica. Per quanto riguarda i mercati, a loro interessa avere risposte concrete, fatti, atti certi come lo è una legge approvata dal Parlamento e se la sua introduzione decorre immediatamente o dopo appunto due o tre anni in un campo come quello previdenziale dove l'arco di tempo da prendere in considerazione è comunque di medio-lungo termine, non fa una differenza rilevante. Sono poi convinto che anche la Commissione Europea e la stessa Banca Centrale Europea alla fine avrebbero comunque accettato una riforma meno frettolosa nella sua applicazione.

Ma analizziamo i primi effetti della riforma Fornero prendendo in esame il bilancio sociale dell'INPS del 2012.
Questa tabella mostra le nuove pensioni erogate nel 2011, quindi prima che entrasse in vigore la riforma:


Come si vede il numero delle nuove prestazioni è stato di 260.202, per una spesa annualizzata di 6 miliardi e 158 milioni di euro.
Vediamo ora le prestazioni concesse nel 2012, dopo l'introduzione della riforma Fornero:


Queste sono risultate 247.506 per un costo annuo di 5 miliardi e 664 milioni. Insomma mezzo miliardo circa in meno rispetto al 2011.
Una riduzione di spesa previdenziale si registra dal 2013, anche se qui andrebbe analizzata quella effettivamente dovuta alla riforma Fornero. In ogni caso non rilevando risultati sensibili già nel 2012 c'è appunto da chiedersi se non si poteva implementare con un po' più di calma, evitando così il fenomeno degli esodati.


Se poi si guarda il Documento di Economia e Finanza del 2013 redatto dal governo Monti, la spesa previdenziale nonostante la riforma Fornero risulta essere comunque in aumento fino al 2015 per poi proseguire con andamenti altalenanti fino ad una riduzione prevista nel 2045.


Insomma la riforma era necessaria, ma non la sua modalità di introduzione così urgente dato che non si riscontrano risparmi cospicui nel breve termine rispetto a quella che vi sarebbe stata senza la stessa, mentre invece si è creato così facendo il triste fenomeno degli esodati.
E' plausibile che tra i possibili interventi, quello sulle pensioni fosse quello meno oggetto di resistenze e quindi pressioni sul Parlamento, oltre a poter dare da solo un risultato consistente dato che assieme a quella sanitaria rappresenta la voce di spesa pubblica maggiore.
In definitiva, la definizione data dai sindacati ai pensionati quale 'bancomat pubblico' non è poi così inconsistente, la spesa previdenziale è talvolta usata per fare cassa e/o correggere errori da parte dei governi.

domenica 11 settembre 2016

TARGET 2 (in versione semplificata)

Il TARGET, acronimo di Trans-European Automated Real-Time Gross Express Transfer-System, è un sistema di regolamento lordo in tempo reale dei pagamenti all'interno dell'Eurosistema e gestito da tre banche centrali nazionali: la Banca d'Italia, la Banque de France e la Deutsche Bundesbank. Ha visto la sua prima versione nel 1999 e una successiva evoluzione denominata appunto TARGET 2.
In sostanza è un sistema rapido ed efficace per i numerosi pagamenti transfrontalieri.

Di recente se ne parla spesso paventando chissà quali tragedie per il fatto che registrando le posizioni nette per ciascuna banca centrale all'interno dell'Eurosistema, evidenzia situazioni in cui alcune di queste segnano situazioni di sempre crescente debito e altre viceversa a credito:


Va detto che alcuni anni fa alcuni importanti economisti a livello internazionale avevano sollevato questioni riguardanti le possibili conseguenze di una situazione di crescente divario nella posizione debitoria e creditoria di alcuni Paesi, ovvero delle rispettive banche centrali, questioni che hanno messo in allarme il mondo economico anche se poi molte di queste osservazioni si sono rivelate prive di fondamento.

Ma come funziona questo sistema di pagamento?
Sappiamo che per effettuare un pagamento che coinvolge due banche diverse è necessario che tra le due vi sia un conto in comune (conto nostro o conto vostro). Ad esempio se devo pagare un fornitore per l'acquisto di un prodotto e per questo effettuo un bonifico dal mio conto corrente a quello del beneficiario e se costui lo ha presso altro istituto, la mia banca eseguirà due operazioni di segno opposto:

1) Addebiterà l'importo sul mio conto.
2) Accrediterà lo stesso importo sul conto in comune (conto nostro) che la stessa ha con la banca del beneficiario.

La banca del beneficiario effettuerà quindi l'accredito dell'intero importo sul conto del proprio cliente (e mio fornitore).

Bene, e a livello internazionale? Onde evitare che ogni banca abbia conti in comune con ciascuna altra banca europea si è provveduto a istituire sistemi di pagamento più efficaci e meno laboriosi.
Per comprendere facilmente il processo mediante TARGET 2 facciamo un semplice esempio. Si supponga che io depositi 3 milioni di euro sul conto corrente presso la mia banca commerciale, esempio Unicredit e ipotizziamo che questa versi 2 di questi tre milioni sul conto che essa detiene presso la Banca d'Italia, in parte mettiamo sia come riserva obbligatoria ed il resto come riserva volontaria. Non è detto che questo avvenga sempre ed in questo modo, ma serve in questa occasione per comprendere facilmente poi i passaggi che prevede il sistema TARGET.

A questo punto si supponga che io decida di acquistare un immobile a Colonia (Germania) e che debba pagarlo 1 milione di euro effettuando un bonifico a favore di un cittadino tedesco che ha il suo conto presso la Commerzbank.
A seguito della mia disposizione di bonifico, la mia banca addebita 1 milione di euro sul mio conto e dà disposizioni alla Banca d'Italia di addebitare lo stesso importo sul conto che ha presso di lei (conto nostro di Unicredit presso Banca d'Italia), in questo modo dei 2 milioni che aveva depositato prima (a seguito del mio versamento di 3 milioni) ne rimane 1. Contabilmente la mia banca (Unicredit) vede ridursi le passività di 1 milione (togliendolo dal mio conto) e lo stesso importo per le attività (l'addebito che la Banca d'Italia esegue sul conto nostro di Unicredit presso di lei).
La Banca d'Italia trasmette la disposizione attraverso il sistema  TARGET 2 alla Bundesbank, la quale provvede ad effettuare la stessa operazione ma di segno opposto, in questo caso accreditando l'importo di 1 milione di euro sul conto nostro che Commerzbank ha presso di lei.
A finire Commerzbank accrediterà l'importo sul conto corrente che il mio creditore ha presso di lei.
La stessa Commerzbank vedrà aumentare la voce attività per 1 milione a seguito dell'accredito effettuato dalla Bundesbank sul conto che Commerzbank ha presso di lei e di pari importo le passività a seguito dell'accredito che lei questa volta fa a beneficio del suo cliente.

Fino a qua sembra essere tutto lineare. La questione però che è stata sollevata a suo tempo riguarda le banche centrali e più precisamente riguardo il fatto che tra le banche centrali non avviene alcun pagamento, nell'esempio fatto tra Banca d'Italia e Bundesbank.
Cosa avviene allora?
Semplicemente se non vi sono altri movimenti in direzione opposta che compensino l'operazione da 1 milione di euro da me ordinata, la Bundesbank effettuerà automaticamente una operazione di credito nei confronti della Banca d'Italia. Cioè a bilancio Banca d'Italia registrerà passività per 1 milione di euro mentre viceversa la Bundesbank registrerà lo stesso importo tra le attività. Se fosse avvenuta una operazione di trasferimento effettivo di denaro questa doppia registrazione non avverrebbe.
In definitiva i saldi TARGET non sono altro che le posizioni a debito o a credito che ciascuna banca centrale che ne fa parte ha rispetto al resto dell'Eurosistema.
Possiamo fare una verifica prendendo in considerazione i bilanci 2015 di Banca d'Italia e Deutsche Bundesbank e guardare alle voci 9.4 dal lato delle attività e 9.3 dal lato delle passività dello Stato Patrimoniale e questo in virtù del fatto che tutti i bilanci sono realizzati secondo il medesimo criterio:

BANCA D'ITALIA


Come si può notare la voce 9.4 tra le attività è a "zero", segno che la posizione netta della nostra banca centrale nei confronti degli altri Paesi dell'eurozona al 31.12.2015 non è a credito, mentre segna invece un rapporto debitorio di poco più di 248 mld di euro indicato alla voce 9.3 delle passività.
Questo è in linea con quanto indicato nel primo grafico mostrato e relativo ai saldi TARGET 2 che per semplicità riporto nuovamente:


procediamo con una verifica della situazione della banca centrale tedesca:

DEUTSCHE BUNDESBANK

La quale riporta 584 miliardi tra le attività (a credito) e quindi "zero" tra le passività, segno che la banca centrale tedesca vantava a fine 2015 un credito di quasi 600 miliardi di euro nei confronti dell'Eurosistema.
In sostanza il saldo TARGET 2 rappresenta il progressivo della situazione della bilancia dei pagamenti. Questa è stata pressoché in equilibrio fino alla crisi finanziaria sopraggiunta nel 2008, in quanto a fronte di una uscita di denaro da un Paese (es.Italia) verso un altro (es.Germania) per il pagamento ad esempio di merci importate vi era un trasferimento in senso opposto (es.dalla Germania verso l'Italia) a fronte di prestiti interbancari (da banche tedesche a italiane) o per l'acquisto di titoli di Stato o altro ancora. I movimenti in entrata ed in uscita si compensavano e la bilancia dei pagamenti dei Paesi era in equilibrio. Poi con la crisi sono sopraggiunte motivazioni che hanno portato a divari sempre crescenti in quanto sono venuti a ridursi sensibilmente i movimenti finanziari, in parte rientrati in seguito ma recentemente aumentati nuovamente.

Ma quali problemi crea questo divario? In sostanza nessuno, non c'è alcun limite superiore o inferiore ai valori a credito o a debito. Quindi la banca centrale tedesca può proseguire a registrare in ulteriore aumento del suo saldo TARGET e viceversa a debito quello della Banca d'Italia.
Emergerebbe un problema, o meglio una perdita, se un Paese uscisse dall'eurozona e non si rifiutasse di pagare l'importo a debito, ad esempio se l'Italia fosse uscita dall'eurozona a fine 2015 e si fosse rifiutata di pagare al resto dei Paesi dell'Eurosistema i 248 mld di euro di passività. In quel caso si registrerebbe una perdita a bilancio per le banche centrali rimanenti in ragione della loro quota di partecipazione alla Banca Centrale Europea.
La questione era stata posta in primo luogo dall'economista tedesco Hans Werner Sinn proprio nel periodo in cui le divergenze si fecero rilevanti, ma la sua stessa banca centrale gli rispose prontamente smentendo le sue osservazioni critiche.
Se qualcuno avesse desiderio di documentarsi, qui trova la pagina dedicata all'argomento redatta dal Prof.H.W.Sinn:

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Tutta la pagina e la documentazione è in lingua tedesca ma è possibile trovare numerosi articoli e documenti sia del Prof.Sinn che di altri anche in lingua inglese.

Personalmente ritengo inconsistenti le preoccupazioni e le grida di allarme che qualche media o blog lanciano, guardando crescere i divari tra le diverse posizioni debitorie e creditorie delle banche centrali. E' semmai di (inutile) utilità per gli oppositori dell'euro per tentare di dimostrare uno degli scompensi causati dall'euro, considerazione infondata in quanto ciò che conta per un Paese è la situazione della Bilancia dei Pagamenti complessiva con il resto del mondo, non quella relativa ad una sola parte.