giovedì 11 settembre 2014

Perchè sarebbe utile introdurre i minijob in Italia

In questo periodo si sente spesso parlare di modificare l'attuale normativa sul lavoro, magari copiando modelli in vigore presso altre nazioni quali Spagna e Germania. Non voglio per il momento entrare nel merito se sia meglio il modello spagnolo, tedesco o altro, oppure se non sia il caso di individuarne uno nuovo, ovvero un cosiddetto modello 'italiano'.

Voglio dedicare questo articolo nuovamente agli ancora famigerati (perchè incompresi) contratti minijob che spesso vengono indicati come mezzo per sfruttare la manodopera a basso prezzo. Anche se ho già parlato in precedenza di questo tipo di contratti, credo sia il caso di fare un riassunto per smentire molti luoghi comuni ancora diffusi, per spiegare perchè furono introdotti nel 2003 (anche se sarebbe più preciso dire modificati) e perchè dal mio punto di vista sarebbero utili anche da noi.

Se si domanda cosa sono i minijob facilmente l'interlocutore risponderà che sono contratti che prevedono compensi da 400 o 450 euro mensili (a seconda se fa riferimento al tetto previsto nel 2003 o al suo aumento dal 2013), defiscalizzati, decontribuzionalizzati e che non prevedono per il percettore alcuna copertura assicurativa.
In realtà non è così.

I minijob sono contratti atipici che riguardano lavori marginali (o secondari), occasionali e spesso a tempo determinato. Sono atipici perchè prevedono un monte ore inferiore anche rispetto ai lavori part-time e che godono di particolari agevolazioni fiscali e contributive a patto che l'importo corrisposto non superi i 450 € mensili o i 5.400 € annuali. Quindi un minijob può avere come compenso 450 € al mese oppure meno: 400, 370, 230, etc...
In numero di ore massimo non è stabilito per legge (a differenza di quanto era previsto prima della riforma del 2003), è oggetto di accordo tra le parti, ma normalmente non supera le 15÷20 ore settimanali per compensi al limite dell'importo massimo (450 €) o di poco inferiori.

Sono poi atipici perchè non riguardano i lavori ordinari (impiegato, operaio) per i quali sono previste le tipologie regolari di contratto in vigore praticamente dappertutto (anche da noi) come i contratti a tempo determinato (Befristetes Arbeitsverhältnis) o indeterminato (Unbefristetes Arbeitsverhältnis); a tempo pieno (Vollzeit) o part-time (Teilzeit); con compenso fisso mensile (lordo - In Germania non si fa mai riferimento al compenso netto) o a tariffa oraria (Tarifvertrag), che viene utilizzato quando è previsto un monte ore flessibile.
Si può essere assunti direttamente dalla azienda o tramite una agenzia di lavoro interinale.

Per quei 'lavoretti' che prevedono un numero basso di ore e/o di durata e che non è il caso di farle rientrare in una delle tipologie sopra menzionate, ecco allora che può far comodo il minijob.
Esempio, se un panificio ha necessità di avere un aiuto per l'orario di punta e se questo dovesse essere di 3 ore giornaliere per 6 giorni settimanali, si può pensare di offrire 450 euro a fronte delle 72 ore mensili di lavoro prestato.
Oppure un aiuto presso un ristorante solo per il weekend considerando che in Germania il periodo di punta è inferiore rispetto all'Italia in quanto i tedeschi cenano perlopiù tra le 18:30 e le 20:30. Quindi se l'aiuto servisse per due o tre giorni alla settimana e per 2÷3 ore per ciascuna sera, il totale delle ore mensili non sarebbe sufficiente a giustificare un contratto ordinario part-time.
Ma poi ci sono moltissimi altri casi in cui vengono impiegati i minijob, anche presso abitazioni private.

Altro luogo comune da sfatare è che non prevedano contributi nè imposte da pagare. In realtà prevedono sia una imposta fiscale che contributi previdenziali, così come una copertura assicurativa, solo che sono aliquote molto basse.

Perchè furono introdotti?
Intanto va precisato che i contratti atipici per lavori marginali (Geringfügige Beschäftigung) sono presenti dal 1977 ma non erano molto utilizzati per via del maggiore cuneo fiscale previsto in precedenza.
Per capire il motivo della modifica voluta dal governo Schröder con il secondo pacchetto delle riforme Hartz occorre considerare il welfare tedesco che prevede un sostegno economico a tutti i disoccupati e a tempo indeterminato. Dato che un sistema del genere comporta costi elevati e rilevato a suo tempo che non pochi disoccupati in realtà svolgevano saltuariamente 'lavoretti' non dichiarati e quindi pagati 'in nero', cosa che per l'ufficialmente disoccupato risultava conveniente perchè sommava all'indennità percepita un ulteriore compenso ma per il sistema assistenziale un costo che poteva essere ridimensionato, il governo Schröder pensò bene di ridurre il carico fiscale e contributivo previsto per questa tipologia di contratti favorendone così la loro diffusione e contestualmente prevedendo sanzioni pesanti per chi pagasse irregolarmente un lavoratore. In questo modo il datore di lavoro non ha più convenienza a pagare 'in nero' e il percettore di questo compenso non ha più possibilità di sottrarlo agli uffici competenti che possono così fornirgli un sussidio scontando la somma percepita con il minijob.
Questo ha così comportato un risparmio per il sistema assistenziale.

Concludo il riepilogo rammentando che seppur in numero apparentemente elevato (circa 7 milioni e mezzo), i percettori di minijob sono perlopiù lavoratori che hanno già un contratto (e un lavoro) ordinario a cui fa comodo lavorare qualche ora in più e ricevere un compenso extra, donne a cui fa comodo lavorare part-time per conciliare famiglia e lavoro, studenti per pagarsi gli studi e pensionati per arrotondare la pensione. Coloro che sono disoccupati e che ricorrono a questi lavori marginali rappresentano una parte ridotta del totale.

Perchè sarebbe utile introdurli in Italia?
A questo punto dopo quanto scritto la risposta può risultare intuitiva.
Noi non abbiamo un sistema di sostegno economico per tutti coloro che hanno perso il lavoro e prevedere una sua introduzione è assolutamente necessario. Dal dipendente che è stato licenziato, al lavoratore autonomo e anche all'imprenditore che hanno dovuto chiudere l'attività.
Se ne è parlato spesso negli anni e quello che ferma la sua introduzione è la stima piuttosto elevata di quanto potrebbe costare allo Stato. Ebbene, dato per scontato che anche da noi esistono numerosi 'lavoretti' e che questi normalmente vengono retribuiti irregolarmente (in nero) se si copiasse la ricetta Schröder potremmo spingere chi offre un lavoro marginale a dichiararlo e il compenso scalarlo dall'assegno di disoccupazione. In questo modo il costo complessivo del sistema che si andrebbe a scegliere risulterebbe sensibilmente inferiore e si potrebbe attuarlo con maggiore facilità, ovvero con un minore impegno finanziario.


Occorre rendersi conto che i lavori marginali sono presenti ovunque perchè necessari, da noi come in Germania o altrove, la differenza è che con i minijob i tedeschi li hanno fatti emergere alla luce del sole mentre qui sono nella maggior parte nascosti.