domenica 19 agosto 2018

Perchè difendo i Benetton

Oliviero Toscani ha affermato che "gli Italiani sono un popolo di frustrati e infelici pieni di cattiveria e livore."
Concordo.
Sono anni che una parte consistente della popolazione cerca un soggetto verso cui scaricare le proprie insoddisfazioni. Una volta la UE, una volta la Germania, una volta i migranti (in particolare quelli provenienti dall'Africa). Oggi una famiglia che ha la 'colpa' di detenere il pacchetto azionario di maggioranza relativa di una società che a sua volta detiene la quasi totalità delle azioni della società che gestisce gran parte della rete autostradale italiana.

Premessa: io non ho mai condiviso l'assegnazione a privati della gestione delle autostrade ed in merito alla tragica vicenda se verranno accertate gravi responsabilità da parte di chiunque costoro meriterebbero l'ergastolo! Ma solo dopo un regolare e civile processo che stabilisca al di là di ogni ragionevole dubbio le colpe.

Questo è alla base dello Stato di Diritto!

In questi giorni sono stati scritti fiumi di inesattezze e di affermazioni prive di fondamento, il tutto per alimentare quel clima di rancore, di frustrazione, che caratterizza oramai da tempo la società.
I ponti cadono, purtroppo, non è sempre possibile prevenirlo. Gli interventi di manutenzione sono indispensabili, fondamentali, ma non sufficienti ad impedire un loro collasso. I fatti ci dicono che non c'è differenza tra opere sotto il diretto controllo pubblico e quelle gestite da società private. A marzo dello scorso anno crollò un ponte lungo la A14, tratta gestita da Autostrade per l'Italia, provocando 2 vittime. A ottobre del 2016 però crollò un cavalcavia causando una vittima lungo la statale 36 del Lago di Como, strada gestita dall'Anas e sempre di competenza Anas un altro cavalcavia nel cuneese lungo la tangenziale di Fossano nell'aprile del 2017, fortunatamente senza provocare vittime ma schiacciando una vettura dei Carabienieri. Di competenza Anas anche il viadotto crollato in Sicilia sulla statale 121 poco dopo l'inaugurazione nel gennaio 2015.
E questi solo per citare gli episodi più recenti e sempre rimanendo in ambito nazionale perché se si guarda anche all'estero i ponti - ahimè - crollano dappertutto. E non perché azionista della società che li ha in gestione è un privato e di nome fa Benetton.

In questi giorni si sono affacendati soggetti che fino al giorno prima non sapevano nemmeno cosa fosse uno strallo oppure attraverso quali strumenti - e come - sia possibile determinare le condizioni della infrastruttura ma che ha già sentenziato cause e responsabilità. La Procura competente stessa si affiderà ad un gruppo di esperti, ma per il governo in carica non si può attendere che costoro svolgano le indagini e determinino le eventuali responsabilità, serve un colpevole! Uno da dare in pasto alla folla che chiede, anzi pretende, la testa di qualcuno.
Alcuni ministri hanno parlato di 'difesa degli interessi e della sicurezza' del popolo. Dicono di parlare a nome del popolo. I Benetton non fanno parte del popolo? Per loro no. Se fate caso tra le righe delle loro affermazioni si noterà che per costoro il popolo è costituito da quelli che stanno al livello inferiore della condizione economica. I benestanti e ancor di più coloro definiti ricchi sono al di fuori. Sembra di essere tornati indietro di decenni alle famigerate lotte di classe.
I Benetton quindi sono responsabili non perché amministratori della società che ha in gestione le autostrade, ma in quanto azionisti di un terzo scarso di quella che possiede l'88,06% della concessionaria.

Ecco piovere una raffica di inesattezze a cominciare dal presunto 'regalo' che sarebbe stato fatto loro dal governo Prodi nel 1999 che decise di trasferire a privati la gestione fino ad allora di competenza dell'IRI. Un 'regalo' da 2,5 miliardi di euro, per l'esattezza 4.911 miliardi di lire, per acquistare nemmeno la maggioranza assoluta, bensì il 30%. Una cordata via società Schemaventotto capitanata dal gruppo Benetton attraverso la società Sintonia e che includeva Acesa (ora Abertis), Fondazione CRT, UniCredito e Assicurazioni Generali. Gli unici a presentarsi. In seguito vi fu una regolare scalata via OPA (Offerta Pubblica di Acquisto) che permise di raggiungere la maggioranza assoluta. Una parte del pacchetto azionario fu poi venduto e la società controllante cambiò denominazione in Atlantia, della quale il gruppo Benetton detiene oggi il 30,25% e che a sua volta questa detiene l'88,06% di Autostrade per l'Italia, società che compensa egregiamente gli azionisti ma anche lo Stato attraverso le imposte ed i diritti di concessione (ad oggi quasi 900 milioni, 885 milioni nel 2017).

Ora, che si contesti la gestione, il livello di condizione delle autostrade, il fatto che il costo del pedaggio sia elevato o che i margini di profitto siano eccessivi ci sta e personalmente mi trova d'accordo sebbene non so quanto meglio potrà essere la gestione o quanto meno cari possano risultare i pedaggi se la competenza tornasse allo Stato, ma addebitare già ora la morte di decine di persone ad una criminale sottovalutazione dello stato delle condizioni dell'opera ai massimi vertici della società, prima ancora di determinarne le cause del crollo o addirittura incolpando anche e solamente coloro che detengono il pacchetto di maggioranza della società che a sua volta possiede quello della concessionaria, è davvero inconcepibile, soprattutto quando il governo per bocca del suo premier afferma che "non possono attendere i tempi della Giustizia".
Il 'popolo' ha una testa, il popolo è soddisfatto.

Concludo citando il commento di una imprenditrice veneta dopo aver visto i funerali di ieri:
"Per me quegli applausi sono solamente la conferma che il popolo sceglie Barabba. Sempre."