giovedì 26 marzo 2020

Helicopter Money, è giunto il momento di provarlo?

Nel pieno della emergenza sanitaria dovuta all'epidemia del virus SARS-Cov-2 dobbiamo prepararci anche alle conseguenze economiche a seguito dei provvedimenti adottati dai governi per fronteggiare la situazione, conseguenze che saranno decisamente pesanti tanto da prevedere una crisi maggiore di quelle del 2008 e del 2011, in sostanza sarà la più grave dal dopoguerra.

I governi, le banche centrali di tutto il mondo e le istituzioni dell'Unione Europea stanno predisponendo programmi di intervento per fronteggiare le ricadute sull'economia e le cifre sono elevate, di diverse centinaia di miliardi per le maggiori nazioni europee, di 2 mila miliardi di dollari per gli Stati Uniti.
Saranno sufficienti? E' presto per dirlo, fatto sta che occorre anche considerare le modalità con cui questo denaro verrà immesso. Occorre cioè vedere se le consuete modalità di trasmissione saranno adeguate. Ad esempio, l'acquisto di obbligazioni di aziende private e di titoli di Stato da parte delle banche centrali nazionali e della Banca Centrale Europea sono sì efficaci per fornire liquidità alle banche e aziende ma può non essere sufficiente perché questa crisi coinvolgerà lavoratori dipendenti, famiglie, lavoratori autonomi e piccole aziende che in molte occasioni si vedono negare aiuti da parte degli istituti creditizi per carenza di garanzie. Occorre quindi un intervento diretto, magari da parte dello Stato, verso queste categorie più deboli. Come? Ad esempio prendendo in considerazione una ipotesi di politica monetaria straordinaria formulata mezzo secolo fa.

Helicopter Money
Si tratta di uno strumento di politica monetaria teorizzata dall'economista Milton Friedman nel 1969 nell'eventualità che le consuete operazioni ordinarie non fossero sufficienti. L'espressione rendeva l'idea: come lanciare denaro da un elicottero!
In pratica il denaro creato dalle banche centrali giungerebbe direttamente ai cittadini senza intermediari come avviene oggi attraverso il sistema bancario.
Per fare un esempio basta citare il caso europeo in cui l'Eurosistema, ovvero la BCE assieme alle singole BCN (banche centrali nazionali), acquista titoli di Stato in cambio di denaro, denaro che le banche cercheranno di utilizzare attraverso prestiti alla clientela in quanto questo da solo non genera reddito e per le banche è come per una azienda produrre i beni tipici per poi tenerli a magazzino. Altri strumenti poi a disposizione delle banche centrali sono i tassi di interesse e altre operazioni che comunque hanno lo scopo di fornire liquidità ma con il minimo comune denominatore di non giungere direttamente a famiglie e imprese.
Questo strumento ipotizzato da Milton Friedman invece prevederebbe il passaggio diretto, semmai gestito attraverso i governi, a prescindere dalla capacità di restituzione dei destinatari in quanto sarebbe un trasferimento a fondo perduto.

Occorre dire che se da una parte in questi decenni, cioè da quando Friedman fece questa proposta, ad oggi molti economisti si sono mostrati scettici sulla sua utilità preferendo strumenti ortodossi, dall'altra è fondamentale rendersi conto che questa crisi è decisamente non solo diversa perché non derivante dal ciclo economico, ma è anche una crisi dalle dimensioni decisamente elevate, tanto da poterla paragonare a quella di una guerra. Ecco perché è il caso di prendere in considerazione strumenti cosiddetti non convenzionali ed eccezionali.
E' necessario che lavoratori e famiglie non debbano pagare a caro prezzo una crisi che non dipende da loro o comunque da fluttuazioni economiche ma da una crisi esterna di carattere sanitario.

Eventualmente si potrebbe anche prendere in considerazione una prima soluzione intermedia se la creazione di denaro attraverso questa soluzione dovesse far storcere il naso agli economisti, si potrebbe infatti ipotizzare un anticipo ai governi da parte delle banche centrali di quanto da queste dovuto annualmente tra imposte e parte degli utili netti.
Ad esempio la Banca d'Italia dall'esercizio 2018 ha dato al governo italiano quasi 7 miliardi, costituiti da 1,155 miliardi in imposte e 5,710 miliardi di euro in utili netti spettanti a termine di altre destinazioni (fondo rischi, dividendi etc...). Si potrebbe ipotizzare che la Banca d'Italia anticipi alcune annualità al governo italiano e nei prossimi anni questo rinunci ad incassare imposte e utili di sua competenza fino a restituzione dell'ammontare complessivo ottenuto. Supponendo un prestito corrispondente a 5 se non addirittura 10 anni il governo potrebbe disporre rispettivamente di circa 35 o 70 miliardi da utilizzare esclusivamente a favore di famiglie e imprese in difficoltà e che non possono accedere attraverso il normale sistema creditizio.
Questo prestito avrebbe il vantaggio di non dipendere dall'umore o comunque dalla fiducia degli investitori e consisterebbe in qualche modo in una partita di giro differita nel tempo tra governo e banca centrale.

Comunque sia è assolutamente necessario predisporre piani di intervento dalle dimensioni eccezionali oltre che adeguate perché diversamente si rischiano, soprattutto per l'economia italiana, conseguenze a dir poco disastrose tenuto conto che quest'anno il settore turistico subirà un deciso crollo e lo stesso per il commercio estero con conseguenze sugli investimenti privati dato che in queste condizioni ben poche attività intenderanno investire.
Considerando che il PIL medio trimestrale italiano è di circa 440 mld, stimando un calo anche solo di un terzo ne deriverebbe che la cifra annualizzata comporterebbe una recessione attorno al 10% del PIL. Questo ad essere ottimisti ed in assenza di efficaci misure intraprese.