lunedì 29 agosto 2016

Il TTIP è morto, viva il TTIP!

La notizia diffusa ieri in cui il vicecancelliere nonché ministro dell'Economia della Germania Siegmar Gabriel (SPD), durante una intervista rilasciata all'emittente televisiva tedesca ZDF, ha affermato che il trattato per il libero scambio tra Stati Uniti e Unione Europea, noto con la sigla TTIP, è di fatto fallito, non è dì per sé una novità. Da mesi già si ipotizzava un suo fallimento, almeno per quest'anno, nonostante sia un accordo promosso dalla amministrazione Obama e sul quale lo stesso auspicava una sua positiva conclusione prima dello scadere del mandato presidenziale.
Sebbene in linea di principio un trattato di questo genere sia auspicabile al fine di favorire gli scambi commerciali tra le due grandi aree geoeconomiche, va detto che le trattative sono state sin dall'inizio molto contrastate in quanto Stati Uniti ed Unione Europea hanno diverse legislazioni e standard inerenti le caratteristiche di molti prodotti, non solo quelli alimentari.

La notizia, quella vera, di ieri è stato semmai il corollario che il ministro tedesco ha fornito a margine, ovvero che su 27 aree tematiche diverse e dopo ben 14 round di incontri tra le due delegazioni, non si è giunti ad un solo accordo! Ed il motivo il ministro lo dice testualmente senza remore: "Die Verhandlungen mit den USA sind de facto gescheitert, weil wir uns den amerikanischen Forderungen natürlich als Europäer nicht unterwerfen dürfen.". [I negoziati con gli USA sono di fatto falliti, perché come europei non possiamo sottostare alle richieste americane.]

Capito?

Qui siamo di fronte ad una serie di richieste avanzate dalla delegazione USA secondo cui quella europea dovrebbe sottostare! Prendere o lasciare.
Già nei mesi precedenti lo stesso ministro Gabriel aveva espresso perplessità in quanto aveva notato una certa rigidità da parte americana nel venire incontro alle rimostranze europee circa i nostri standard che sono diversi (e aggiungo, migliori!) di quelli presenti da loro.

E la posizione del nostro governo?
Il ministro che sta seguendo con più attenzione l'evolversi delle trattative è quello dello Sviluppo Economico Carlo Calenda che ieri ha così commentato a caldo su Twitter:


Di fronte all'evidenza dei fatti emersa dalle dichiarazioni di Siegmar Gabriel, il ministro Calenda non ha potuto fare altro che prendere atto della realtà, ovvero che le trattative non proseguivano su nessun punto ("offerta US insufficiente").
Quello che però a me personalmente ha urtato, è il fatto che lo afferma apertamente ora, mentre prima sembrava che i negoziati andassero avanti seppure con qualche difficoltà e con perplessità solo legate alla tempistica. Questo l'articolo apparso sull' Huffington Post dello scorso 5 Luglio:


.Sebbene condivido la posizione del ministro, come della UE, di giungere ad un accordo con gli Stati Uniti per creare un'area di libero scambio, prospettiva che rappresenterebbe una opportunità per le nostre imprese, non sono di certo favorevole a barattare regole, standard di sicurezza o altro, per ottenerlo e chiedo come cittadino di essere costantemente e correttamente informato circa i dettagli di un accordo che avrà una influenza di non poco conto per la nostra economia ed in quella alimentare in primis. Un settore costituito da molteplici piccole realtà imprenditoriali che si troveranno a competere con multinazionali.

Sono stufo di leggere quindi dettagli significativi, o dalla stampa estera o da rivelazioni di ministri stranieri, voglio essere informato dai ministri del mio governo e voglio esserlo adeguatamente ed in maniera trasparente.

Non è possibile che il nostro Paese sottoscriva trattato dopo trattato in maniera superficiale senza valutare le conseguenze, per poi rinnegarlo parzialmente o chiedere deroghe il giorno dopo come è il caso del Fiscal Compact, che prevede la riduzione del debito pubblico ma che la stiamo rinviando da oramai due anni. Oppure del Bail-in, che poco prima di entrare in vigore formalmente quest'anno è stato messo in discussione all'indomani della sua applicazione nel salvataggio delle oramai tristemente famose quattro banche: Banca Etruria, Banca Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti.

Pertanto al ministro Calenda l'invito, una volta riaperte le trattative, di essere come governo italiano trasparente verso noi cittadini, illustrando con chiarezza e sincerità gli sviluppi e senza barattare in nome dell'accordo gli interessi delle aziende italiane, cosa purtroppo già avvenuta in passato attraverso accordi condotti dall'Unione Europea ma con l'approvazione di molti nostri rappresentanti al Parlamento Europeo, nelle singole delegazioni o nel governo stesso (v.eliminazione dazi dell'olio tunisino o la riduzione per prodotti ortofrutticoli dal nord Africa).

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