sabato 13 agosto 2016

Austerità, deficit pubblico e regole UE

Ieri in un social forum mi sono imbattuto in una discussione a tratti un po' accesa tra l'economista Veronica De Romanis ed alcuni commentatori, a seguito della sua affermazione che, mentre l'Italia ha registrato una crescita nulla nel secondo trimestre di quest'anno, la Spagna invece ha segnato un +0,7% nonostante le misure di austerità che ha intrapreso e sta intraprendendo.


Apriti cielo! Sono subito piovute repliche alquanto critiche a questa sua posizione. Il che ci sta, ci mancherebbe, in fondo i social forum hanno proprio questo scopo altrimenti che social forum sarebbero (social forum = luogo di discussione sociale)! No, la questione semmai sono i toni usati da qualcuno, il che (purtroppo) da una parte fa parte del 'gioco', in mezzo a tanti che discutono per scambiare opinioni, ragionare, informarsi, criticare, c'è chi invece ne approfitta per insultare e dare sfoggio di maleducazione e di arroganza.
Ma non credo che alla Prof.ssa De Romanis questi episodi, per quanto spiacevoli, pesino più di tanto, sa bene come chiunque che per quanto fastidiosi bisogna metterli in conto. Penso che dia invece più tristezza vedere come molti, anche rimanendo entro i limiti della buona educazione, preferiscano sfoggiare una scarsa conoscenza degli argomenti trattati ma soprattutto la non disponibilità a voler comprendere, ad informarsi, in questo caso da chi, come la Prof.ssa De Romanis, la materia la studia e la tratta quotidianamente per mestiere. Si può poi tranquillamente dissentire da quelle che sono le sue valutazioni, le sue formulazioni su uno specifico argomento, ma il rispetto per la persona e la sua professionalità non dovrebbero mai mancare. Ed il rispetto include anche la conoscenza, se non dettagliata quantomeno sufficiente, circa l'argomento in questione. Quello di ieri, che poi viene trattato frequentemente, è la famigerata austerità ed il deficit pubblico, un deficit per alcuni poco concesso all'Italia da parte della Commissione Europea, al contrario della Spagna a cui secondo costoro ne viene invece concesso anche troppo, motivo per cui loro possono crescere a tassi dello 0,7% e noi invece rimaniamo fermi.
Vediamo come stanno le cose.

Il saldo (di bilancio) strutturale
Generalmente molti che leggono i dati di bilancio dei vari governi e guardano al deficit non comprendono perché noi siamo vincolati al rispetto di valori considerati molto restrittivi e ad altri (es.Spagna) è permesso avere deficit invece molto alti rispetto al PIL.
La risposta è perché non è quello il deficit sul quale la Commissione Europea basa le sue considerazioni, bensì a quello strutturale che deriva dal saldo di bilancio strutturale, cioè corretto per il ciclo economico e al netto delle misure una tantum.
Se prendiamo un qualsiasi Paese e lo inseriamo in un contesto in quel momento privo di particolari influenze esterne, esso avrà il governo, o più precisamente le varie amministrazioni pubbliche, sostenere delle spese da coprire con altrettante entrate. Normalmente nessun governo si pone come obiettivo un avanzo perché questo rappresenterebbe paradossalmente una inefficienza perché nel settore pubblico i risparmi sono tali, risparmi indesiderati, pertanto in una situazione del genere si provvede o ad un aumento della spesa in favore dei cittadini con nuovi o migliori servizi oppure ad una riduzione delle entrate attraverso un taglio della fiscalità.
Questa situazione di avanzo si è riscontrata ad esempio in Germania l'anno scorso e anche in Spagna nel 2007, quando il Paese iberico cresceva a ritmi superiori a quelli previsti.
Prima di affrontare il saldo strutturale vediamo il caso opposto, ovvero quando quel Paese affronta una crisi esogena che lo porti in recessione, quello che è avvenuto un po' dappertutto nel mondo nel (e dal) 2008.
L'economia rallenta, le entrate fiscali diminuiscono, si perdono posti di lavoro e aumentano le spese per il welfare, per interventi cioè di politica sociale a favore di chi a causa della crisi viene a trovarsi in difficoltà.

In ogni nazione sono presenti degli stabilizzatori economici, che in economia sono degli elementi di politica fiscale che contrastano in parte le fluttuazioni economiche, sia in un senso che nell'altro. Le imposte (soprattutto se ad aliquote progressive) e le indennità di disoccupazione rappresentano quelli principali.
Quando l'economia procede bene, è in crescita, una diminuzione della disoccupazione e della povertà comporta una riduzione delle spese per il welfare attraverso le sopracitate indennità. Viceversa in presenza di una recessione aumentano le spese per sostenere il reddito dei cittadini che perdono il lavoro e si riducono le entrate fiscali.
Quindi appare evidente che interpretare immediatamente un aumento del deficit come una manovra di tipo keynesiano attuata da parte del governo è errato in quanto questo è semplicemente la conseguenza delle variazioni opposte di entrate e uscite monetarie. Inoltre ogni nazione vedrà conseguenze diverse l'una dall'altra e questo perché ogni nazione ha una diversa struttura, una diversa politica fiscale, una diversa politica di welfare. In definitiva uno shock esterno porta a conseguenze diverse sul bilancio pubblico tra Stato e Stato.
Va poi tenuto presente che le conseguenze non si limitano ad un solo esercizio, ad un solo arco di tempo, ma spesso prosegue per più periodi (trimestri o anni)  perché una crisi ha effetti a catena dove attività che non chiudono inizialmente lo faranno poi con conseguenze sull'occupazione che diminuirà progressivamente mentre aumenterà il numero dei disoccupati e questo fino al raggiungimento di una fase di stabilizzazione.
E' quindi del tutto normale che il disavanzo nei conti pubblici possa aumentare per alcuni esercizi così come è stato il caso della Spagna ma anche di altri Paesi.

Output gap
Le regole europee non prevedono che automaticamente al governo che violi i limiti previsti dai trattati (il noto 3% di deficit sul PIL) venga applicata una sanzione, né che quel governo tagli immediatamente la spesa o aumenti le entrate. Purtroppo questa è l'errata interpretazione che fanno molti.
Quello che fa la Commissione Europea per i Paesi aderenti è di calcolare il saldo di bilancio strutturale, che come anticipato è la stima che risulta partendo da quello nominale scorporando ciò che risulta essere legato al ciclo economico oltre alle misure cosiddette una tantum, ovvero quelle entrate e/o uscite che non si ripeteranno.
Senza entrare troppo nel tecnico la Commissione Europea stima quello che sarebbe il reddito (il PIL) potenziale in assenza dei fattori che il ciclo economico (es.la crisi) ha provocato e la confronta con il dato reale, la differenza viene chiamata output gap.

Supponiamo che uno Stato membro registri un tasso di crescita negativa del 2% ed un deficit pubblico del 6%, la Commissione potrebbe stabilire, secondo i suoi calcoli, che se l’economia del Paese in questione operasse al massimo potenziale il deficit strutturale sarebbe del 2%. In questo caso l’output gap, ovvero la percentuale del deficit imputabile alla congiuntura economica, corrisponderebbe al -4%.
In questo caso la Commissione Europea, in considerazione del fatto che le attuali regole europee incluse nei trattati stabiliscono che il deficit strutturale (non quello nominale o reale!) debba essere contenuto entro lo 0,5% del PIL per i Paesi che hanno un rapporto debito/PIL maggiore del 60% e del 1% per gli altri, che quel Paese debba operare una correzione di bilancio pari al 1,5% (non del 5,5%!) e questo non necessariamente in un anno ma anche su più esercizi (solitamente un triennio). Ad esempio potrebbe chiedere a quel governo di effettuare una correzione di bilancio pari allo 0,5% per un triennio.
In ogni caso occorre rammentare che gli Stati possono temporaneamente deviare dall'obiettivo del pareggio di bilancio strutturale, o dal percorso di aggiustamento, nel (solo) caso di circostanze eccezionali, ossia di eventi che sfuggono al suo controllo.
Si tranquillizzino insomma coloro che da una parte si preoccupano di ricevere cartelle esattoriali da Bruxelles per deficit eccessivo e dall'altra invece chi vorrebbe infliggere penali ai governi stranieri. La Commissione Europea ogni volta apre una pratica di infrazione ma prima di tutto valuta la situazione e concorda con il governo interessato le misure da adottare. Finora nonostante il Fiscal Compact, il Six Pack ed il Two Pack nessun governo ha ricevuto sanzioni.

La Spagna
Venendo all'oggetto di discussione di ieri sul social forum, alcuni di coloro che hanno replicato alla Prof.ssa De Romanis dovrebbero leggere il rapporto della Commissione Europea che la stessa ha stilato come ogni anno nel mese di Novembre nei riguardi della Spagna come di tutti gli altri Paesi membri dell'Unione Europea e guardare la stima dell'output gap e le misure che la Commissione stessa chiede al governo di Madrid per rientrare nei parametri previsti.
Alla Spagna sono state richieste misure di riduzione del differenziale tra il deficit strutturale stimato e quello ammesso dai trattati ed il governo lo sta attuando sebbene non sia semplice rispettarlo alla lettera. La correzione viene poi inserita nel bilancio nominale di previsione, ad esempio per l'anno 2015 la Commissione Europea aveva concesso un deficit nominale del 4,8%, quello effettivo è stato del 5,1%. La Commissione Europea valuterà le ragioni e nel caso chiederà al governo spagnolo ulteriori misure. L'economia spagnola in ogni caso sta crescendo a tassi apprezzabili, la disoccupazione scende sensibilmente e quindi l'output gap si riduce man mano di conseguenza e così sta facendo anche il deficit (meno disoccupazione = meno spese di welfare).
Chi contesta che la Spagna non stia applicando alcuna (o poca) austerità dovrebbe informarsi circa le misure intraprese per ridurre o contenere alcune voci di spesa iniziando con:


disponibile all'indirizzo internet del Ministero dell'Economia dove può trovare anche l'attuazione del Programma di Stabilità:


Mentre per il principio di calcolo del PIL potenziale ed il saldo strutturale, nel sito internet del Dipartimento del Tesoro del nostro Ministero dell'Economia trova questo documento:


Informarsi fa sempre bene, si evitano brutte figure e si da una mano al Paese a crescere.

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