giovedì 18 agosto 2016

Do ut des - Tasse e Spesa Pubblica

Nelle discussioni tra chi ritiene utile aumentare la spesa pubblica con chi al contrario la vuole ridurre al fine di far ripartire l'economia c'è una quasi completa attenzione ai valori, agli importi sia in termini assoluti che in rapporto alla ricchezza prodotta (PIL) piuttosto che alla qualità, cioè ad una proporzionalità tra quanto si paga e quanto si riceve.
Personalmente sono più propenso ad avere amministrazioni pubbliche che trattino il minimo indispensabile e che sia dato al cittadino libertà di scelta individuale verso i servizi che ritiene utili o necessari proposti e gestiti da privati. Tra questo minimo indispensabile a carico del settore pubblico considero la sanità, la sicurezza, la difesa, la giustizia, la cultura e l'istruzione, ma anche il welfare che includa un solo sistema pensionistico di base, cioè garantire a tutti i cittadini una pensione minima delegando invece al privato quella integrativa, un sostentamento verso chi perde il lavoro, sia esso dipendente o autonomo, e inoltre interventi a favore di cittadini che si dovessero trovare in particolari casi di difficoltà economica.

Questa mia posizione non è comunque del tutto rigida, potrei infatti anche accettare un diverso sistema purché sia equo. Insomma, potrei anche prendere in considerazione un livello di tassazione come quello presente nei Paesi scandinavi se in cambio ricevessi i servizi che hanno i cittadini residenti in Scandinavia. Lo Stato a mio avviso dovrebbe fare da (super) controllore, dare da una parte ai privati la gestione di molti servizi ma evitare che questa loro posizione possa tramutarsi in uno sfruttamento della posizione dominante (esempio: compagnie di assicurazione o fornitori di servizi energetici).

Quello che però ritengo importante osservare è la corrispondenza tra costo, attraverso le tasse e le imposte che verso, ed i servizi che come cittadino ricevo in cambio. Certo, non è facile stimare il giusto prezzo di un servizio o ancora di più dell'insieme dei servizi che il settore pubblico mette a disposizione, ma attraverso i confronti con altre realtà è possibile comunque farsi un'idea. In fondo anche stimare il giusto prezzo di una pizza non è semplice senza confronti. O per un caffè. Siamo sicuri che 1 euro per una tazzina di acqua con una piccola parte di polvere di caffè diluita sia un prezzo equo? Se si guarda al solo prodotto certamente no, ma se si considera che in quel prezzo sono ripartiti in proporzione tutti i costi dell'esercente ed un suo margine di guadagno può essere che si possa ritenere tale. In ogni caso il modo migliore e veloce per giudicarlo è confrontarlo con quello di altri esercenti della zona. Se dall'altra parte della strada un concorrente lo vende a meno e magari il gusto è anche più gradevole di sicuro andremo a prenderlo da quest'ultimo.

Così anche nei servizi che offre il settore pubblico il metodo più efficace e veloce per valutarne l'efficacia è quello di confrontarne il rapporto qualità/costo, anche se questo non è sempre semplice visto che a Paesi diversi corrispondono spesso servizi organizzati ed offerti in maniera differente. In ogni caso è abbastanza evidente come oggi la qualità dei servizi che i cittadini italiani ricevono dal settore pubblico non è all'altezza del loro costo. E' sufficiente appunto eseguire qualche confronto per rendersene conto.

La spending review
Lo scopo di una revisione della spesa è quello di fare in modo che ogni servizio fornito dallo Stato o comunque da una amministrazione pubblica sia adeguato al costo. Ottenuto questo, poi si può anche pensare di usare l'importo risparmiato per ridurre la pressione fiscale oppure di aggiungere un nuovo servizio da offrire ai cittadini oppure in alternativa migliorarne uno già esistente. Si pensi alle tante aziende municipalizzate, in particolare a quelle nel settore del trasporto pubblico, ed al risparmio che si ottiene da un loro accorpamento. Quel risparmio può essere usato non solo per ridurre il costo del biglietto ma alternativamente per migliorare il servizio offerto potenziando la rete e/o aumentando le corse.

Il federalismo fiscale
Sono sempre stato a favore di un sistema di decentramento sia amministrativo che fiscale, in cui le maggiori voci vengano ripartite tra le varie amministrazioni (Stato, regioni, comuni), in questo modo per i cittadini è anche più facile verificare come il settore pubblico spende i loro contributi. In Germania ad esempio alcune imposte sono ripartite in percentuali ben definite tra governo federale centrale (Bund), regioni (Länder) e comuni (Gemeinden), mentre altre imposte sono di pertinenza esclusiva di una sola di queste amministrazioni. Naturalmente a questo corrisponde anche una ripartizione delle competenze, ad esempio sono assegnate alle regioni (Länder): l'istruzione, la sicurezza (polizia), la cultura.
Noi abbiamo le regioni a statuto speciale che però creano disagio a quelle confinanti, sarebbe quindi utile rivedere la situazione attuale, non togliendo loro l'autonomia ma dandola equamente anche alle altre regioni responsabilizzandole più di quanto lo sono oggi e riducendo gradualmente nel contempo l'ammontare dei trasferimenti, trasferimenti che dovrebbero rimanere ma non costituire un mancato stimolo alla crescita da parte di quelle meno ricche.

In conclusione la strada da perseguire in primo luogo è l'ottimizzazione della spesa, pagare il giusto per ogni servizio, poterla controllare meglio attraverso il decentramento amministrativo e poter scegliere se introdurre nuovi servizi gestiti dal settore pubblico oppure migliorare quelli esistenti pagando di più.

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