giovedì 11 agosto 2016

Il tanto biasimato surplus della Germania

Se ne parla spesso, se ne parla male = se ne parla spesso male. E' il surplus delle partite correnti o current account in inglese. In tedesco Leistungsbilanz. Il saldo (o conto) delle partite correnti comprende quattro altri saldi (tra parentesi il nome in tedesco):
  1. Saldo merci (Warenhandel)
  2. Saldo servizi (Dienstleistungen)
  3. Il saldo redditi (Primäreinkommen)
  4. Saldo trasferimenti correnti (Sekundäreinkommen)
(Per la descrizione delle diverse voci consiglio di leggere un articolo più ampio riguardante la Bilancia dei Pagamenti scritto dal Prof. Alberto Bagnai, un economista e docente presso l'Università di Chieti-Pescara del quale non condivido gran parte delle sue critiche all'euro, all'Europa e soprattutto alla Germania ed ai motivi per cui le loro aziende oggi esportano così tanto, però devo riconoscere che nelle spiegazioni degli argomenti che insegna è molto chiaro ed efficace.)

La Germania sta conseguendo da alcuni anni un record in termini di surplus delle partite correnti rispetto al PIL e questo viene contestato da molti economisti anche per il fatto che viola un parametro europeo.
Lo scopo di questo articolo è esaminare ora come stanno le cose e anche osservare la questione da un diverso punto di vista da quello fornito dalla maggior parte dei commentatori, smentendo inoltre alcune imprecisioni che vengono dette oltre che descrivere cosa rappresenta in pratica questo surplus e le sue implicazioni.
Vediamo il saldo (o conto) delle partite correnti degli ultimi tre anni:


Il dato dell'anno scorso è decisamente elevato, sia in valore assoluto che in termini percentuali sul Prodotto Interno Lordo che nel 2015 è stato di 3.025,9 mld di euro da cui risulta un rapporto Current account/PIL del 8,5%, ben oltre il limite superiore stabilito dalla Commissione Europea che è del 6%.
Come si può notare la componente maggiore è rappresentata dal saldo merci, mentre i servizi registrano un valore negativo così come il saldo trasferimenti. Ma anche il saldo redditi merita una annotazione in quanto, per quello che rappresenta, un dato di oltre 60 mld è decisamente elevato, pari a poco più del 2% del PIL. Il saldo redditi infatti esprime la differenza tra i redditi da lavoro e da capitale conseguiti all'estero da soggetti residenti in Germania e quelli conseguiti in Germania da residenti stranieri. Va precisato che la quasi totalità di questo ammontare è costituito da redditi vari da investimento (Vermögenseinkommen). La somma del PIL con i redditi netti dall'estero (o RNE), in questo caso con i 60 ed oltre mld di euro della Germania, costituisce il Prodotto Nazionale Lordo (PNL = PIL + RNE). Nel 2015 il PNL è risultato quindi ben maggiore del PIL, infatti il PIL è stato di 3.025,9 mld di euro ed il PNL di 3.091,3 mld, segno di un Paese altamente in salute.
Considerando che i servizi ed i trasferimenti netti dall'estero compensano questo importo, possiamo quindi concentrarci sulla componente determinante, ovvero il saldo merci.

Credo sia intuitivo comprendere che un Paese che consegue un alto livello di surplus si arricchisca, al contrario di uno che vede invece un forte deficit e questo all'interno di un'area economica che condivide la stessa valuta può rappresentare, o anzi rappresenta davvero una disfunzione. Ecco perché la Commissione Europea ha stabilito dei limiti in termini di surplus e di deficit delle partite correnti in rapporto al PIL, rispettivamente +6% e -4%.
Questo parametro, va precisato, rientra in un elenco di ben 14 parametri che la Commissione stessa ha stabilito all'interno del più ampio Patto di Stabilità e Crescita con lo scopo di consentire una crescita il più possibile uniforme (o se si preferisce il meno difforme) tra le economie dei Paesi aderenti all'Unione Europea.
L'elenco originale in lingua inglese tratto dal sito della Commissione Europea è il seguente:


Sono sottolineati i parametri che Germania (in blu) e l'Italia (in verde) non stanno rispettando. In dettaglio la situazione che la Commissione Europea ha rilevato a fine 2015 per i due Paesi è la seguente: 



I parametri che vengono contestati in quanto non rispettano o non rientrano  nei limiti previsti sono quelli evidenziati nella tonalità più scura. Come si può vedere ambedue i Paesi hanno più parametri in contestazione, non da ultimo il debito eccessivo.

Perché la Germania non viene mai sanzionata?
Questa è una accusa che viene spesso ripetuta, però è priva di motivazione per il semplice fatto che una sanzione non è prevista! Per essere precisi è prevista sì una sanzione, ma solo se il Paese in oggetto non accetta o non rispetta le indicazioni che giungono dalla Commissione Europea per uscire dalla procedura di infrazione e queste indicazioni sono spesso delle azioni concordate insieme ai governi. Nel caso della Germania ad esempio, per quanto riguarda l'eccessivo surplus, il governo tedesco ha concordato delle misure atte a ridurlo però non è così semplice come può apparire. Ma prima di vedere questo aspetto completiamo l'informazione relativa all'iter che viene adottato dalla Commissione Europea.
Quando un Paese è in infrazione perché disattende uno o più parametri di quelli previsti, la Commissione Europea avvia una fase cosiddetta di "allerta" e mette sotto esame il Paese questione. Per ciascun parametro la Commissione assegna una categoria in base alla situazione di gravità in cui si trova:
  1. No imbalance (nessuno squilibrio)
  2. Imbalances (squilibrio)
  3. Excessive imbalances (squilibrio eccessivo)
  4. Excessive imbalances with corrective action (Excessive Imbalance Procedure, EIP) (Squilibrio eccessivo con azione correttiva)
Ogni anno nel mese di Novembre la Commissione Europea predispone una situazione (un report) per ciascuno Stato membro che si trovi a disattendere uno o più parametri, questo report poi viene messo al vaglio dei ministri finanziari che lo discutono, danno un loro parere e discutono le azioni che intendono intraprendere per uscire dalla situazione:


Se le azioni non avessero successo se ne vagliano altre che vengono sempre discusse insieme.
Per coloro che invocano una sanzione nei confronti della Germania perché la vogliono punita per essere troppo competitiva, suggerirei di stare tranquilli perché nell'ordine di gravità noi siamo più esposti, ovvero più vicini a ricevere una sanzione, sanzione che come scritto precedentemente non viene applicata perché il nostro governo discute costantemente con la Commissione Europea misure atte a rientrare dagli squilibri. Chiudo questa parte facendo presente che un po' tutti i Paesi ad oggi si trovano ad avere squilibri macroeconomici:


Come si vede dallo schema l'Italia si trova in una posizione di non deficit eccessivo (al momento stiamo rispettando i limiti concessi dalla Commissione Europea), ma di eccessivo squilibrio per alcuni parametri, primo fra tutti il rapporto Debito/PIL.
La Germania invece si trova in una posizione di squilibrio in merito ad alcuni parametri ma ancora non giudicati eccessivi (Excessive imbalances). Croazia, Francia e Portogallo si trovano addirittura nella condizione sia di squilibrio di alcuni parametri macroeconomici che di deficit eccessivi.

Ma la Germania cosa fa per ridurre il surplus?
Il surplus commerciale non è come un avanzo di bilancio pubblico, è semplicemente un valore contabile che è dato dalla differenza tra quanto migliaia di attività vendono all'estero e quanto altrettante migliaia importano, attività che non sono le medesime infatti ci possono essere aziende che importano o che esportano solamente. Questo in risposta a chi propone che una parte di questo surplus la Germania lo distribuisca agli altri Paesi. Ammesso di voler distribuire ad esempio i 75 mld di euro di eccessivo surplus (quello oltre il 6% del PIL stabilito) dove si vanno a prendere? Si tassano le aziende che esportano? Si tassano un po' tutti? Di sicuro non nelle casse nel governo perché non è li che finisce il surplus.
Più coerentemente la Commissione Europea ha chiesto al governo di Berlino di incrementare gli investimenti ed ha auspicato che anche i redditi aumentino, in maniera da avere un conseguente incremento della domanda aggregata, in questo modo da più consumi si avrebbe un aumento anche delle importazioni. Il governo Merkel, nonostante non allenti di molto i cordoni della borsa in quanto non intende andare a deficit, ha comunque predisposto un piano finanziario che prevede un incremento della spesa pubblica:


Occorre però precisare che recentemente i consumi delle famiglie hanno registrato un tasso di incremento più marcato rispetto al passato, passando dai 2.001 mld di euro del 2011 ai 2.222 del 2015, pari ad un incremento medio del 2,7% annuo. Ha inoltre dato un contributo la decisione di fissare un livello minimo di retribuzione oraria di 8,50 euro dal 01.01.2015 che passeranno a 8,84 euro dal 2017.
Però il governo non ha influenza sulle retribuzioni del settore privato, quella è una questione che riguarda strettamente le parti sociali.

Perché il surplus non si riduce e dove è conseguito?
Qui veniamo probabilmente ad affrontare le domande che più vengono poste e più interessano. La Germania ha recentemente visto variare la sorgente dalla quale trae il suo surplus commerciale (di beni). Se prima era prevalentemente dai Paesi dell'area euro, da un quinquennio le cose si sono invertite, il surplus dall'eurozona è progressivamente calato (anche se rimane elevato) mentre è cresciuto progressivamente quello dai Paesi extra eurozona:


(EWU-Länder sono i Paesi dell'eurozona e sono rappresentati dal colore blu, mentre gli altri da quello grigio. Warenausfuhr e Wareneinfuhr sono rispettivamente le esportazioni e le importazioni mentre Außenhandelssaldo è il saldo commerciale).

C'è una osservazione importante da fare riguardo l'andamento delle esportazioni e delle importazioni. Se guardiamo al dato del 2015 della crescita delle esportazioni e delle importazioni ai prezzi correnti, rileviamo che sono aumentate rispettivamente del 6,4% e del 4%, mentre se li rileviamo in volume, ovvero a prezzi costanti e concatenati, l'andamento registrato è l'inverso con una crescita rispettivamente del 5,4% e del 5,7%. Questo significa che le merci entrate sono aumentate più di quelle uscite in termini di quantità (in volume) ma essendo i prezzi delle seconde diminuite di molto (in particolare le materie prime con il petrolio in testa), in valore l'incremento risulta essere minore e addirittura inferiore a quello delle esportazioni rispetto al periodo precedente.


L'incidenza dell'andamento dei prezzi ed in particolare del calo di quello dei prezzi importati è ben visibile da questo grafico che mostra l'andamento dell'indice dei prezzi dei prodotti sia importati che esportati con base indice 2010:


Come si può notare, dalla metà del 2014 si è via via accentuata una forbice tra i prezzi dei prodotti esportati (linea tratteggiata) e quella dei prezzi importati (linea continua).
E' chiaro che con una spesa inferiore per le importazioni dovuta ad un crollo delle materie prime ed una riduzione, sebbene inferiore, del prezzo anche degli altri beni importati mentre nel contempo quello dei prodotti esportati vede un calo inferiore, la riduzione del surplus si fa più difficile. Se poi aggiungiamo che il calo dell'euro, grazie alle politiche monetarie della Banca Centrale Europea, hanno reso i prodotti made in Germany più competitivi, ne deriva che è un obiettivo alquanto arduo da ottenere.

Un altro fattore che incide sul valore delle importazioni è dato dal notevole incremento di prodotti importati dall'oriente, che sono notoriamente più convenienti in termini di prezzo rispetto a quelli ad esempio europei. Basti pensare che nel 2001 le importazioni dalla Cina ammontavano a soli 20 miliardi di euro, nel 2009 sono arrivate a 56,7 mld e nel 2015 hanno raggiunto i 91,5 mld. Per avere un ordine di paragone, le importazioni dall'Italia nel 2015 sono state di 49 mld. E' evidente come gli oltre 90 miliardi di beni importati dalla Repubblica Cinese hanno sostituito potenziali acquisti da altri Paesi ed in particolare da quelli europei e facilmente hanno contribuito a ridurre l'ammontare di spesa dei beni importati.
In definitiva se non ci fosse stato il calo delle materie prime e quello degli altri beni importati, se non ci fosse stato l'effetto sostituzione dei prodotti (probabilmente) europei con quelli cinesi e se l'euro non fosse calato rispetto alle altre valute incentivando l'export, facilmente il surplus della Germania sarebbe inferiore.

Una considerazione finale
Sebbene io mi rendo conto che un surplus eccessivo può comportare disfunzioni soprattutto all'interno della stessa area valutaria, dall'altro non posso certo concepire che un governo, in questo caso quello tedesco, per ridurre tale eccesso possa adottare misure atte a frenare le esportazioni delle aziende o viceversa favorire le importazioni dall'estero. Questo falsificherebbe il principio del libero mercato ed anziché incentivare gli altri Paesi a migliorare la propria competitività danneggerebbe quelli che lo sono di più.
E' accettabile pensare di favorire investimenti o adottare misure che puntino ad un aumento dei consumi nel Paese più competitivo, così da avere ripercussioni positive anche sulle sue importazioni, ma non certo una qualsiasi azione volta a frenare le vendite delle aziende più performanti.

Nessun commento:

Posta un commento