venerdì 8 settembre 2017

La situazione dei rifugiati in Germania (da Der Spiegel)

Alcuni giorni fa il quotidiano Der Spiegel ha pubblicato una analisi della situazione relativa ai profughi giunti in Germania negli ultimi anni e ha fornito dati che illustrano risultati contrastanti.

Titolo originale: Flüchtlingspolitik in Zahlen

Die Messlatte

(di Susmita Arp, Anna Reimann und Mirjam Schlossarek)



"Lo possiamo fare!" ("Wir schaffen das!") disse la cancelliera Angela Merkel nel momento più critico dell'afflusso di rifugiati (2015). Quali risultati si sono avuti in Germania da allora? Questi i dati dello stato del mercato del lavoro per l'Ufficio Federale per l'Immigrazione e Rifugiati (BAMF - Bundesamt für Migration und Flüchtlinge)

Se la campagna elettorale riguarda i rifugiati, allora riguarda quelli che sono venuti dall'Africa in Italia negli ultimi mesi. Si vuole ridurre il suo numero o comunque non si vuole che in Germania si ripeta un afflusso così elevato come nel 2015.

In ogni caso sarà difficile farlo con chi è già qui. "Ce la facciamo" disse la cancelliera Merkel due anni fa.

Ma che cosa è stato fatto e dove per l'integrazione, il mercato del lavoro, l'istruzione? Come è la situazione dell'alloggiamento? Come procede intanto il processo delle pratiche di richiesta presso l'Ufficio Federale per l'Immigrazione e Rifugiati? E quanti nuovi richiedenti asilo giungono attualmente? In breve: quali numeri ci illustrano la situazione della politica per i rifugiati in Germania?

ARRIVI
Il numero di nuovi arrivi si è talmente ridotto rispetto al 2015 che anche il capo della CSU bavarese Horst Seehofer si è dissociato da quel limite massimo di 200.000 rifugiati che erano stati stabiliti dall'accordo di coalizione in quanto quest'anno i numeri sono molto inferiori. Rispetto al 2015 e 2016 i nuovi arrivi in Germania si sono decisamente ridotti.

Nell'autunno del 2014, il ministro dell'Interno Thomas de Maizière ha dichiarato: "Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale l'Europa non ha mai visto un così numero di rifugiati". Alcuni Comuni tedeschi sono arrivati a raggiungere il limite nel numero delle accoglienze. In ogni caso nei primi sette mesi del 2014 giunsero meno rifugiati in Germania (quasi 98.000) che nello stesso arco di tempo di quest'anno (106.604).

(Arrivi di richiedenti asilo in migliaia di unità)

PROCEDURA DI RICHIESTA ASILO POLITICO
L'Ufficio Federale per l'Immigrazione e Rifugiati di Norimberga decide sulle richieste di asilo e svolge perciò anche per l'integrazione un ruolo chiave. Fino a quando non si è deciso sulla richiesta è molto più duro per queste persone trovare lavoro o un alloggio, molti non hanno accesso ai corsi di tedesco e non possono essere espulsi.

La durata media per definire le pratiche di richiesta dello status di rifugiati è abbastanza lunga e non è facile ridurla nonostante i grossi sforzi svolti. Nel quarto trimestre del 2016 il tempo trascorso dalla presentazione della richiesta alla decisione è stato in media di 8,1 mesi, nel primo trimestre del 2017 è aumentato a 10,4 mesi e nel secondo trimestre addirittura è arrivato a 11,7 mesi. Nell'ufficio di Norimberga giustificano i tempi lunghi per il fatto che erano già presenti da tempo diverse pratiche da definire e dalla complessità di alcune.

(Durata in mesi della pratica di richiesta asilo)

In realtà il numero di procedure aperte è sceso da quasi 385.000 di gennaio 2017 a quasi 130.000 a fine luglio 2017. Secondo l'Ufficio Federale per l'Immigrazione e Rifugiati, la gestione delle domande di asilo effettuate a partire dal 1° gennaio 2017 è molto più veloce - meno di due mesi. Tuttavia questo dato è fuorviante, in quanto le domande che non sono ancora state decise entro la fine di luglio non sono incluse in queste statistiche.

MERCATO DEL LAVORO
Secondo l'Agenzia Federale per il Lavoro nel mese di luglio 2017 erano 492.000 i rifugiati in cerca di lavoro che si sono registrati. Meno della metà di costoro, appena 185.000, risultano ufficialmente disoccupati, il resto partecipa ad esempio a corsi di integrazione (corsi di lingua e principi basilari della Germania) ed a politiche del mercato del lavoro. Il numero dei rifugiati in cerca di occupazione è aumentato negli ultimi mesi a causa dell'elevato afflusso e del numero di rifugiati ai quali è stato riconosciuto tale status nonché del numero di lavoratori dei principali Paesi dei richiedenti asilo.

(I rifugiati dei principali otto Paesi di provenienza nel mercato del lavoro)

Complessivamente gli esperti dell'Istituto di Ricerca del Mercato del Lavoro e della Ricerca Professionale di Norimberga (IAB) ritengono che l'integrazione dei rifugiati nell'occupazione sia almeno simile o, a causa della buona situazione economica, anche leggermente migliore rispetto ai periodi precedenti in cui molti richiedenti asilo sono giunti in Germania. Secondo un sondaggio IAB-Bamf-SOEP, nell'estate ed inverno del 2016 erano occupati il 10% dei rifugiati in età lavorativa giunti nel 2015, il 22% di quelli giunti nel 2014 ed il 31% di quelli arrivati nel 2013. In questo contesto un tasso di occupazione del 50% tra i rifugiati dopo circa cinque anni di permanenza appare realistico.

INTEGRAZIONE NEL MERCATO DEL LAVORO
Numero di migranti forzati che dalla situazione di disoccupazione hanno trovato una prima occupazione:


Tuttavia tali tassi implicherebbero che il numero assoluto di profughi disoccupati sarebbe più elevato nei prossimi anni che negli anni '90 o primi anni del 2000 semplicemente perché sono giunti molti più profughi.

ESPULSIONI E RIMPATRI VOLONTARI
Al 30 giugno 2017 erano 111.000 i richiedenti asilo espulsi, di questi però il 70% godeva di una qualche indulgenza a causa di documenti mancanti, motivi sanitari o perché alcuni Stati tedeschi (Bundesländer) non espellono verso Paesi come ad esempio l'Afghanistan. Sono circa 32.000 quelli costretti a lasciare il Paese. In ogni caso essendo queste richieste contenenti un termine entro il quale si deve lasciare il Paese è difficile relazionarlo all'effettivo numero di espulsioni.
Il numero di espulsioni non è aumentato rispetto allo scorso anno: nella prima metà del 2017 sono state espulse 12.545 persone. A titolo di confronto, nel 2016 le espulsioni sono state 25.375.
Quello che si può dire è che "lo sforzo a livello nazionale" che la cancelliera Merkel aveva richiesto non c'è stato.
Anche il numero dei richiedenti asilo che si sono ritirati lasciando volontariamente il Paese non è aumentato. Anche se questo tema riveste un ruolo essenziale nella politica dei rifugiati, non c'è nessuno stanziamento federale complessivo per i rimpatri volontari. Solo coloro che sono stati assistiti da finanziamenti da parte dei singoli Stati se ne sono andati volontariamente.
Nel 2016 sono state circa 55.000 persone, il doppio di quelle espulse e quest'anno questo dato non è andato migliorando.
Nel primo semestre di quest'anno a fronte di 12.545 espulsioni ci sono stati 16.645 rimpatri volontari. Non sono tuttavia conteggiati coloro che hanno beneficiato di sovvenzioni dei Länder per lasciare il Paese come anche quelli che non l'hanno avuto dopo che la richiesta di asilo è stata respinta con la minaccia di espulsione.

(Le espulsioni nel 1°semestre 2017 per Land)

La stessa tendenza la si può rilevare dai dati dei singoli Länder. Il quotidiano Berliner Zeitung ha scritto, riferendosi all'Ufficio Regionale per gli Affari dei Rifugiati di Berlino (LAF), che da gennaio a giugno 793 persone hanno lasciato volontariamente la città-Stato di Berlino. Secondo le stesse fonti nell'intero anno scorso sono state 1.837 i rifugiati a lasciare Berlino.

Confronto tra partenze volontarie (a sinistra) ed espulsioni (a destra) dei rifugiati per Land nel 2016:



ALLOGGIAMENTO
Quanti rifugiati che sono arrivati nel 2015 vivono ora in una propria abitazione, quanti in comunità e quanti in alloggi di emergenza? Queste cifre non sono disponibili centralmente a livello nazionale, devono essere semmai richieste dai singoli comuni. Una ricerca condotta da Der Spiegel nella primavera del 2017 ha mostrato che c'erano ancora circa 15.000 persone che vivevano in rifugi di emergenza, quasi 55.000 in meno rispetto all'anno precedente.

L'uscita dei rifugiati da palestre, vecchi depositi e caserme è proseguito da allora, anche se lentamente. Esempio: a Berlino, in primavera, più di 13.000 richiedenti asilo vivevano in sistemazioni improvvisate, secondo la LAF a metà agosto erano ancora 9.000.
Procede lentamente la costruzione di alloggi precari dotati di una minima riservatezza. Secondo le informazioni provenienti dalle autorità di Berlino, 2.100 rifugiati vivevano in primavera in tali strutture, nel mese di agosto erano ancora 1.700.

Anche da altri Länder ci sono dati contrastanti: un'indagine condotta dall'agenzia di stampa DPA in Nord Reno-Vestfalia ha recentemente mostrato, ad esempio, che a Dortmund degli 8.237 rifugiati che vivono là, più di 6.800 abitano in appartamenti. Al contrario, la situazione nella capitale del Land, Düsseldorf, dove circa l'80% dei richiedenti asilo vive ancora in alloggi in comune.

CORSI DI INTEGRAZIONE
L'Ufficio Federale per l'Immigrazione e Rifugiati è responsabile non solo per le domande di asilo ma anche per i corsi di integrazione statali in cui vengono svolti corsi di tedesco e conoscenza di base del Paese. Non si nota un significativo incremento del numero dei corsi: secondo l'Ufficio Federale più di 11.000 corsi sono stati fin qui avviati nel 2017 con circa 170.000 nuovi partecipanti. Nel 2016 i corsi sono stati 20.000 con circa 340.000 partecipanti, dei quali oltre ai rifugiati c'erano anche un gran numero di cittadini dell'Unione Europea e cosiddetti vecchi immigrati. Allo stesso tempo, l'anno scorso, sono state rilasciate 534.648 autorizzazioni a frequentare corsi che illustrano così la discrepanza tra offerta e domanda.

Il fatto che ci siano centinaia di migliaia di rifugiati che necessitano di imparare urgentemente il tedesco e che non possono frequentare in tempi brevi un corso suggeriscono un loro potenziamento.
I richiedenti asilo da Siria, Iraq, Iran, Eritrea e Somalia dovrebbero avere accesso ai corsi di integrazione federali grazie alle loro buone prospettive di permanenza. Nel 2016, tuttavia, solo 407.646 persone provenienti da questi quattro Paesi hanno presentato una domanda di asilo mentre da gennaio a fine luglio 2017, da questi Paesi, sono stati solo 52.320.

Tuttavia nel 2016 solo 218.000 siriani, iracheni, iraniani ed eritrei hanno frequentato un corso, molti richiedenti sono quindi rimasti esclusi. Soprattutto i richiedenti asilo afghani non hanno avuto accesso ai corsi di integrazione durante l'esame delle pratiche, anche se l'Afghanistan è uno dei tre paesi da cui provengono maggiormente i profughi ed il 56% delle richieste di asilo di costoro vengono accolte.

Non ci sono dati per i tempi di attesa, il quotidiano Die Welt aveva recentemente riportato che solo il 54% dei partecipanti ai corsi di integrazione possono iniziare le lezioni entro sei mesi, un obiettivo limite di tempo che l'Ufficio Federale si era dato. "La sfida al momento risiede nelle zone rurali dove talvolta non ci sono sufficienti candidati disposti a partecipare in quanto ci possono essere tempi di attesa che non sono né nell'interesse loro né dell'Ufficio Federale." afferma l'Ufficio Federale per l'Immigrazione e Rifugiati.

E anche in termini di successo il bilancio dei corsi di integrazione è piuttosto variegato. Complessivamente, solo il 56% dei partecipanti ottiene il livello desiderato B1 raggiungendo così sufficienti abilità linguistiche con le quali si possono esprimere semplicemente su temi quotidiani.

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