sabato 23 settembre 2017

FACT CHECKING: povertà e precariato in Germania

Ieri mattina (venerdì 22 Settembre) durante la trasmissione Omnibus, condotta dalla giornalista Alessandra Sardoni ed andata in onda sulla rete La7, sono stati citati alcuni dati relativi alla situazione della povertà in Germania oltre a quello sulla precarietà del lavoro. Nello specifico i dati sono stati esposti da un esponente della Lega: Vincenzo Sofo, dati che hanno sollevato perplessità da parte della presente in studio prof.ssa Veronica De Romanis, economista che insegna (se le informazioni sono aggiornate) Politica Economica Europea alla Stanford University a Firenze, all’Università Europea di Roma e alla Libera Università degli Studi Sociali Guido Carli (LUISS) di Roma, competente per quanto riguarda le tematiche che riguardano la Germania avendo scritto due libri indicativi: "Il Metodo Merkel - Il pragmatismo alla guida d'Europa" e "Il Caso Germania - Così la Merkel salva l'Europa" oltre alla sua ultima opera blasfema: "L'austerità fa Crescere - Quando il rigore è la soluzione".
Vincenzo Sofo (al minuto 29) ha contestato parzialmente la rappresentazione della Germania in cui tutto va bene in quanto, riportando dati letti su testate varie, ha affermato che in Germania vi sono 12 milioni di poveri, subito dopo nel ripetersi precisando che si riferiva ai cittadini a rischio povertà (definizioni non sicuramente omogenee), aggiungendo poi che l'occupazione in Germania è sì aumentata ma a favore dei rapporti precari, soprattutto dopo le fatidiche riforme Hartz.
Vediamo allora come stanno le cose prendendo i dati ufficiali ed ai quali aggiungerò qualche breve considerazione.

Popolazione a rischio povertà e poveri
Il dato citato da Vincenzo Sofo, quello però in seconda battuta secondo il quale in Germania vi sono 12 milioni di cittadini a rischio povertà, non è di per sè errato ma occorre vedere a quale definizione fa riferimento perché di classificazioni ve ne sono diverse, addirittura ve ne è una differente secondo la quale i cittadini poveri e a rischio povertà sarebbero addirittura 16 milioni. Ma veniamo al dato a cui verosimilmente l'esponente della Lega si riferiva.
Questo è il risultato in base alla definizione secondo una convenzione statistica UE che considera un cittadino a rischio povertà se ha un reddito netto, dopo eventuali trasferimenti fiscali, inferiore al 60% del reddito mediano. E l'ente statistico federale Statistiches Bundesamt infatti rileva:


In base a questa classificazione, la popolazione a rischio povertà è pari al 15,7% del totale nel 2016 e quindi a circa 12 milioni e mezzo di cittadini.
Da notare come vi siano due dati contrastanti: da una parte i Länder della ex DDR (neue Bundesländer) compresa Berlino che vede il dato in diminuzione e dall'altra i Länder occidentali (früheres Bundesgebiet) che invece hanno un andamento crescente.

Secondo una diversa definizione dell'ente di statistica tedesco, che considera a rischio povertà la persona che rientra in uno dei seguenti criteri, la percentuale sale al 20% (pari a 16 milioni di cittadini):
  • Il reddito netto percepito è inferiore alla prevista soglia (60% del reddito mediano)
  • La sua famiglia è soggetta ad una sostanziale privazione materiale
  • Vive in una famiglia con notevole bassa partecipazione al lavoro (riferito a familiari di età compresa tra 18 e 59 anni)

Quindi l'affermazione di Vincenzo Sofo è corretta, ma non credo di sbagliare se la perplessità espressa dalla prof.ssa De Romanis era riferita più alla prima versione, quella che in forma inesatta dava per 12 milioni i poveri veri e propri.

Una considerazione: questa definizione formale europea è da prendere con le dovute cautele, perché può risultare attendibile per alcune nazioni mentre in altre meno. Vediamo infatti a quanto ammonta attualmente il reddito mediano equivalente in Germania:


Da notare l'andamento dell'indice di Gini, che per quanto non sia altamente affidabile è comunque rimasto pressoché costante attorno al valore di 0,30 (qui indicato per cento a 30,1), migliore rispetto ad altri incluso quello italiano, nello specifico qui sotto dati OCSE per gli anni 2015 o per altri 2014:


Complessivamente (per uomini e donne) il reddito mediano è stato quindi nel 2015 pari a 20.668 euro annui, ovvero a circa 1.722 euro mensili. Secondo la definizione formale è pertanto a rischio povertà chi ha un reddito inferiore al 60% di questo, quindi 12.401 euro (26.041 euro per una famiglia con 2 adulti e due figli di età inferiore a 14 anni):


Lascio giudicare quanto a rischio povertà può essere un cittadino in Germania che ha un reddito netto di 12.401 euro annui (1.033 euro mensili) o di 26.041 euro (2.170 euro mensili) di una famiglia composta da due adulti e due figli sotto i 14 anni, benché di certo non si può dire che in entrambe le situazioni godano di una buona capacità di spesa. Infatti, se si prende in considerazione una definizione più realistica a mio modo di vedere, ovvero un paniere di beni essenziali e li si valorizza, si ha che oggi si deve considerare in condizioni di povertà colui che ha un reddito inferiore a poco meno di 800 euro mensili, soglia questa quindi che separa i cittadini a rischio povertà da quelli effettivamente in condizioni di povertà e questi ultimi ammontano oggi a circa 8 milioni.

E' da osservare che sono crescita sia i salari in termini reali (Reallohnindex):


che il giudizio dei cittadini riguardo la propria posizione finanziaria:


dove coloro che la condiderano molto buona (sehr gut) sono passati dal 8,8% nel 2008 al 11,3% nel 2015. Quelli che la considerano buona (gut) sono passati dal 24,2% al 30,3%. In controtendenza chi la considera relativamente buona (relativ gut) mentre in calo chi ha risposto relativamente male (relativ schlecht) come del resto i meno entusiasti: male e molto male (schlecht e sehr schlecht).
La parte successiva riguarda la domanda su quanto ammonta il costo per l'abitazione: da nessuna incidenza (keine Belastung) a rispettivamente una incidenza media/abbastanza (gewisse Belastung) e pesante (große Belastung).

Chiudo questa parte riportando un dato relativo al 2014 che riguarda la distribuzione del reddito e che può interessare chi si occupa di queste tematiche:


Precarietà del lavoro
L'altra questione che è stata sollevata concerne la tipologia di rapporti di lavoro che si sono avuti recentemente, in particolare è stata posta una obiezione in merito ad un presunto aumento di quelli cosiddetti precari. Vediamo cosa dicono i dati ufficili, come fonte sempre lo Statistiches Bundesamt, l'Ufficio Federale di Statistica:


Come si può vedere, vi è stato un incremento degli occupati a tempo indeterminato negli ultimi 11 anni, ovvero dal 2005, anno in cui si sono concluse le riforme del mercato del lavoro Hartz. In questo periodo l'occupazione stabile è aumentata da 22,138 milioni nel 2005 a 25,641 milioni nel 2016, pari a 3,5 milioni di posti in più, quasi il 16%. Da notare che due terzi di questo aumento ha riguardato le donne:


Questo l'andamentoi per gli uomini:


I contratti di lavoro propriamente atipici sono sì aumentati, ma non certo in maniera esponenziale come ha affermato in trasmissione Vincenzo Sofo, tra l'altro è fenomeno del tutto naturale in una economia in crescita. Sono aumentati sensibilmente i part-time sopra le 20 ore settimanali ma ha riguardato in particolare le donne, alle quali probabilmente può anche andare bene per conciliare gli impegni familiari con quelli di lavoro.

Concludo con una considerazione di carattere politico visto che domani vi saranno le elezioni per il Bundestag. Non mi risulta che abbiano ricevuto particolari consensi i partiti che hanno focalizzato nel loro programma tematiche riguardanti il lavoro, piuttosto vedo un gradimento rivolto più a chi, come AfD, ha puntato su temi più sentiti quali l'immigrazione e la sicurezza. Il candidato Martin Schulz per la SPD, dopo una partenza scoppiettante ha poi visto ridurre il margine che lo separava dalla quasi certa vincitrice Angela Merkel e questo nonostante abbia incluso tra le proposte la "Arbeitslosengeld Q", in sostanza una correzione alla riforma del reddito di disoccupazione introdotta dall'ex cancelliere Gerhard Schröder con la sua Agenda 2010. Insomma, in Germania precarietà del lavoro e povertà sono temi meno sentiti di quanto pensiamo qui in Italia.

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