lunedì 25 settembre 2017

Elezioni in Germania: si sta dando ad AfD troppa attenzione

Le elezioni per il Bundestag in Germania hanno fornito un esito chiaro: ha perso la maggioranza al governo e hanno vinto tutti gli altri, chi più, chi meno. La - quasi - sorpresa è stata Alternative für Deutschland (AfD) che ha conseguito il 12,6% dei voti espressi, cioè il 9,6% degli aventi diritto avendo votato il 76,2% di loro. Quasi uno su dieci insomma, oppure uno su otto se vogliamo considerare solo coloro che hanno espresso la loro facoltà, ma occorre tenere presente che è un voto soprattutto di protesta. AfD infatti è nata come gruppo politico in contrasto alla politica europea ed alla stessa Unione Europea tant'è che AfD vorrebbe l'uscita della Germania. Però fin quando era quello il tema conduttore, AfD non è andata oltre il 4,7% alle elezioni per il Bundestag del 2013 ed il 7,1% alle europee dell'anno successivo dove questo tema era quindi diventato centrale. La strada comunque sembrava spianata per una crescita, invece alle elezioni interne a Kassel nel luglio del 2015 il fondatore Bernd Lucke venne battuto da Frauke Petry, di idee più oltranziste, ed a seguito di questo diede le dimissioni uscendo dal partito. Frau Petry ha incluso nei temi prioritari del partito una posizione anti-islamica e xenofoba. Questo evento causò un calo nei sondaggi i quali davano AfD al 4% dal 6% di poche settimane prima.

Nel 2015 il governo di Angela Merkel aprì le porte ai rifugiati siriani ma AfD fu caratterizzata intanto da ulteriori lotte interne e non seppe approfittarne, infatti il partito rischiò una scissione ed i sondaggi lo davano addirittura al 3% nell'estate di quell'anno. Solo nell'autunno la situazione all'interno del partito si sistemò e le preoccupazioni di molti tedeschi derivanti dal massiccio arrivo di profughi (quasi un milione) fu raccolto dal partito di Frau Petry. Le preferenze raggiunsero già ad inizio 2016 le due cifre percentuali e addirittura in alcuni periodi dell'anno a toccare il 14%. Il resto è storia recente.

Insomma, non è stato tanto il tema europeo ed economico in generale a permettere ad AfD questi consensi, bensì quello dell'immigrazione. Nei Länder orientali, ex DDR, AfD ha ottenuto ieri un successo notevole arrivando a raccogliere un terzo ed oltre delle preferenze espresse come il 35,5% nella circoscrizione Sächsische-Schweiz nel Land della Sassonia (vedi cartina sotto), al confine con la Repubblica Ceca, nonostante la disoccupazione sia in calo ed i redditi continuino a crescere.

Circoscrizioni elettorali 2017
L'esito comunque, come scritto inizialmente, è stato del tutto evidente: l'elettorato tedesco ha espresso in sostanza disappunto per il governo sostenuto dalla Große Koalition e si è diviso, chi appunto dando il voto a AfD, chi invece con i liberali del Freie Demokratische Partei di Christian Lindner, un giovane trentottenne emergente nel panorama politico tedesco, che ha ottenuto il 10,7% delle preferenze. Chi poi ha preferito la Linke, la sinistra, ed i Verdi che comunque hanno visto aumentare le preferenze di circa mezzo punto percentuale ciascuno.
La CDU della cancelliera Merkel e soprattutto la SPD di Martin Schulz non hanno saputo cogliere da una parte i malumori dei cittadini e dall'altra hanno sbagliato strategia nel contrastare AfD, limitandosi a definirli xenofobi, estremisti ed antidemocratici. Non li hanno contrastati a sufficienza nei contenuti, non hanno smontato molte loro false tesi da questi sostenute come i presunti sostegni finanziari della Germania ai Paesi mediterranei.

La cancelliera ha indubbiamente commesso un errore nell'aprire, anzi nello spalancare, le porte ai profughi, decisione che in seguito ha dovuto ammettere essere stata avventata sebbene non abbia rinnegato del tutto la scelta, ma non ha saputo calmierare le preoccupazioni alimentate da alcune vicende legate al terrorismo islamico come ad esempio l'attentato di Berlino.

La SPD ed il suo candidato Martin Schulz sembravano più una corrente di pensiero diverso ma dello stesso partito invece che essere quello in fin dei conti antagonista all'Unione (CDU e bavaresi della CSU). E' bastato il confronto in televisione tra i due a suon di sorrisi per infondere nell'elettorato che votare Unione o SPD sarebbe stato lo stesso e che avrebbe significato un proseguimento della linea politica fin qui tenuta, inotre non va tralasciato che non sono pochi coloro tra i sostenitori di entrambi i partiti che non sono soddisfatti di Angela Merkel e che mantengono il voto per evitare derive pericolose al Paese.

Le prospettive
Ora la cancelliera dovrà valutare se è conveniente una riedizione della Große Koalition con la SPD oppure affidarsi ad una allenaza giamaica (secondo i colori che vengono assegnati ai partiti) con FDP e i verdi. A prima vista converrebbe, e sarebbe più lineare, il proseguimento di quella attuale ma il rischio sarebbe di assegnare a AfD il pericoloso ruolo di maggiore partito d'opposizione e dare quindi loro troppa attenzione con il rischio che possano crescere ancora quanto a preferenze.
Entra quindi in gioco la seconda possibilità, sebbene sarà difficile far andare d'accordo liberali e verdi. Si prospetterebbe una coalizione ben più 'spumeggiante' rispetto a quella attuale. La SPD diventerebbe, o meglio tornerebbe ad essere, la formazione politica leader tra quelle di opposizione ridimensionando quindi l'attenzione su AfD. In fondo sarebbe una soluzione che potrebbe giovare al partito di Martin Schulz, al governo non ha fatto altro che perdere consensi, tranne nelle elezioni locali, e riprendere il ruolo di oppositore della CDU/CSU darebbe loro la possibilità di riprenderli.

Le conseguenze per l'Unione Europea
Se Angela Merkel dovesse scegliere di proseguire con la SPD cambierebbe poco, ma se opterà per l'alleanza con i verdi e soprattutto con i liberali allora vi sarà un atteggiamento di minore disponibilità verso richieste di cambiamenti in chiave di flessibilità di bilancio in ambito europeo. FDP sostiene una linea dura verso i Paesi che entrano in crisi e sono poco propensi ad un aiuto in caso di crisi. Ma questo non comporterà a mio avviso stravolgimenti dell'attuale politica e/o dei trattati, ad esempio significherà una minore propensione (se questa c'era) a modificare il Fiscal Compact, il quale verrà quindi con ogni probabilità ratificato, poi probabilmente una serie di vincoli a proposte come quella ad esempio di un superministero dell'Economia europeo.
Staremo a vedere.

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