sabato 11 giugno 2016

Troika (e figli di...)


Eh sì, è sempre lui:


Ma partiamo da un asserzione:

"Una buona parte degli italiani soffre di un atavico complesso di inferiorità!"

Fateci caso, in molti talk show vengono invitati economisti stranieri per commentare la situazione della nostra economia ed in caso di crisi (ovvero spesso) chiedendo loro lumi sul come uscirne. Come non avessimo noi bravi economisti in grado di fare lo stesso ed anche meglio, in quanto essendo italiani è plausibile pensare che costoro siano più attenti alle vicende nazionali e costanti nel seguirne gli sviluppi. Tra l'altro economisti che proprio perché ritenuti bravi nel loro campo ricevono proposte dall'estero, in particolare cattedre in università prestigiose. Penso ad esempio ad Alberto Alesina (quante volte lo avete visto a Ballarò?) che insegna presso l'università statunitense di Harvard, che a sentito dire risulta essere l'ateneo più prestigioso al mondo. Ma anche rimanendo all'interno dei confini nazionali l'elenco di bravi economisti è lungo, eppure spesso si invitano esponenti stranieri che vengono chiamati ad esprimere il più delle volte dei veri e propri giudizi sulle nostre capacità. A darci un voto insomma.

Lo stesso avviene con politici o consulenti vari (Edward Luttwak dice qualcosa?) su tematiche diverse, spesso riguardanti la politica nazionale più che quella internazionale. Se vi capita di guardare i talk show all'estero vi accorgerete che mai avviene il contrario, semmai un italiano viene invitato per parlare di questioni che riguardano il suo Paese, non di esprimere opinioni sul loro. Insomma, generalizzando, possiamo dire che sentiamo il bisogno di rassicurazioni e/o di sapere cosa pensano di noi altrove. E questo nonostante dalle nostre terre, con la nostra cultura, abbiamo nei secoli stupito (e continuiamo a farlo) il mondo.
Mi è capitato di leggere che qualcuno ritiene che i tedeschi non ci considerino alla loro altezza, inteso come capacità professionali (e non prendo in considerazione posizioni più pesanti espresse da poveri dementi).
Eppure guardando la realtà pare che ad avere scarsa considerazione degli italiani siano gli italiani stessi. Agli appassionati di auto la storia di Giugiaro dirà qualcosa, passato dai marchi automobilistici italiani per approdare a quelli del gruppo Volkswagen con i risultati che possiamo vedere. Oppure Walter de Silva, un altro designer italianissimo oltre che capace, che similmente dalla Fiat è passato anche lui al gruppo di Wolfsburg. Ma di altri esempi se ne possono fare molti, nomi che hanno contribuito al successo di attività straniere. O in quello artistico-architettonico, con noi abbiamo approvato progetti orrendi come il Ponte della Costituzione a Venezia, meglio noto come Ponte di Calatrava dal nome dell'architetto che lo ha disegnato, mentre Berlino ha affidato al nostro Renzo Piano parte del progetto di rinnovare una delle sue zone più importanti della città: la Potsdamer Platz.

Eppure... eppure... frequentemente ci paragoniamo alla Grecia!

Quante volte sentiamo frasi del tipo: "Siamo come la Grecia" o "Dopo la Grecia ci siamo noi" ma anche "Subiremo quello che stanno subendo i greci".
E qui arrivo al tema in questione: la Troika!

Che cosa è la Troika? Con questo termine si fa riferimento oggi alle tre istituzioni internazionali costituite da:
  • Commissione Europea
  • Banca Centrale Europea
  • Fondo Monetario Internazionale
Queste tre istituzioni sono quelle preposte a prestare aiuti finanziari a Paesi della Unione Europea, in particolare della zona euro, in caso questi si trovino in una situazione di forte difficoltà.
Perché ancora oggi si sventola lo spauracchio per il nostro Paese di un intervento di queste tre istituzioni?
Intanto è bene partire con un chiarimento:

La Troika non viene/non va da nessuno se non è chiamata!

Questo va ribadito fortemente, la Troika non è alla stregua di Equitalia che ti arriva a casa perché non hai pagato una multa o le tasse, ergo la Troika non viene perché un Paese ha ad esempio disatteso i parametri di bilancio sanciti dai trattati europei. La Troika viene ad esaminare la possibilità di prestare aiuto finanziario ad un Paese perché ne ha bisogno in quanto si trova in una situazione di forti difficoltà a reperire risorse sui mercati internazionali e perché esso ritiene preferibile chiedere aiuto a loro piuttosto che optare per altre soluzioni (nel caso dell'eurozona, ad esempio di uscire da essa) inclusa quella di fare da soli con la prospettiva di costringere la propria popolazione ad ingenti e duraturi sacrifici.

Quello che è accaduto in Grecia è un caso particolare, in cui non si nega che le richieste della Troika stessa, in cambio di aiuti, siano state esagerate in virtù soprattutto del poco tempo concessole per eseguire riforme strutturali e tagli al bilancio. Dico che è un caso particolare perché la Grecia si è trovata in una situazione di estrema difficoltà finanziaria con una economia praticamente assente ed un sistema pubblico mal gestito.
Ma per l'Italia parliamo di una situazione del tutto diversa. Paragonare i due Paesi non è tanto offensivo per noi italiani ma soprattutto per i greci. E' come quello che si lamenta di fare fatica a pagare le imposte su più immobili di sua proprietà e si paragona a coloro che fanno fatica a pagare l'affitto dell'appartamento in cui risiedono!
La Grecia aveva un deficit strutturale già del 3% al momento del suo ingresso nel 2001 nell'eurozona, e questo lo si sa da poco perché all'epoca i governi ellenici presentavano bilanci alterati grazie ad operazioni complesse sul fronte finanziario con l'ausilio di banche di investimento come la Goldman Sachs. In breve, il governo emetteva titoli del debito pubblico in valuta diversa dall'euro, questi venivano ceduti a Goldman Sachs sulla base di contratti i cui tassi di cambio con l'euro venivano taroccati rispetto alle quotazioni in corso. Queste operazioni consentivano ai Greci da un lato di far figurare un deficit inferiore al reale grazie al tasso di cambio alterato che permetteva di ricevere più euro del dovuto e dall'altra alla banca d'affari statunitense di guadagnare somme ingenti all'atto della restituzione del prestito, grazie alle condizioni contrattuali previste e taciute all'esterno del ristretto ambito governativo.
Questo giochetto è proseguito fino al punto in cui è diventato insostenibile, nonostante il Paese abbia registrato tassi di crescita del PIL da record fino al 2008 e il tutto in assenza di un adeguato tessuto economico. Il deficit strutturale è passato da quel 3% del 2001 al 13 e rotti percento del 2008 (anno della crisi finanziaria esplosa negli USA e che giungerà l'anno seguente in Europa) per salire al quasi 19% l'anno successivo, quando il presidente greco Papandreou ha aperto il vaso di Pandora denunciando le scorrettezze e i dati falsificati. A quel punto si sono mosse le agenzie di rating che hanno declassato ad inizio 2010 il rating della Grecia che ha visto come conseguenza il fuggi-fuggi delle banche straniere che avevano investito nel Paese aggravando così ulteriormente la già difficile situazione.

Da noi, oggi, non vedo per nulla una situazione simile, il deficit strutturale è poco meno del 1% a fine 2015, il rating sui nostri titoli è, seppur basso, comunque ad un livello considerato sempre investment grade. Il tessuto economico, sebbene ridimensionato durante la crisi, è ancora presente e l'economia al momento ha ripreso a crescere seppur lentamente. Insomma, perché mai dovremmo chiamare od essere sul punto di chiedere aiuto in giro, in particolare alla Troika?
E i greci...stanno già attraversando un momento difficile della loro storia, perché allora mancargli di rispetto paragonando la nostra condizione alla loro, mentre nei weekend ce ne andiamo al mare o in montagna con i nostri SUV presso le nostre seconde case mentre molti di loro vedono tagliata la corrente se non pagano le imposte inserite in bolletta, in stile nostro canone RAI?

Cerchiamo di avere maggiore consapevolezza delle nostre capacità e di essere, non dico più ottimisti, ma almeno meno pessimisti.

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