giovedì 9 giugno 2016

La Spagna di Alberto Bagnai

Ho letto con una certa dose di ilarità la rappresentazione che l'economista Alberto Bagnai ha fatto della situazione economica della Spagna in questo articolo del suo blog. Io comprendo le legittime posizioni contrarie alla moneta unica, alle ricette della Commissione Europea, alle regole di bilancio contenute nei trattati europei e quant'altro, ma francamente muovere osservazioni così singolari come ha fatto Bagnai sulla Spagna descrivendo una situazione che (forse) esiste nella sua fantasia (o più verosimilmente è quella vuole descrivere) dettata dalla sua avversione all'euro(pa) è decisamente e a dir poco folkloristico.
Ma vediamo di esaminare punto per punto le sue posizioni.

Inizia con il mettere a confronto due aspetti che solo apparentemente sono in contraddizione. Uno riguarda a suo dire gli eccessivi toni trionfalistici che molti media di casa nostra usano nel rappresentare l'andamento dell'economia spagnola, e l'altro, sempre a suo dire, quello che userebbero i media stranieri, nel caso specifico l'aumento del tasso di povertà tra i minori.
Nell'articolo del media italiano Linkiesta che Bagnai chiama in causa, si fa una analisi dell'andamento decisamente positivo dei parametri macroeconomici dell'economia spagnola, i quali piaccia o meno stando agli ultimi dati forniti dall'Instituto Nacional de Estadistica vede un PIL che cresce dello 0,8% trimestre su trimestre e del 3,4% su base annua; un livello di occupazione che è salito a 18 milioni di lavoratori rispetto ai 17 milioni di inizio 2014 e un livello di disoccupazione che viceversa è sceso a 4,79 milioni da 5,9 milioni di inizio 2014.
C'è chi tra i suoi sostenitori fa eco alle sue singolari letture (lo si può verificare tra i commenti all'articolo del professore) sostenendo che sono aumentati i part-time (vero, ma...), che il tasso di attività è sceso (vero, ma...) e che sono aumentati gli scoraggiati, ovvero coloro che si sono stufati di cercare un lavoro (in una situazione di espansione economica e di aumento dell'occupazione???).
A costui/costoro suggerisco di approfondire l'analisi dei dati prima di cimentarsi in interpretazioni inconsistenti quanto stravaganti, ad esempio in questo caso leggendo i dati dei flussi nel mercato del lavoro:


...così si può rilevare che il calo del tasso di attività dipenda da altre motivazioni rispetto al presunto aumento degli scoraggiati!
Per quanto riguarda l'aumento dei contratti a tempo determinato oppure di quelli part-time, è vero, però è fisiologico. In una fase di crescita non c'è solo offerta di relazioni full-time e a tempo indeterminato.
Poi non sarebbe male guardare ai dati in dettaglio, al trend nel tempo ed in particolare al confronto con la situazione in altri Paesi, ad esempio dai dati Eurostat si rileva la seguente situazione:


Come si può osservare è vero da un lato che i part-time sono cresciuti percentualmente, ma è una situazione comune a tutti e comunque il tasso presente in Spagna è ancora inferiore a quello presente in altri Paesi (si guardi ad esempio all'Italia - in verde -  o addirittura alla Germania - in blu).
In questo altro grafico Eurostat si può osservare come i contratti part-time riguardino particolarmente (e comprensibilmente) le donne:


Ora, il fenomeno dell'aumento della povertà tra i minori è vero, ma non è antitetica alla crescita economica, anzi quest'ultima è funzionale per ridurla adottando provvedimenti di welfare. Questo perché la ricchezza prima di distribuirla, va creata. Almeno a mio modesto avviso.

Bagnai poi prosegue affermando una divergenza tra Regno Unito e Spagna in merito ai conti pubblici, sostenendo che mentre i britannici hanno aumentato la spesa, la Spagna avrebbe adottato una politica di austerity. Guardando ai dati statistici del Fondo Monetario Internazionale non vedo una sensibile differenza
tra i due Paesi:


Ambedue hanno visto ridursi, a seguito della crisi del 2008, le entrate fiscali e ambedue hanno aumentato la spesa pubblica nel 2009, con un andamento poi calante per quanto riguarda la Gran Bretagna e andamento simile lo si riscontra negli ultimi 4 anni per la Spagna.

Bagnai poi affronta un tema a lui caro, così come a qualsiasi lavoratore, quello dei redditi. Lui sostiene che in Spagna è aumentato il gap tra chi guadagna di più e chi di meno, questo è vero ma è così dappertutto, sia all'interno dell'eurozona che nel resto del mondo. Comunque proporrei al professore di osservare l'andamento della produttività in Spagna confrontando i dati con quelli degli altri Paesi, Regno Unito in primis visto che a suo dire quest'ultimo avrebbe beneficiato dal fatto di non avere l'euro:


Se il professor Bagnai ritiene che nel Regno Unito, stando fuori dall'euro, i salari non abbiamo subito quella che lui chiama svalutazione interna causata dall'euro stesso all'interno dell'eurozona, allora dovrebbe spiegare questa tabella:


O meglio, lo racconti ai lavoratori inglesi!

Nessun commento:

Posta un commento