domenica 26 giugno 2016

Bagnai, chi di cialtroni ferisce, di cialtroni perisce

Il referendum brittanico di Giovedì 23 Giugno sull'uscita o meno dall'Unione Europea ha portato ad un risultato che non ci si aspettava, almeno stando agli ultimi sondaggi ma soprattutto ai primi Exit Poll diffusi da YouGov, che dava i sostenitori del remain in vantaggio prima di un punto percentuale e poi addirittura di 2, tanto che uno dei maggiori esponenti politici della Brexit, Niger Farage, aveva paventato una sconfitta.
Forse questo è dipeso dal fatto che spesso si associa la London area con l'intera Gran Bretagna, ma così non è! Difatti analizzando i dati consuntivi si vede come i cittadini residenti in Scozia e Irlanda del Nord abbiano votato in maggioranza per la permanenza nella UE così come i londinesi, mentre è nel resto dell'Inghilterra che ha prevalso il SI. Io non ci avrei scommesso dando per quasi certo un esito opposto, ma rimango comunque convinto che al di là delle turbolenze di Venerdì e che probabilmente vi saranno nelle prossime settimane sui mercati finanziari, le conseguenze sull'economia reale saranno molto meno tragiche di quelle che vengono paventate e questo perché non conviene a nessuno giungere a fratture controproducenti per tutti. Indicativa è la richiesta di iniziare quanto prima le trattative tra Unione Europea e Gran Bretagna per definire le modalità del divorzio, questo proprio per ridurre il più possibile le turbolenze sui mercati finanziari con conseguenze negative sull'economia europea, Gran Bretagna inclusa dato che geograficamente rimane nel continente.

Ma le turbolenze non sono limitate in ambito finanziario, anche su quello politico si assiste ad una levata di polemiche tra chi è a favore di abbandonare, chi l'euro, chi anche l'Unione Europea, e chi invece non ne vuole sapere. Ma anche nell'ambiente economico le accese discussioni non mancano.
Nella puntata di Venerdì 24 u.s. della trasmissione Coffee Break dell'emittente privata La7, mi è capitato di assistere ad uno scontro verbale tra l'economista Alberto Bagnai ed il deputato Andrea Romano del Partito Democratico:


Il professore inizia (5° minuto nel video) con una bizzarra ricostruzione delle cause che hanno portato alle due guerre mondiali imputandole al Gold Standard (o Sistema Aureo in italiano) prontamente contestata dal deputato del PD. Questa teoria non sta in piedi, sia per quanto riguarda le cause che portarono allo scoppio del Primo Conflitto Mondiale, ma soprattutto per quello successivo visto che il Gold Standard fu abbandonato nel 1914 per poi essere reintrodotto tra le due Grandi Guerre ma nuovamente abbandonato in occasione della Grande Depressione del 1929. La crisi economica che portò all'avvento del nazionalsocialismo in Germania e prima ancora del fascismo in Italia hanno altre ragioni che vanno ricondotte agli ingenti (se non esorbitanti) danni di guerra richiesti alla Germania con il Trattato di Versailles. Già nel 1921 la Germania comunicò di non essere in grado di onorare le rate in scadenza e chiese una moratoria. Le fu concesso un anno ma non fu sufficiente, a quel punto iniziarono una serie di trattative alle quali partecipò anche l'Italia come uno dei Paesi vincitori e che diede luogo al Piano Dawes, un programma di aiuti alla Germania da parte degli Stati Uniti e che cessò in seguito con l'arrivo della Grande Depressione. Questo ebbe come conseguenza il ritorno dell'impossibilità da parte della Germania di proseguire nel pagamento dei danni di guerra e l'inizio di una crisi economica nel Paese. Il professor Bagnai farebbe bene a rispolverare questi fatti piuttosto che invitare a leggere le tesi dell'economista Barry Eichengreen. Si può anche affermare che il sistema di cambi fissi dovuto al Gold Standard abbia accentuato la crisi ma la causa non è ad esso imputabile!

Ma la gaffe maggiore Bagnai la fa subito dopo (al 6° minuto e 45 secondi) quando contesta l'affermazione che la sterlina quella mattina di Venerdì ha subito la quotazione peggiore in 30 anni rispetto al dollaro. Non contento lo ribadisce in maniera ancora più netta al minuto 8 e 30 secondi, in cui afferma senza remore che chi afferma questo è un cialtrone! Il deputato Andrea Romano gli fa notare che il tutto parte da un articolo che il prestigioso quotidiano finanziario Financial Times ha pubblicato proprio in quelle ore e che trova singolare che Bagnai arrivi a contestarlo, il quale poi cerca di mostrare al parlamentare chissà quale immagine dal suo cellulare.

Allora, andiamo per ordine per capire chi ha ragione. Questo è l'articolo del Financial Times pubblicato la mattina di Venerdì alle ore 08:38 (della Gran Bretagna) subito dopo che la quotazione della sterlina scende a 1,32 dollari (per 1 sterlina):


Il prof. Bagnai, a sostegno della sua contrarietà a tale affermazione, invita a guardare i dati del quotidiano Bloomberg. Vediamoli.
Questo è il grafico del cambio per il giorno di Venerdì 24 Giugno:


Come si vede la sterlina scende sotto 1,33 $ (per 1 sterlina). Andiamo indietro agli ultimi 5 anni per verificare se in precedenza abbia mai raggiunto un valore così basso:


Anche qui io non vedo quotazioni sotto il dollaro e 33 centesimi. Ma facciamo riferimento all'articolo del quotidiano britannico e andiamo indietro di 30 anni, quindi al 1986 e affidiamoci ai cambi medi mensili storici pubblicati dalla Banca d'Italia:


Anche da questo grafico non emerge alcuna quotazione così bassa come quella registrata la mattina di Venerdì scorso e difatti la stessa Banca d'Italia registra il valore più basso raggiunto in precedenza a 1,40 USD per 1 sterlina nel mese di Giugno del 2001. Insomma l'affermazione del Financial Times (e di molti commentatori) a cui Alberto Bagnai da dei cialtroni è corretta.

Io non intendo scendere a questo basso livello di dialettica, mi limito solo ad invitare il prof. Alberto Bagnai a informarsi meglio e offendere meno, visto che spesso è prodigo di gaffes.

Nessun commento:

Posta un commento