giovedì 16 giugno 2016

La BREXIT (quella vera) che non ci sarà!

Ad una settimana dal referendum in cui i cittadini della Gran Bretagna sono chiamati ad esprimersi sulla permanenza o meno nella Unione Europea, si intensificano i dibattiti e non solo in terra britannica tra i favorevoli ed i contrari. Dibattiti in cui vengono anche prospettati scenari catastrofici, sia per il futuro della Gran Bretagna che per il resto dell'Unione Europea. Personalmente sono quasi certo che vinceranno i NO, i sostenitori del  remain, ma ammetto che è comunque possibile che vinca il fronte del SI all'uscita. I sondaggi sembrano dare loro ragione mentre, ed è qui che mi affido, i bookmakers sono di diversa opinione, infatti le quote sulle scommesse sono più favorevoli in termini di redditività per chi punta sull'uscita. Ma in ogni caso anche dovesse prevalere la Brexit cosa accadrà? Nulla, o quasi. Intanto va precisato che a seguito di questa ipotesi la Gran Bretagna non se ne andrà il 24 Giugno, il primo Luglio pp.vv. o anche dal prossimo anno. Il processo richiederà tempo per dar corso alle trattative che sono previste dai trattati. Infatti è bene rivedere cosa prevede l'art.50 del Trattato dell'Unione Europea:


Come si legge nel secondo comma, a seguito della notifica formale di uno Stato membro al Consiglio Europeo (insieme di capi di Stato e di governo di tutti i Paesi membri) di recedere dall'Unione viene avviata una fase di negoziazione che, oltre a definire le modalità di uscita, terrà conto del quadro delle future relazioni che avverranno in seguito con l'Unione. Cosa significa? Semplicemente che si discuterà non solo delle procedure di come uscire ma anche di quali rapporti si avranno in seguito, rapporti che giocoforza non saranno poi tanto diversi da quelli che vi sono attualmente. E questo al di là delle varie dichiarazioni politiche che si sentono e che paventano un futuro in cui la Gran Bretagna si troverebbe isolata in tutti i sensi.
Con buona pace anche del ministro delle finanze del governo tedesco Wolfgang Schäuble, che ripetutamente ha messo in guardia i britannici sottolineando che "Außer bedeuet außer", ovvero "fuori significa fuori", lasciando intendere che se vinceranno i sostenitori della Brexit la Gran Bretagna non avrà quelle clausole speciali di cui godono al momento Norvegia e Svizzera, ergo sarà esclusa del tutto dal mercato unico.
Credo che gli 89 miliardi di euro di export tedesco verso la Gran Bretagna, ma ancora di più il surplus commerciale di ben 51 mld di euro (dati 2015), siano argomenti sufficienti a far cambiare atteggiamento anche ad un falco come Schäuble.

Ma a seguire anche i vari argomenti a cui si appoggiano i sostenitori della Brexit si dissolveranno come neve al sole. I britannici si renderanno conto che, se resteranno nella UE non ci sarà alcuna invasione straniera, ma che uscendo non potranno certo isolarsi completamente su questo fronte. Ci sarà (forse) qualche difficoltà in più per un italiano, un tedesco o un francese nel trovare lavoro in Gran Bretagna ma di certo non ne risulterà inibito.
I contribuenti britannici si renderanno poi conto che uscendo non pagheranno meno tasse, contando sul teorico risparmio legato al contributo dato oggi all'Unione Europea, ma anzi è molto probabile che vi sarà un aggravio perché il premier Cameron ed il Cancelliere dello Scacchiere Osborne avranno forse gonfiato un tantino le stime di deficit che la Brexit causerà, ma di certo un aggravio nei conti pubblici vi sarà sicuramente, deficit che dovrà essere compensato da nuove tasse o da un aumento di quelle attuali, anche senza clausola europea di bilancio del 3%.

Insomma, citando Shakespeare, "Much ado about nothing!"

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