domenica 13 agosto 2017

Flessibilità pericolosa (da Die Zeit del 02.08.2017)

Alcuni giorni fa ho letto un interessante articolo sul quotidiano tedesco Die Zeit che sembra descrivere una realtà italiana, mentre invece analizza nello specifico un fenomeno in atto in Germania come anche negli altri Paesi industrializzati: quella del progressivo aumento del lavoro part-time ed autonomo anche per mansioni che fino ad oggi riguardavano rapporti di lavoro stabili ed a tempo pieno. Questo fattore può creare problemi soprattutto quando non è voluto dai lavoratori ma al contrario sono vittime di un cambiamento del mondo del lavoro soprattutto con l'avvento delle tecnologie digitali ed informatiche.

Questa è la traduzione in italiano:

Flessibilità pericolosa
Minijobber, Clickworker e falsi lavoratori autonomi: le nuove forme contrattuali di lavoro mettono in pericolo lo Stato Sociale.

In Germania come anche in altre nazioni industrializzate il modo e le fome di come le persone lavorano è cambiato radicalmente. Quindici anni fa molte meno persone lavoravano part-time, a tempo determinato, con minijob o autonomamente. Anche il numero di contratti a tempo pieno è aumentato nel recente passato ma l'incremento complessivo di posti di lavoro in Germania è dovuto principalmente ai contratti part-time. Dal 2000 il loro numero è raddoppiato ed oggi costituiscono il 27% degli occupati. Questo cambiamento ha enormi conseguenze per il benessere delle persone, ma anche per il welfare della Germania ed il suo futuro.

Nella fase più recente questo trend vede sempre più persone lavorare nella cosiddetta "economia digitale", prevalentemente nelle piattaforme Internet. Alcuni lavorano come liberi professionisti da casa, altri nei numerosi locali in condivisione che si sono diffusi a Berlino, Amburgo e Monaco di Baviera. Non hanno un lavoro stabile, nessun datore di lavoro fisso e senza orari di lavoro stabiliti.

Alcuni sono chiamati Clickworker e lavorano per coloro che intendono avvalersi delle loro specifiche competenze come sviluppatori sotware, programmatori, gestori di dati, web designer, traduttori o correttori di testi. Molti lavorano allo stesso tempo per più società e per questo devono costantemente destreggiarsi tra lavori diversi. Alcuni lavorano a tempo pieno, altri part-time. Un contratto, un mandato, un progetto, può durare poche ore, giorni o anche settimane.

Anche altre forme professionali sono afflitte da discontinuità, ad esempio nella fornitura di prodotti alimentari, servizi domestici ed immobiliari. Questi settori lavorano oggi con specifiche piattaforme lavorative e ricevono gli ordini dai clienti via Smartphone o attraverso Internet. Questi lavoratori impiegano molto tempo non retribuito nella ricerca del prossimo lavoro ed ottengono in cambio poco in termini di contributi sociali. I compensi variano molto a seconda dell'attività, chi opera nel settore IT può guadagnare molto, altri riescono appena a superare il compenso minimo.

Nel complesso l'occupazione è diventata sempre più complessa. Molti lavoratori cambiano diverse forme di lavoro nel corso della loro vita, da lavoro autonomo a tempo determinato, da tempo pieno a part-time, da rapporto di lavoro diretto a terzista e viceversa. Sempre più lavoratori incrementano le loro entrate con un secondo, terzo o quarto lavoro. Secondo Eurostat il numero di tedeschi che praticano contemporaneamente due lavori è quasi raddoppiato negli ultimi 10 anni: da 1,2 a 2,2 milioni.

Le aziende preferiscono un contratto di lavoro con liberi professionisti così riescono a ridurre il costo del lavoro dal 25 al 30% non dovendo più pagare l'assistenza sanitaria, i contributi pensionistici, per la malattia, le ferie e nemmeno l'assicurazione contro la disoccupazione. Le lavoratrici autonome non hanno diritto al congedo di maternità. Il lavoratore autonomo è tenuto a pagare sia la propria quota di assicurazione sanitaria e sia quella come datore di lavoro e ciò corrisponde ad almeno al 14,6% del reddito. Per alcuni liberi professionisti con redditi bassi la quota può arrivare al 46,5%.

Se così tante forme di lavoro si mescolano diventa complicato l'osservanza delle leggi sul lavoro ed in diverse indagini sono stati riscontrati degli abusi. Molte aziende hanno collaboratori che lavorano per loro però come liberi professionisti, così risparmiano sui contributi sociali e si sottraggono agli obblighi contrattuali di legge dovuti ai dipendenti. In molti casi quindi si tratta di falsi lavoratori autonomi.

Ufficialmente i lavoratori autonomi rappresentano circa il 10% degli occupati ma le ripercussioni sull'economia vanno ben oltre. Il contesto è reso ancora più difficile dal fatto che è più semplice per l'economia digitale lavorare con liberi professionisti e temporaneamente invece che con impiegati stabili. Tuttavia molti leader tedeschi banalizzano questo tema, essi sostengono che la quota di questi Clickworker rispetto al totale della forza lavoro non è grande abbastanza da creare preoccupazione.

I liberi professionisti nel digitale sono difficilmente stimabili, il loro lavoro può essere rilevato a malapena dalla statistica e può essere che le cifre ufficiali siano troppo basse. Secondo uno studio del McKinsey Global Institute il numero di tedeschi che lavorano in forma "indipendente" invece che con tradizionale contratto tra datore di lavoro-dipendente è quasi il doppio di quello stimato dal governo. Ad esempio il numero di Clickworker tedeschi che cerca ordini attraverso la piattaforma americana Upwork è aumentato in soli 9 mesi a Luglio 2017 a 59.000 ed in Luglio questo gruppo ha ricevuto 22.400 ordini. E questo è solo un canale on-line di ricerca di lavoro, ve ne sono decine di altri.

Secono alcuni studi sono tra uno ed i due milioni (dal 2,3 al 4,6% degli occupati totali) i tedeschi che guadagnano grazie a queste piattaforme. Secondo i dati preliminari di un recente sondaggio commissionato dal Ministero Federale del Lavoro, lo scorso anno il 3,1% dei lavoratori hanno conseguito un reddito su queste piattaforme.

Ancora più rilevante è un'altra questione: se questi lavoratori sono impiegati da parte di aziende o privati da altre parti del mondo, i committenti spesso non riportano alle autorità tedesche quanto è stato il compenso ed a chi è andato. E' quindi presumibile che il lavoratore nasconda al fisco una grossa parte di questi redditi. In un rapporto per la Commissione Europea il Prof. Gerhard Bäcker dell'Università di Duisburg-Essen solleva la questione: "Come si può controllare il reddito dei Clickworker?".

E' una domanda difficile. Secondo stime sono circa 4 miliardi di euro l'ammontare evaso al fisco e 600 milioni di mancati contributi. E più lavoratori freelance nel settore digitale trovano lavoro su queste piattaforme e più ammonta la perdita per lo Stato per l'istruzione, i trasporti, la sanità e la transizione energetica (da nucleare a pulita - ndr).

E' molto in gioco. Se la tendenza va verso un maggiore part-time e lavoro autonomo, non nel corretto modo, questo comporta un rischio per il futuro. Non solo una perdita delle entrate per lo Stato Sociale, ma anche il rapporto datore di lavoro-dipendente ed il delicato equilibrio tra solidarietà e partecipazione si disintegrano.

Quello che vale per gli Stati Uniti e per le altre nazioni industrializzate vale anche per la Germania: si devono raccogliere meglio i dati che sono necessari per individuare i molteplici e diversi modi di come oggi le persone lavorano. Inoltre si propone una rete flessibile di welfare che includa anche i lavoratori autonomi fino ad oggi esclusi.
Questo potrebbe avvenire ad esempio estendendo la cassa previdenziale per artisti KSK, originariamente dedicata a quei liberi professionisti che lavorano spesso da casa come gli artisti, i musicisti ed i giornalisti.


(Articolo originale: "Gefährlich flexibel" di Steven Hill, giornalista che vive a San Francisco)

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