lunedì 14 agosto 2017

Come sta la Spagna?

La Spagna viene spesso tirata in ballo da parte sia di chi vuole sottolineare l'efficacia sull'economia delle riforme strutturali che vengono caldamente sollecitate dall'Unione Europea (ma non solo) oppure, viceversa, dai detrattori di queste nonché delle politiche economiche e monerie della UE stessa cercando tra i dati elementi a sostegno della tesi di come queste siano controproducenti.
Ma ad oggi, senza schierarsi da una parte o dall'altra, quale è lo stato di salute dell'economia spagnola nel suo complesso?
Come sappiamo l'economia mondiale ha subito recentemente vistosi cambiamenti ed analizzare l'andamento di una nazione considerando un orizzonte temporale di lungo termine (oltre 5 anni) è a mio avviso controproducente. In questo arco di tempo troviamo quasi per tutti andamenti altalenanti con una situazione peggiorativa che segue la crisi del 2008 ed una seconda dopo il 2011. Ritengo quindi più esemplificativo analizzare un periodo di medio termine, ovvero degli ultimi tre anni: dal 2014 al 2016.

Prodotto Interno Lordo e suoi principali aggregati
Il Prodotto Interno Lordo a prezzi costanti della Spagna è cresciuto sensibilmente negli ultimi 3 anni:

- 2014..... +1,4%
- 2015..... +3,2%
- 2016..... +3,2%

Fare considerazioni senza entrare nel dettaglio può portare facilmente ad errate valutazioni, pertando partendo dalla famosa identità macroeconomica:

Y = C + I + G + (X -M)

dove:
Y è il Prodotto Interno Lordo
C sono i consumi delle famiglie
I sono i consumi delle imprese (investimenti)
G la spesa delle amministrazioni pubbliche
X le esportazioni
M le importazioni

vediamo l'andamento di ciascuna variabile durante questo triennio. I dati qui sotto rappresentati sono di fonte Banca Centrale Spagnola (Banco de España) e, attenzione, a prezzi di mercato:


Dai dati così esposti in dettaglio possiamo ora formulare delle valutazioni voce per voce.
  • Consumi delle famiglie: anche al netto dell'aumento dei prezzi che qui può essere valutato considerando il deflatore del PIL (ultima riga), emerge un progressivo incremento dei consumi interni da parte delle famiglie e molto meno da parte delle amministrazioni pubbliche. Infatti l'incremento in termini reali, cioè al netto del deflatore implicito, è stato rispettivamente del 2% nel 2014 (la spesa per consumi delle famiglie nel 2013, non riportata in tabella, è stata pari a 587.697 milioni di euro), del 2,1% nel 2015 e del 2,7% nel 2016.
  • Spesa delle amministrazioni pubbliche: l'incremento di spesa del settore pubblico in termini reali è stato rispettivamente  dello 0,4% nel 2014 (la spesa nel 2013 è stata complessivamente di 201.840 milioni di euro), del 2,7% nel 2015 e dello 0,6% nel 2016.
  • Investimenti: questa voce vede incrementi sensibili, pari rispettivamente al 3,4% nel 2014 (la spesa nel 2013 è stata in valore di 192.371 milioni di euro), del 6,4% nel 2015 e del 4,4% nel 2016.
  • Saldo commerciale con l'estero: nel 2014 la Spagna ha realizzato un avanzo commerciale in beni e servizi pari a 25.071 milioni di euro, nel 2015 per 26.346 mln e nel 2016 per 32.414 mln. Da notare comunque come lo scambio di beni sia in passivo, sebbene in riduzione, mentre risulta in attivo quello dei servizi, ed in incremento, che arriva più che a compensare il deficit precedente.
Riassumendo, si nota come tutte le voci siano in crescita, a livelli accettabili la spesa per consumi delle famiglie, moderata o contenuta quella delle amministrazion pubbliche, sostenuti invece - come dovrebbe essere - gli investimenti e buono anche l'avanzo commerciale sebbene non rilevante (2,9% del PIL nel 2016).

Mercato del lavoro
Insomma l'economia spagnola è in salute e questo si ripercuote anche sul mercato del lavoro con i dati di occupazione:


e disoccupazione:



La disoccupazione è scesa dal 25,93% di inizio 2014 al 17,22% del II trimestre di quest'anno, complessivamente i disoccupati si sono ridotti di poco più di 2 milioni di unità in due anni e mezzo e che si sono trasformati quasi tutti in occupati: 1.863 migliaia.
C'è chi fa notare - a ragione - che guardando le forme contrattuali la maggior parte di questi incrementi ha interessato quelli a tempo determinato su quelli a tempo indeterminato, in ogni caso il progressivo aumento degli occupati fa ritenere che questi poi si siano trasformati come stabili una volta che le aziende hanno potuto vedere che la crescita economica è solida e non temporanea. Inoltre è da notare che il 90% dei contratti è a tempo pieno e solo il resto part-time:


Costo del lavoro e retribuzioni
Guardiamo ora l'andamento delle retribuzioni e del costo del lavoro da una tabella recente pubblicata sempre dalla Banca Centrale di Spagna:


E' evidente come i salari (wages) non abbiano visto una sostanziale crescita, ma questo è del tutto spiegabile dal fatto che l'economia spagnola si è venuta a trovare in una crisi pesante che ha portato la disoccupazione a livelli elevati quindi è comprensibile come nella fase di ripresa i salari rimangano pressoché allo stesso livello oppure in alcuni casi, come in quello delle costruzioni, subiscano un calo dovuto al ridimensionamento del settore dopo la bolla immobiliare di alcuni anni fa.
Ritengo che questa situazione, se il trend di crescita economica e quindi anche dell'occupazione rimane costante, durerà ancora poco ed a breve si assisteràad una crescita anche dei salari.
Si noti come il costo sia del lavoro che dei salari per ora lavorata veda un calo sostanziale in questa prima fase del 2017 (oltre il 4% rispetto al trimestre dell'anno precedente) e questo è determinato da un aumento della produttività, non da un calo dei salari che invece vedono un incremento dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente nell'industria a fronte di riduzioni del 1% nelle costruzioni e dello 0,3% nei servizi.

Conti pubblici
Una delle critiche che vengono talvolta mosse alla Spagna è che usufruisce su concessione delle autorità europee (la Commissione UE) della possibilità di effettuare deficit di bilancio rilevanti grazie ai quali può sostenere la ripresa. Allora, è vero che la Spagna ha avuto deficit più alti di altri Paesi, Italia in primis, ma occorre fare alcune osservazioni nel merito e non fermarsi grossolanamente ai dati finali.
Intanto il deficit è in progressivo e sensibile riduzione e così il livello del debito complessivo rispetto al Prodotto Interno Lordo, poi va fatto notare ai fautori dell'utilità della spesa pubblica che la Spagna ha un livello di questa rispetto al PIL notevolmente inferiore al nostro quindi se fosse vero che a maggiore spesa pubblica corrisponde una maggior crescita dovremmo essere a noi ad andare meglio.

Vediamo comunque l'andamento di entrate ed uscite del bilancio spagnolo negli ultimi due anni:


Risulta ben visibile come il disavanzo pubblico abbia visto una riduzione dai 30,4 mld di euro del 2015 ai 29,3 mld del 2016 grazie soprattutto ad un calo della spesa (Total current and capital uses), riduzione che è molto più accentuata confrontando i semestri Gennaio-Giugno (j-j) 2016-2017 dove si è passati da un deficit conseguito nel periodo Gennaio-Giugno del 2016 di € 21,5 mld a € 13,2 mld nel primo semestre di quest'anno, questo risultato dovuto in egual misura da un aumento delle entrate e da una riduzione della spesa.

Il debito pubblico spagnolo ha già cominciato a calare dal 100% del PIL del 2014 al 99% del 2016 contro quello italiano che invece è passato dal 131 al 132% nello stesso periodo.
Va infine rammentato, a chi guarda ai diversi livelli di deficit concessi, che Spagna e Italia hanno diversi livelli di output gap. Secondo stime del Fondo monetario internazionale la Spagna aveva nel triennio 2014-2016 i seguenti livelli di output gap rispetto al PIL: -6,8%, -4,5% e -2,3% mentre l'Italia rispettivamente: -4,1%, -3,3% e -2,4%. Da qui corrisponde una correzione più accentuata nei conti pubblici da parte della Spagna, come in effetti è avvenuto e sta avvenendo, rispetto all'Italia alla quale è stato appunto sempre richiesto una riduzione del deficit inferiore a quanto chiesto agli spagnoli.

Conclusione
Da quanto visto è innegabile che la situazione dell'economia spagnola sia migliore quanto a performance di crescita e vitalità rispetto a quella italiana, sebbene loro abbiano un livello di disoccupazione ancora sensibilmente maggiore, ma al momento sono sulla giusta strada, contrariamente alla situazione italiana che da un punto di vista migliore vede invece un andamento decisamente fiacco anche se registrando lievi incrementi. Questa valutazione è riscontrabile anche nella fiducia dei mercati che si ripercuote sui rendimenti dei titoli di Stato, al momento inferiori a quelli italiani.
Ciascuno faccia pure le sue personali considerazioni sulle ragioni di questo migliore andamento, lo attribuisca al maggior deficit pubblico di cui ha goduto la Spagna oppure ad una non tanto chiaramente dimostrata riduzione dei salari.
La mia è quella di chi ritiene determinate un peso inferiore del settore pubblico e soprattutto di una sua migliore allocazione delle risorse. Una classe dirigente quindi più consapevole, responsabile e reattiva di fronte alle difficoltà che eventi recenti hanno determinato.


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