lunedì 17 aprile 2017

Svalutazioni e prezzo della benzina

A volte mi diverto, altre volte rimango allibito nel leggere o ascoltare affermazioni attorno alle conseguenze stimate (a vanvera) sul prezzo dei carburanti in caso di svalutazione della valuta, soprattutto nell'ipotesi di ritorno alla lira. Mi diverto quando leggo ipotesi assurde avanzate da non competenti, rimango allibito quando queste sono fatte da giornalisti economici o da politici che dovrebbero per definizione possedere un minimo di competenza sull'argomento.

Vediamo ora come stanno realmente le cose e quindi quali conseguenze sul prezzo dei carburanti, benzina e gasolio innanzi tutto. si avrebbero in caso di aumento del petrolio.
Iniziamo considerando le componenti di costo della benzina e del gasolio per autoveicoli:

- Prezzo industriale
- Accise
- IVA

Il livello attuale di accisa sulla benzina è di € 728,40 per 1.000 litri ed è un importo fisso. L'Imposta sul Valore Aggiunto è pari come sappiamo al 22% della somma tra Prezzo industriale e Accise (quindi imposta su tassa!), di conseguenza 160,25 euro per ogni 1.000 litri di benzina derivano dalla accisa totale, pertanto la differenza tra il prezzo che paghiamo alla pompa e la somma di accise e IVA ad essa riferita corrisponde al prezzo industriale della benzina IVA inclusa.
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha registrato per il mese di Marzo 2017 il prezzo medio della benzina a € 1.540,37 per 1.000 litri, ne consegue che 651,72 euro (per 1.000 litri) sono il prezzo industriale IVA inclusa. Scorporando l'IVA otteniamo 534,20 euro per ogni 1.000 litri di benzina:


Per il gasolio per autoveicoli i dati sono invece questi:


Determinato l'importo del carburante vero e proprio vediamo di stimare l'incidenza del greggio. Per semplicità ho preso a riferimento i dati rilevati dell'ente statunitense EIA (U.S. Energy Information Administration) per quanto riguarda la benzina (gasoline):


Questi ci dicono che il prezzo medio della benzina negli Stati Uniti è stato a febbraio di 2,30 dollari per gallone. Dato che un gallone corrisponde a 3,785 litri ne deriva che 1.000 litri negli USA costano mediamente 607,66 USD. Questo a puro titolo informativo, perché in realtà per la nostra analisi quello che ci interessa è l'incidenza del prezzo del petrolio su quello alla pompa o meglio su quello industriale.
Dallo schema vediamo che questo corrisponde al 53% rispetto al prezzo alla pompa, prezzo che include (solo) il 20% di tasse (beati loro!), quindi se scorporiamo questa voce l'incidenza del greggio sul costo industriale è circa il 66%, in sostanza due terzi (il 53% di $ 2,30 = $ 1,219, le tasse sono il 20% di $ 2,30 = $ 0,46, quindi $ 1,219 su $ 2,30 - $ 0,46 = 66%). Il resto sono i costi più o meno simili tra loro del costo per la raffinazione e quello per la distribuzione e marketing.

Guardiamo ora i dati relativi al gasolio per auto (diesel):


Facendo anche per il gasolio gli stessi calcoli otteniamo che l'incidenza del costo del petrolio sul prezzo industriale è circa il 59%.
Alcune statistiche europee che ho trovato (non recenti) indicano che, a differenza degli USA, da noi l'incidenza del greggio è leggermente superiore e quella di raffinazione e distribuzione sono inferiori, ma se guardiamo i valori questa differenza non influenzerà sensibilmente il valore in termini assoluti. Infatti se ipotizziamo un range di incidenza del greggio sul prezzo industriale che varia dal 60 al 75% otteniamo che esso è compreso tra € 0,32 e 0,40 ogni litro sia per la benzina che per il gasolio. Prendiamo pure il valore più alto, € 0,40, se il costo del petrolio subisse un aumento del 10% l'incidenza sarebbe pari a 4 centesimi + IVA, ovvero nemmeno 5 centesimi IVA inclusa!

Naturalmente questo sarebbe l'incremento nominale (teorico), cioè escludendo ricarichi maggiori ad ogni passaggio nella catena della distribuzione.
L'andamento storico del prezzo medio in euro del petrolio (quotato in dollari) e della benzina (costo industriale IVA esclusa) dal 2002 al 2016 è il seguente (fonte Ministero dello Sviluppo Economico):

Andamento nel tempo che possiamo rappresentare graficamente utilizzando come indice 100 i prezzi dell'anno 2002:


Come si può osservare sia dai dati in tabella che dall'andamento nel grafico qui sopra degli indici, l'andamento del prezzo industriale della benzina è smorzato rispetto a quello del petrolio, smentendo così il luogo comune che vorrebbe i petrolieri approfittare delle variazioni del prezzo del greggio. E' vero, infatti, che in presenza di un calo del petrolio il prezzo della benzina diminuisce proporzionalmente meno, ma se si osservano le fasi inverse si nota come nel caso di rialzo la benzina aumenta meno che proporzionalmente compensando quindi la fase precedente.
Una situazione del tutto simile la riscontriamo anche nel caso del gasolio per auto.

A questo punto si può essere indotti a credere che una uscita dall'euro per tornare alla lira, lira che si deprezzasse rispetto al dollaro (con cui è quotato il petrolio) del 30% avrebbe conseguenze minime, ergo pari a nemmeno 15 centesimi sul prezzo dei carburanti.
In realtà le conseguenze sarebbero più onerose. Prendendo infatti i dati della quantità importata di petrolio grezzo nel 2016 pubblicati dal Ministero dello Sviluppo Economico che riportano circa 448 milioni di barili ad un prezzo medio di 42,33 dollari al barile, ne consegue una spesa complessiva di quasi 19 miliardi di dollari, ovvero circa 17 miliardi di euro. Questo significa che a fronte di una variazione del 10% del costo al barile del petrolio, sia esso dovuto al prezzo dello stesso e/o ad una variazione del cambio, per noi significherebbe un aggravio di almeno 2 miliardi di euro se teniamo conto che dal momento che la materia prima viene trasformata occorre aggiungere l'IVA. Questo maggiore importo di certo non sarebbe assorbito totalmente dai petrolieri ma verrebbe scaricato sui consumatori, direttamente ed indirettamente, durante i vari passaggi e con riferimento a tutti i prodotti che vengono realizzati con il petrolio.
Quando scrivo direttamente ed indirettamente mi riferisco nel primo caso all'acquisto dei prodotti derivanti dal petrolio (esempio i carburanti) mentre nel secondo a quelle voci di beni e servizi che subirebbero un aumento proprio in conseguenza di un rialzo del prezzo dei prodotti della raffinazione stessa (esempio i costi di trasporto).

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