giovedì 2 marzo 2017

Quelle 'lievi' imprecisioni del Prof.A.Bagnai


"Parli del diavolo..." (cit.)
Nell'articolo di ieri ho citato il Prof.Alberto Bagnai e coincidenza vuole che mi sia stata segnalata la sua partecipazione alla trasmissione televisiva "Coffee Break" (cliccare sul nome per vedere un estratto su Youtube) andata in onda sulla rete televisiva La7 nella mattina di ieri 01 Marzo 2017. Io ho seguito il suo intervento e mentre non mi hanno sorpreso le sue usuali critiche all'euro ed alla politica economica della Germania (un suo Leitmotiv), ho però rilevato delle imprecisioni in merito ad alcune affermazioni da lui espresse. Non mi ha altresì sorpreso che abbia subito dopo scritto un articolo nel suo blog nel quale muove delle aspre critiche nei riguardi di uno dei suoi interlocutori in studio, Marco Furfaro, un esponente politico di SEL che (se non erro) si era candidato per la lista Tsipras alle europee del 2014, non riuscendo però ad essere eletto. Furfaro è laureato in economia, quindi si presume che questo tema non gli sia del tutto estraneo, eppure il prof.Bagnai, mostrando scarso rispetto come di suo solito per chi non la pensa allo stesso modo, lo tratta come uno scolaretto tant'è che il titolo dell'articolo in tedesco (a proposito, perché in tedesco?) si può tradurre con "Gli smarrimenti (o gli sconcerti, le confusioni) dell'allievo Furfaro".

A me del loro scontro interessa poco, interessa invece sottolineare queste imprecisioni che ho rilevato in alcuni interventi di Bagnai. Senza procedere in maniera cronologica rilevo come prima imprecisione l'affermazione fatta subito dopo il diciottesimo minuto in cui Bagnai afferma che Peter Hartz, il quale diede il nome al pacchetto di riforme del mercato del lavoro tra il 2003 ed il 2005, fosse all'epoca ministro del Lavoro del governo Schröder II. In realtà all'epoca il ministro dell'Economia e del Lavoro fu Wolfgang Clement del SPD, Peter Hartz fu chiamato dal cancelliere Schröder per costituire e coordinare una commissione con lo scopo di presentare un pacchetto di riforme del lavoro, questa commissione fu chiamata appunto Hartz Kommission e fu composta, oltre che naturalmente dallo stesso dott.Peter Hartz, da esponenti in rappresentanza di varie categorie del mondo del lavoro, della ricerca, dell'istruzione e della politica:

- Norbert Bensel, membro del Consiglio Direttivo di DaimlerChrysler Services AG e Deutschen Bahn AG 
- Dr. Jobst Fiedler Roland Berger, consulenti di strategia aziendale 
- Peter Gasse, responsabile regionale del sindacato IG Metall del Land Nordrhein-Westfalen 
- Dr. Peter Kraljic, Direttore della società McKinsey & Company di Düsseldorf 
- Klaus Luft, Direttore Commerciale della società Market Access for Technology Services GmbH 
- Wilhelm Schickler, Presidente dell'Ufficio del Lavoro del Land Hessen (Assia)
- Prof. Dr. Günther Schmid, del Centro Studi di Ricerca sul Sociale 
- Wolfgang Tiefensee, Sindaco della Città di Leipzig (Lipsia)
- Eggert Voscherau, membro del Consiglio Direttivo di BASF AG 
- Heinz Fischer, Direttore del Personale di Deutsche Bank AG 
- Prof. Dr. Werner Jann, docente dell'Università di Potsdam 
- Harald Schartau, ministro per il Lavoro ed il Sociale del Land Nordrhein-Westfalen 
- Hanns-Eberhard Schleyer, Segretario generale dell'Associazione Centrale delle imprese artigiane tedesche (Generalsekretär des Zentralverbandes des Deutschen Handwerks
- Isolde Kunkel-Weber, membro del sindacato ver.di (Die Vereinte Dienstleistungsgewerkschaft), il secondo grande sindacato dopo la IG Metall per numero di iscritti.

La gaffe quindi è doppia, non solo dopo tanti anni dalla introduzione delle riforme Hartz (nonché da lui citata spesso) Bagnai ancora confonde il ruolo svolto dal dott.Peter Hartz, ma poi fa credere che egli abbia avuto carta bianca dal cancelliere Schröder per riformare il mercato del lavoro in Germania con lo scopo di avvantaggiare le imprese a scapito dei lavoratori, mentre invece queste riforme furono discusse e approvate dalla sopracitata commissione nella quale facevano parte anche esponenti in rappresentanza dei lavoratori.

Ma la imprecisione più rilevante che gli contesto, a lui in veste di economista, è quella legata alla caduta della produttività in Italia a partire dal 1996, che a suo modo di vedere è dovuta alla partecipazione allo SME prima e all'euro dopo nella parte iniziale del suo intervento. Da economista dovrebbe avere la correttezza professionale di menzionare non solo l'indice generale della produttività, che in effetti è rimasto pressoché invariato dalla metà degli anni '90 ad oggi, ma citare l'andamento della produttività stessa dei tre settori fondamentali dell'economia: agricoltura, manifatturiero, servizi.
Prendendo i dati ufficiali ISTAT rileviamo l'andamento nel tempo dell'indice della produttività complessiva e dei tre settori:


Il settore da considerare per il commercio estero di beni è quello manifatturiero e questo come si può osservare non ha registrato un andamento piatto nel tempo della produttività, ma è invece crescente proprio durante il periodo della moneta unica. Anche il settore agricolo e della pesca vede una crescita della produttività, allora come è possibile che l'indice generale sia invece piatto? Semplice, è dovuto all'andamento di quello dei servizi, settore che incide per oltre due terzi nell'economia italiana!

E in Germania? L'Istituto Federale di Statistica fornisce i dati separati della produttività del lavoro e del capitale dal 2000 al 2015, io ho preso il primo per il settore manifatturiero:


Come si vede l'andamento è più pronunciato rispetto al dato italiano (anche la produttività del capitale, che qui non pubblico, ha un andamento sostenuto: da un indice pari a 88,63 del 2000 a 108,56 del 2013, ultimo dato rilevato sempre per il settore manifatturiero).
La fonte dati è questa:


Quindi è vero che la produttività nel settore manifatturiero è aumentata più in Germania che in Italia ma da noi non è rimasta ferma come si afferma riferendosi al dato complessivo. Tra l'altro anche la stessa produttività dell'intera economia in Germania non è cresciuta come quella nel settore manifatturiero, infatti l'indice generale della produttività del lavoro per occupato è passato da 93,95 del 2000 a 102,75 del 2015 mentre quello per ora lavorata da 89,93 del 2000 a 104,15 del 2015.
Un economista dovrebbe precisarlo.

9 commenti:

  1. Quali sono i rappresentanti dei lavoratori nella commissione Hartz? I due "sindacalisti" sono in realtà politici dei partiti che sostengono il governo. Inoltre la produttività tedesca passa da piatta a molto crescente proprio in concomitanza con l'introduzione delle riforme Hartz. Può mettere pure il grafico degli anni precedenti per la produttività italiana? Altrimenti potrebbe sembrare che non voglia far vedere per esempio una pesante flessione dell'aumento proprio in concomitanza con la fissazione del cambio. È così? Oppure no? Grazie fin d'ora.
    P.s. dai dati che riporta la produttività italiana del settore manifatturiero è aumentata in media di poco più dell'1% annuo dal momento della fissazione del cambio, mentre quella tedesca quasi del doppio. Più bravi loro? Per capirlo sarebbero utili i dati italiani e tedeschi precedenti. Grazie.

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    1. L'oggetto di questo post non era quello di fare una analisi storica della produttività ma di contestare alcune affermazioni fatte dal Prof.Bagnai in quella trasmissione. Da un economista mi aspetto che vada oltre generiche rappresentazioni e che approfondisca i temi analizzandone le cause. Che la crescita della produttività risulti maggiore in passato è vero, ma è altrettanto vero che questo riguarda tutte le maggiori economie, non solo quelle dell'eurozona.
      Contesto inoltre l'affermazione di Bagnai secondo cui la produttività non dipende dalle dimensioni aziendali. O almeno questo è ciò che si percepisce dalle sue parole.

      Quanto ai due esponenti delle due maggiori rappresentanze sindacali tedesche (IG Metall e VER.DI) che furono presenti nella Commissione Hartz, li può considerare come crede, fatto sta che all'epoca non vi furono grandi contestazioni alla riforma come ad esempio vi sono oggi in Francia, segno che sebbene vi fossero certamente cittadini contrari la maggioranza la accettò.

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    2. Scusi, ma venendo alla ciccia: Hartz riforme misero un tetto massimo ai salari del terziario e un tetto nullo alle ore lavorative. Per cui si ha: una persona che durante il mese fa quattro lavori a 400 euro mese... Ossia i nostri vaucher.

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    3. Questa sciocchezza dove l'ha letta o sentita dire?

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  2. Quale che sia l'andamento della produttività, non ha nulla a che vedere con tasso di cambio: https://keynesblog.com/2015/01/19/produttivita-euro/

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  3. Per niente convincente, mi scusi, l'articolo si Keynesblog (articolo che già conoscevo).

    Non mi sta rispondendo sul merito delle osservazioni fattele. Con cordialità.

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  4. Il vero problema è che un economista accampi ragioni del tipo post hoc ergo propetr hoc. Per quale ragione, ammesso che sia vero, alla fissazione di un cambio sguirebbe un effetto su una variabile reale?

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    1. Bla bla bla. Si veda andamento economia 92/96

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    2. Occupati anno 1992: 21.623 mila
      Occupati anno 1996: 20.819 mila
      Disoccupati anno 1992: 2.071 mila
      Disoccupati anno 1996: 2.619 mila
      (fonte Istat)

      PS. Però la bilancia commerciale passò in attivo, se da disoccupato la poteva consolare.

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