venerdì 7 ottobre 2016

Primi dati economici post-referendum Brexit

Oggi l'Office for National Statistics (ONS) del Regno Unito ha reso noto alcuni dati macroeconomici relativi allo scorso mese di Agosto, quindi del secondo mese post-referendum del 23 Giugno 2016 sulla permanenza o meno del Paese nell'Unione Europea. Da allora alla fine di Agosto la sterlina ha perso circa il 13% sull'euro ed il 15% sul dollaro USA (altri due punti percentuali verso ambedue le valute le ha perse alla data di ieri 06 Ottobre) come conseguenza di una vendita della valuta di Sua Maestà in vista di un calo della produzione legata alla scelta referendaria che comporterà molto probabilmente una esclusione dal mercato unico europeo. Ai critici dell'Unione Europea questo dirà poco, ma alle imprese britanniche questo rappresenta un problema in quanto significherà barriere al commercio con i Paesi UE.

Vediamo i dati che sono stati resi noti oggi.

Commercio internazionale
Il commercio di beni e servizi della bilancia dei pagamenti segna un deficit di ben 4,733 miliardi di sterline come conseguenza di esportazioni di beni e servizi per 45,107 mld di sterline e di 49,840 mld di importazioni. Rispetto al mese di Giugno, ovvero del mese del referendum, il Regno Unito ha visto un incremento del 4% delle esportazioni, che in quel mese sono state di 43,323 mld di sterline, mentre le importazioni un incremento del 1,8% da 48,975 mld. Occorre però considerare che il dato di Giugno per le importazioni ha visto un valore piuttosto elevato rispetto alla media, difatti a Luglio sono scese a 47,258 mld e quindi rispetto a questo mese il dato di Agosto segna un progresso del 5,5%.
Tornando comunque alla bilancia dei pagamenti, il saldo dei beni e servizi è peggiorato ad Agosto:


Come ho scritto nel post precedente, è presto per esultare o preoccuparsi per la scelta dei cittadini britannici di lasciare l'Unione Europea, fatto sta che questi primi segnali non sono incoraggianti. Il calo della sterlina peserà sul prezzo delle importazioni e quindi sulla bilancia commerciale se non verrà compensata da un corrispondente aumento delle esportazioni. E un calo del saldo commerciale avrà quindi conseguenze anche sul PIL, il quale potrà subire un calo anche in relazione ad una possibile riduzione della domanda interna dovuta ad un aumento dei prezzi.

Produzione industriale
La produzione industriale nel suo complesso ha registrato un calo ad Agosto dello 0,4% ed il trend dall'inizio dell'anno non è entusiasmante, come si può notare dal grafico:


Questo nonostante il settore manifatturiero ad Agosto abbia segnato +0,2% rispetto a Luglio

Commercio al dettaglio
Il settore retail segna un leggero calo ad Agosto di mezzo punto percentuale su Luglio dopo un incremento di 2 punti percentuali dello stesso Luglio rispetto a Giugno:


L'indice ad Agosto ha infatti registrato un valore di 108,1 contro i 108,6 di Luglio ed i 106,3 di Giugno.

Indice dei prezzi al consumo (CPI)
Ad Agosto l'indice è aumentato dello 0,6% rispetto a Luglio, stesso incremento di Luglio su Giugno:


Buone notizie? L'aumento dei prezzi conseguente ad un aumento dell'attività economica è normale e di per sé anche positivo, in questo caso l'inflazione funge un po' da 'termometro', cresce o diminuisce in combinazione con la produzione realizzata (PIL), ma se è legata più ad aumenti dei prezzi dovuti a fattori esogeni (esempio deprezzamento della valuta rispetto a quelle straniere con conseguente aumento del costo dei beni e servizi importati) non è certo positivo, soprattutto se questo riduce il potere di acquisto dei consumatori che non vedono aumentare i compensi dello stesso ammontare in termini nominali e quindi registrano una riduzione in  quelli reali.

Osservazioni finali
La Brexit ancora non si è formalizzata ed i dati a disposizione oggi si riferiscono ad un periodo ancora troppo breve per formulare valutazioni attendibili, ma al momento i primi segnali non sono incoraggianti e confermano le preoccupazioni che gli esperti avevano segnalato.

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