domenica 27 novembre 2016

Il surplus commerciale della Germania... e di ottimismo!

Qualche giorno fa il ministro delle finanze del governo tedesco Wolfgang Schäuble, in una audizione al Bundestag, ha respinto le accuse mosse dal FMI riguardo gli scarsi investimenti infrastrutturali che la Germania starebbe attuando ed il fatto che un aumento sarebbe di sostegno per le economie in difficoltà dell'eurozona oltre che necessarie per riequilibrare il notevole avanzo sia commerciale che delle partite correnti della Germania, avanzo che da quattro anni va oltre il livello massimo che la Commissione Europea ha stabilito come parametro e pari al 6% del Prodotto Interno Lordo. Non so quali siano state le parole esatte pronunciate dal ministro ma su alcuni organi di informazione è comparso uniformemente il seguente estratto:

"Höhere Ausgaben in ein oder zwei Ländern würden einfach nicht die bestehenden strukturellen Probleme und Finanzrisiken in den anderen Ländern lösen. Stattdessen fordert der Finanzminister eine Politik, die sich auf stabile Finanzen und Strukturreformen konzentriere."

Tradotto letteralmente: "Maggiori spese (del settore pubblico) in uno o due Paesi non risolverebbero gli esistenti problemi strutturali di bilancio ed i rischi finanziari negli altri Paesi. Piuttosto il ministro delle finanze richiede una politica che si concentri su finanze stabili e riforme strutturali."

In sostanza Schäuble afferma che un aumento della spesa pubblica in uno o due Paesi, riferendosi indirettamente al suo - la Germania - e ai Paesi Bassi, ovvero quelli che all'interno dell'eurozona registrano surplus delle partite correnti oltre il 6% del loro PIL, non risolverebbe lo squilibrio nei conti pubblici degli altri Paesi, soprattutto se riferito al loro bilancio strutturale. Aggiunge poi, riferendosi genericamente ad un qualunque ministro delle finanze, che il compito di costui è piuttosto quello di concentrarsi sul raggiungimento di una stabilità finanziaria attraverso riforme strutturali, e non quindi di chiedere ad altri Stati di spendere di più e per giunta a deficit.
Occorre aggiungere poi che lo stesso Schäuble ha smentito che il governo tedesco non abbia aumentato le spese in questi anni, sebbene i numeri non siano rilevanti. Da una precedente relazione di metà agosto sulla previsione di spesa dal 2017 al 2020, riportato anche nel sito del Bundestag, è scritto che le spese del governo centrale della Germania (Bund) per il 2017 sono previste per 328,7 miliardi di euro, 11,8 miliardi in più (3,6%) di quelle previste per l'anno in corso (316,9 mld).


Notare che ci stiamo riferendo al bilancio federale, non a quello complessivo, questo perché il governo centrale di Berlino non può influire su quelli delle amministrazioni locali.

Per quanto riguarda la suddivisione per capitolo di spesa, quella in conto corrente è prevista essere per il 2017 di 294,7 mld contro i 285,4 mld previsti per quest'anno, mentre per quella in conto capitale il governo centrale di Berlino ha previsto per il 2017 una spesa complessiva di 34 mld contro i 32,2 previsti quest'anno, pari quindi ad un incremento del 5,5%.

Però Fondo Monetario Internazionale e vari economisti guardano più al totale della spesa, in particolare degli investimenti, quindi andiamo a vedere il loro andamento leggendo i dati pubblicati dall'Ufficio Federale di Statistica di Wiesbaden e prendendo le componenti del Prodotto Interno Lordo di questi ultimi anni:


Si può notare come i consumi (privati e pubblici) siano la componente che ha registrato gli incrementi più significativi rispetto agli investimenti (privati e pubblici) dal 2011 al 2015: rispettivamente +11% contro un +2,4%. Questo è riscontrabile anche dal contributo alla crescita del PIL nel 2015, dove la componente investimenti lordi ha determinato un contributo addirittura negativo pari allo 0,1% mentre la spesa per consumi ha invece contribuito positivamente per 1,6%, in aggiunta ad un +0,2% delle esportazioni nette.
Si dovrebbe comunque scomporre sia i consumi del settore privato da quello pubblico che lo stesso per gli investimenti, da cui da una parte deriva che gli andamenti non differiscono sensibilmente dal complessivo ma dall'altra emerge come la componente pubblica sia di entità notevolmente inferiore a quella privata:

  • Consumi privati.............................1.632 mld (53% del PIL)
  • Consumi settore pubblico...............  589 mld (20% del PIL)
  • Investimenti lordi settore privato.......539 mld (18% del PIL)
  • Investimenti lordi settore pubblico....  64 mld (2% del PIL)
  • Esportazioni nette............................234 mld (7% del PIL)

Tra consumi e investimenti, il settore pubblico incide sulla spesa complessiva per circa il 22%. Questo comporta che occorrerebbe un notevole incremento di spesa per incidere sul Prodotto Interno Lordo, come anche sulle importazioni, dato che la trasmissione su queste di una spesa pubblica è inferiore rispetto a quella ottenuta dalla spesa privata.
In sostanza è vero che negli ultimi anni la spesa pubblica ed in particolare gli investimenti hanno visto un tasso di crescita molto contenuto, ma dal piano quadriennale che il ministro Schäuble ha presentato recentemente al Parlamento si nota come è prevista una accelerazione nella crescita. La domanda ora è la seguente: davvero questo incremento comporterà, come sostengono molti economisti, un aumento delle importazioni e parallelamente un calo del surplus commerciale e/o delle partite correnti?

Dagli ultimi dati resi noti dalla Deutsche Bundesbank (la banca centrale tedesca) il saldo commerciale nei primi tre trimestri di quest'anno vede un surplus di 210.027 milioni contro 195.510 milioni dei primi nove mesi del 2015 (+7,4%). Simile la situazione delle partite correnti (current account) che vede nello stesso periodo un avanzo di 198.007 milioni di euro contro i 180.340 milioni dei primi tre trimestri del 2015.
Dai recenti dati dell'Ufficio Federale di Statistica, il PIL della Germania a prezzi correnti nei primi 3 trimestri di quest'anno è stato di 2.337,74 miliardi di euro, pertanto il surplus delle partite correnti è circa il 9% del PIL.

La provenienza dell'avanzo commerciale di beni e servizi per macroaree geoeconomiche è il seguente:


Le importazioni nei primi nove mesi di quest'anno sono ammontate a 682.460 milioni contro i 687.286 milioni di euro dello stesso periodo del 2015, mentre le esportazioni sono passate da 882.795 milioni del 2015 a 892.486 di quest'anno. In definitiva sono aumentate in valore le esportazioni e sono calate le importazioni e questo ha comportato appunto l'incremento dell'avanzo commerciale. E' da vedere se questo andamento è legato prevalentemente all'andamento dei volumi di vendita oppure dei prezzi.
In ogni caso, nonostante l'aumento dei consumi nazionali sia del settore privato che di quello pubblico e quello degli investimenti sono aumentati in misura non elevata, non si è avuto un incremento delle importazioni oppure un calo dell'avanzo delle partite correnti! Inoltre occorre considerare il fatto che anche a fronte di un incremento delle importazioni tedesche, le ripercussioni sui singoli partner commerciali sarebbe poco rilevante. Ad esempio l'Italia ha visto aumentare il deficit commerciale con la Germania nonostante siano aumentate le nostre esportazioni: 6,3 mld nel 2013; 5,7 mld nel 2014 e 8,9 mld nel 2015 e per quest'anno la Deutsche Bundesbank registra un surplus progressivo ad agosto di 6,3 mld di euro.
Si è quindi convinti che un aumento della spesa pubblica in Germania possa ridurre il nostro disavanzo? E se le importazioni dovessero aumentare, quanto sarebbe in caso il beneficio per il nostro Paese? Noi esportiamo annualmente circa 50 mld in Germania, anche vedendo aumentare l'importo del 10% (ipotesi ottimistica) questo si tradurrebbe in 5 miliardi aggiuntivi di vendite che però viste sul totale delle esportazioni (414 mld nel 2015) e del PIL (1.636 mld nel 2015 a prezzi correnti) non costituirebbero di certo un volano per una forte crescita. dovremmo infatti avere una 'spinta' di almeno 3 volte tanto per vedere benefici concreti, e pensare che questa possa giungere dalla sola Germania come conseguenza indiretta di un aumento della loro spesa pubblica, sia dal lato dei consumi che da quello degli investimenti, è davvero illusorio.

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